Le mappe di una città raccontano la storia di un luogo anche meglio delle parole. Ci ricordano come eravamo, e come avremmo potuto essere, se uno sviluppo urbanistico impetuoso e disordinato non avesse profondamente e irreversibilmente modificato Foggia.
Che bella la cartina del capoluogo dauno che ho scovato nelle pieghe del web (per scaricarla ad una risoluzione migliore, basta fare clic sull’immagine che illustra il post). È tratta dalla Guida dell’Italia Meridionale pubblicata dal Touring Club nel 1926, quasi un secolo fa.
Foggia era allora ancora una piccola città: ordinata, organizzata razionalmente, contava circa 60.000 abitanti, ma soffriva anche in quei tempi di una pressante crisi edilizia: quasi il 60% delle abitazioni, nello specifico censimento realizzato dall’Istat nel 1935, risultava sovraffollato e quasi il 75% della popolazione viveva in abitazioni sovraffollate. L’indice di sovraffollamento poneva Foggia al primo posto d’Italia tra i capoluoghi: il 4,6% della popolazione viveva in case composte di una sola stanza, percentuale più alta perfino di quella di Napoli (4,2%). Foggia era anche il capoluogo di provincia con il maggior numero di grotte adibite ad abitazioni: 96, perfino più di Matera che ne aveva 59.
La cartina del Touring Club mostra una città molto diversa da quella attuale. L’abitato era praticamente compreso tra via Capozzi, via Fuiani, via Sant’Antonio a nord, e da corso Giannone a sud. La “strada di circonvallazione”, corrispondente all’attuale via Conte Appiano, separava l’abitato dalla zona ferroviaria.
Colpisce la grandezza di Piazza Piano della Croce, con le sue fosse granarie che qualche anno dopo, nel 1934, avrebbero impressionato il poeta Giuseppe Ungaretti: si estendevano da via Manzoni fino all’inizio della circonvallazione.
Il Municipio era ubicato in via Arpi, che era assieme a corso Vittorio Emanuele il cuore pulsante della città. All’inizio della strada si trovavano, nell’attuale sede universitaria, gli Ospedali Umberto I e Vittorio Emanuele II che qualche anno dopo sarebbero divenuti Ospedali Riuniti e Ospedale di Maternità.
Il carcere sorgeva invece in “piazza delle prigioni”, tra via Fuiani e via Manzoni (dirimpetto all’ex Distretto Militare): avrebbe ospitato per una notte Antonio Gramsci nel suo viaggio verso Turi.
I soli immobili pubblici ancor oggi presenti e nella medesima destinazione d’uso sono il Palazzo delle Poste in viale XXIV maggio (denominato Palazzo Postelegrafonico) e le Officine del Gas, che si trovavano dov’è oggi la sede dell’Amgas, mentre un centro Telefonico e Telegrafico si trovava in via Cairoli. La Prefettura era ubicata in piazza XX settembre, a Palazzo Dogana, attualmente sede della Provincia e dell’Archivio di Stato. Il Tribunale a piazza Cavour, nella sede attuale dell’Università.
Nell’organizzazione cittadina, due elementi particolarmente significativi sono rappresentati dalle già richiamate Officine del Gas (non erano molte le città che affrontavano in autonomia il problema dell’approvvigionamento energetico) e dalla logistica della Stazione Ferroviaria, al cui interno, serviti da appositi binari, si trovavano i mercati generali.
La cartina è temporalmente collocata alla vigilia del progetto della “grande Foggia” attraverso il quale la città venne dotata di una cospicua serie di edifici pubblici che ne avrebbero profondamente mutato l’aspetto: la costruzione del Palazzo degli Uffici avrebbe comportato la demolizione della Chiesa di Santa Maria della Neve e dell’Orfanotrofio Maria Cristina, e poi il Palazzo degli Studi, il Palazzo del Consorzio di Bonifica, il Municipio e la Prefettura in corso Garibaldi, con la demolizione della Chiesa di Sant’Angelo.
Con la costruzione del Palazzo dei Contadini e dei Palazzi Incis ebbe inizio la lottizzazione edilizia del Piano delle Fosse. Un altro considerevole intervento fu rappresentato dalla bonifica di Borgo Scopari (ne abbiamo parlato in uno specifico post, che potete leggere qui), che venne quasi interamente demolito: al suo posto sarebbe corta via dell’Impero, divenuta successivamente via Dante.
Alcuni toponimi sono del tutto scomparsi, come via Predicatelli, divenuta via Nicola Delli Carri.
La mappa non aiuta a risolvere uno dei rebus più intricati della toponomastica foggiana: la mancanza di una strada intitolata ad uno dei suoi figli più illustri, Ferdinando Galiani, e la possibilità che l’attuale Via Galliani sia una storpiatura del suo cognome.
Nella cartina del Touring Club l’attuale via Galliani viene indicata come via Galiano, confermando la possibilità che avevamo adombrato in un post dedicato alla questione (che potete leggere qui), e cioè che via Galliani (o via Galiano, secondo quanto si legge nella cartina) doveva essere la precedente denominazione di via Cairoli, il che spiegherebbe anche il “vico Galiano” (tuttora esistente) che costituisce una traversa di corso Cairoli.
Vico Galiano sorge, forse non a caso, proprio alle spalle di Palazzo Galiani, dove visse l’illustre Ferdinando.
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Grazie di cuore per questa bellissima informazione sulla nostra bella FOGGIA…..
Bello ed istruttivo il racconto sulla Foggia degli anni’20-’30 del secolo scorso. In piazza Piano (ex delle fosse) ci ho abitato per quindici anni. Ricordo gli stessi luoghi nei primi anni ’50 quando venni a Foggia per la prima volta a bordo di uno sciarabba’ guidato da mio zio Peppino che smontammo di fronte al Palazzo dei Contadini. Quest’ultimo fu preso in consegna dal montanaro, un addetto tutto fare presso la taverna dirimpettaia. Dopo di che ci avventurammo in città. Vidi alcune case diroccate (macerie delle bombe). Ci spostammo poi in centro e all’incrocio tra Corso Garibaldi e il prolungamento della piazza del teatro ‘Giordano’ mi colpì la presenza di un vigile in divisa che dall’alto del piedistallo disciplinava il traffico, composto da auto e da carrozze trainate da cavalli. Dopo aver mangiato pasta e faggioli presso la trattoria di Via della Repubblica (attuale ristorante cinese) intraprendenmo il viaggio di ritorno col medesimo mezzo.
Foggia resterà sempre nel mio cuore