Foggia esclusa dalla Via Francigena. Dopo la denuncia di Michele Pesante, presidente dell’associazione Tratturi e Transumanza, qualcosa comincia a muoversi. Ufficiosamente, da Bari fanno sapere che la questione potrebbe essere riconsiderata, ma resta il fatto che il territorio, la città deve fare la sua parte creando le condizioni favorevoli. Michele Pesante è stato intervistato da Geppe Inserra negli studi di SharingTv, la combattiva emittente che per prima ha gettato il sasso nell’acqua stagnante, portando a conoscenza dell’opinione pubblica il discutibile provvedimento adottato dal governo regionale pugliese. Potete vedere qui sotto l’intervista. Più sotto trovate la trascrizione integrale. Buona visione, e buona lettura.
Foggia è fuori dalla mappa delle città e dei paesi interessati dalla Via Francigena, mappa che è stata approvata dalla Regione Puglia: una ennesima, dolorosa penalizzazione per la città di Foggia. Con noi stasera negli studi di SharingTv, uno che di strade e di tratturi se ne intende: Michele Pesante, presidente dell’associazione Tratturi e Transumanza ma anche persona che al tema dei tratturi ha dedicato la sua vita professionale.
Michele quale giudizio dai su questa inopinata esclusione?
“Escludendo la malafede, il raggiro, opterei per l’ignoranza, nel senso di mancanza di conoscenza del territorio della nostra provincia e della nostra città, ma ha avuto un ruolo anche l’assenza dolorosa delle istituzioni foggiane nelle sedi opportune. Così Foggia è stata fatta fuori, non c’è, pur essendo storicamente pienamente attraversata da percorsi di pellegrinaggio di coloro che venivano dalla Via Francigena entrando in Puglia da Ariano, Faeto, Celle San Vito, Castelluccio e Troia e giungevano a Foggia, città di attraversamento dove ci sono testimonianze storiche conclamate e dove vi erano vari hospice, varie chiese che ospitavano i pellegrini. Ma Foggia è stata fatta fuori essenzialmente per colpa dei foggiani, che sono stati assenti nei posti e nei momenti decisionali. È stata questa la cosa estremamente negativa. Che poi in altre parti della Puglia hanno fatto i propri interessi facendo prevalere logiche di appartenenza, per alcuni aspetti era quasi inevitabile.
Così, dopo l’esclusione di Foggia dall’alta capacità ferroviaria Napoli-Bari, siamo esclusi anche dalle vie sacre. Ma adesso non è più il caso di fare polemica perché ora dobbiamo dare una risposta che sia una risposta della città, che sappia superare le divisioni politiche e culturali. Auspico che Foggia sappia essere unita su questo tema e che chieda a viva voce il ripristino della sua presenza nei percorsi sacri. È un fatto in se stesso importante, ma anche un fatto simbolico. Non possiamo subire ancora una volta una sconfitta di questo genere.”
Sono assolutamente d’accordo, voglio preannunciare che SharingTv dedicherà a questo tema, sempre con Michele Pesante, diversi approfondimenti anche perché è il caso di far vedere con cartografie, immagini, documenti quello di cui stiamo parlando. A mio parere è un oltraggio non soltanto alla geografia ma anche alla storia: Foggia occupa – basta vederlo su qualsiasi carta geografica – una posizione così centrale che ogni strada doveva necessariamente passare per la nostra città. Voglio farti però un’altra domanda: non ritieni che questo sia un prezzo che tutto sommato paghiamo anche alla crisi dell’identità foggiana, cioè al fatto che quelli che abitano a Foggia non non si sentono foggiani, non riescono a essere foggiani fino in fondo? non riescono ad avere un senso di appartenenza a questa città.
“Sì certamente. Foggia resta una città aperta, città di convergenza e di approdo di persone che sono venute da tantissime parti. Prima a Foggia, i negozi di generi alimentari venivano chiamati “quaratini”. Il termine deriva di “corallini” perché quelli di Corato erano specializzati nella lavorazione del formaggio e durante la transumanza c’era una mole enorme di latte, che loro curavano e commercializzavano, avevano il monopolio. Poi il termine coratini passò a significare l’attività di vendita commerciale. A Foggia ci sono tante famiglie originarie di Corato.
In un convegno che ci fu a Pescasseroli ebbi la fortuna di intervistare un pastore che mi raccontò una storia su cui si potrebbe fare un film. In una chiesa rupestre che sorge sulla strada per Manfredonia, avevo trovato delle scritte sul muro fatte da pastori abruzzesi, tutti intorno al 1919, 1921, 1923. Quando andai a fare questa conferenza a Pescasseroli, annotai i nomi di questi pastori e andai alla ricerca di qualcuno, per sapere se qualcuno era ancora vivo o erano tutti morti. Finalmente ne rintracciai uno: Tranquillo Vitale. Al telefono mi rispose una donna che mi disse che era fuori. Chiesi se era quello che faceva la transumanza e la donna mi disse di sì. Allora andai ad intervistarlo, mi raccontò quando venne a Foggia, all’età di 10 anni e che loro davano il loro latte a Cicolella, quello dell’albergo. Rimasi stupito da quella notizia, così quando tornai a Foggia chiamai Cicolella, che confermò: “la nostra famiglia era una famiglia di casari” e mi portò le fotografie e mi disse che anche loro venivano da Corato. Quindi Corato, poi tanti abruzzesi, molisani, poi tutti quelli dei paesi circostanti.
Tutto questo credo non abbia creato quel senso di appartenenza, per cui nessuno la sente propria la città. E, come dicevo un presidente del Fai di Bolzano, si ama ciò che si conosce e che se si difende ciò che si ama. Se tu non conosci, non la ami, non la difendi neanche, la città. Quanti foggiani sanno che l’Amerigo Vespucci è stata fatto da un foggiano (Francesco Rotundi, n.d.r.)?
Le amministrazioni dovrebbero fare di più. Noi abbiamo avuto qualche amministratore foggiano, tra questi voglio ricordare il prof. Antonio Pellegrino, sicuramente un leader
politico, oltre che un grande medico, che sentiva molto questo senso di appartenenza ma non solo della città di Foggia ma anche dei territori intorno a Foggia, sentiva l’importanza di questo legame che ci univa con altri territori.
Questa sensibilità si è oggi rarefatta, e dobbiamo cercare di ricrearla. Io vengo da un movimento politico che optò per il riformismo, cioè l’idea di fare un passo alla volta. Allora cominciamo a fare ed attuare le cose che possiamo tranquillamente fare, senza pensare troppo alle cose che non possiamo fare.
Se riusciamo a riportare Foggia nella Via Francigena, se facciamo capire chi era Francesco Rotundi, e magari facciamo venire a Manfredonia la Amerigo Vespucci che è andata in tutti i porti del mondo ma non è ancora giunta qui, e magari intitoliamo una strada a quel grande economista che è stato Ferdinando Galiani, correggendo l’errore di via Galliani, allora cominciamo a far capire che la città di Foggia ha di che essere orgogliosa. Abbiamo un passato importante, di spessore, rivalutarlo può creare quel senso di appartenenza che non c’è ancora.
Bella questa cosa dei nomi delle strade. È il caso di ricordare che a Foggia c’era una via, anzi un vicolo, che si chiamava vico Ignazio, nei pressi delle Marcelline. La denominazione in realtà era una storpiatura della illustre via Egnazia, che passava proprio di lì, il che sancisce una volta di più il fatto che Foggia si trovava sulla Via Francigena. Con SharingTv faremo la nostra parte, perché in effetti bisogna conoscere prima, e chissà che conoscendo poi non ci si affezioni di più a quello che ci circonda, e che francamente meriterebbe di essere più apprezzato e amato. A presto, allora.
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