La Madonna Velata, ecco il libro che riscrive la storia di Foggia

Riscrivere la storia di una comunità, utilizzando gli strumenti della ricerca e della scienza, è impresa improba e delicata, soprattutto se questa storia riguarda l’aspetto religioso, ed è fondata, almeno in porta, su credenze e tradizioni popolari, mai provate. Ci ha provato, con successo, Renzo Infante ne La madonna velata di Foggia. Pubblicato dalla Fondazione Monti Uniti di Foggia, il libro è il frutto di anni di approfondite ricerche che forniscono una visione del tutto nuova della patrona della città di Foggia e del mistero che l’avvolge, quei sette veli che la nascondono alla visione dei credenti.

L’opera di Infante, docente di Storia del Cristianesimo presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia, è stata presentata nella Sala Rosa del Vento ad iniziativa della stessa Fondazione che ne ha patrocinato la pubblicazione, davanti a un pubblico folto e attento: un incontro diverso dal solito, perché si è avuta subito la percezione che il libro segna una svolta: non solo per gli studi sulla Madonna dei Sette Veli, ma per la storia stessa della Città, che affida il suo emblema civico (le tre fiammelle sull’acqua) proprio alla leggenda del rinvenimento del Sacro Tavolo.

Lo ha sottolineato, introducendo i lavori il presidente della Fondazione, Aldo Ligustro: “La Madonna velata di Foggia è volume di grandissimo livello, che entra nel patrimonio culturale della città . La Fondazione è grata all’autore ed è orgogliosa di aver contribuito alla pubblicazione”.

A chiarire le ragioni dell’importanza dell’opera è stato Marcello Marin, ordinario di Letteratura cristiana antica presso l’Università di Foggia, e studioso di cristianistica: “Infante ha messo a confronto, in cinque capitoli organicamente coerenti tra di loro, e impreziositi da una ricca documentazione, la tradizione – espressa sostanzialmente dalle diverse narrazioni dei rinvenimenti che si sono avvicenda a partire dalla seconda metà del XVII secolo -, con i risultati della ricognizione effettuata nel 1980.”

Esistono – ha aggiunto il prof. Marin – ben 27 narrazioni del rinvenimento, con parecchi elementi critici, stravaganze se non veri e propri errori.  Ma questi temi sono topoi che si ripetono spesso nell’agiografia, soprattutto in riferimento al ritrovamento di Madonne. La ricognizione del 1980 ha rappresentato un punto di svolta nelle nostre conoscenze. Partendo dalla relazione del restauratore e dagli studi di Pina Belli D’Elia, Infante propone una sua interpretazione. La Madonna fu venerata fin dall’XI secolo nella chiesa di Santa Maria, senza i veli. Il terremoto del 1731 e le apparizioni produssero la totale e definitiva adesione del popolo al culto dell’Iconavetere. Gli ordini religiosi avevano importato a Foggia diversi culti mariani, ma sia il clero che la nobiltà foggiana erano favorevoli a un culto autoctono.

Marin ha concluso sottolineando l’importanza non soltanto storica e scientifica, ma anche culturale e morale dell’opera di Infante: la speranza è che il culto della Madonna velata non sia solo devozionale ma diventi un punto di riferimento per la città, che la sua immagine venga resa pubblica, che venga riscoperto il valore del culto come tratto identitario della città.

Operazione senza dubbio affascinante e complessa, rispetto alla quale questa pubblicazione rappresenta una sorta di sasso gettato nell’acqua stagnante, come ha sottolineato don Bruno D’Emilio, responsabile dell’Ufficio scolastico dell’Arcidiocesi Foggia-Bovino : “Questo studio è uno spartiacque. Ci sarà molto da lavorare per la recezione di questo libro.” Riferendo le reazioni di un gruppo di docenti, cui la tesi di Infante era stata esposta durante la preparazione del volume (“ma allora non è vero niente…”) don Bruno ha proseguito: “Non è vero che non è vero niente, ma piuttosto il contrario. Il libro fa emergere una incredibile ricchezza. Le narrazioni non falsificano la realtà ma l’arricchiscono. Lo studio di Infante ha nobilitato le origini, ha indicato una prospettiva. Foggia, città scollata, potrebbe ritrovare la sua coesione nella sua Madonna. L’identità di Foggia non può essere limitata solo alla squadra di calcio.”

È insomma una questione d’identità, e non solo di fede, di devozione. Lo ha puntualizzato chiaramente, con un intervento molto intenso, l’autore, Renzo Infante: “Non ho fatto una ricerca per avere un titolo. Mi interessava dare un contributo a questa città. Veniamo in molti dai comuni della provincia. La Madonna dei Sette Veli non è mai stata un fattore identitario vero e proprio.”

Infante non ha mancato di affrontare un tema  che di tanto in tanto si è riproposto, nella storia della Chiesa foggiana, ma senza che sia mai stato affrontato con la necessaria attenzione. È giusto tenere ancora del tutto nascosta l’immagine della Patrona? Infante non ha dubbi: “Per identificarsi c’è bisogno di vedere. C’è bisogno di vedere la propria mamma. La fede può diventare un fattore d’identità, ma bisogna superare le leggende. Le narrazioni non sono mistificazioni. Coprono semplicemente un vuoto. Non si sapeva niente, però il culto esisteva. Fin da l’undicesimo secolo. Andare oltre le favole, serve ad acquisire maggiore consapevolezza. La verità è che siamo in presenza di un culto fascinoso e misterioso. Nonostante i Veli. Un culto che può accompagnare la città a vincere una sfida decisiva per il suo futuro: ritrovare l’identità perduta.”

Tanta roba, insomma. Torneremo a parlare di questo libro, decisivo non soltanto per conoscere meglio il passato della città, ma anche per attrezzarsi meglio per l’avvenire.

Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “La Madonna Velata, ecco il libro che riscrive la storia di Foggia

  1. Caro Geppe ti prego ancora di leggere le parole finali del libro: “Purtroppo questa città che galleggia agli ultimi posti delle classifiche nazionali – afferma l’Infante a p.
    206 – non riesce a risorgere, come fece dopo il sisma del 1731 o anche dopo il secondo conflitto mondiale, così priva di identità, di solidarietà e di orgoglio. L’ignoranza, il malcostume, la corruzione e la malavita stringono la città in una morsa che attanaglia e impedisce ogni sforzo di ripresa. Le reazioni sono o la fuga, da Foggia si fugge e non solo i forestieri, ma i suoi stessi abitanti e in particolare i giovani, o ci si rintana nel ricordo nostalgico di una grande Foggia che fu, idealizzandola senza ragione e fondamento, oltre ogni dire. Sembra che esclusivamente la squadra di calcio locale sia capace di dare ai foggiani un po’ di orgoglio e di senso di appartenenza; la politica si barcamena tra progetti faraonici e sogni di grandezza e inefficienza cronica incapace di fornire risposte ai bisogni più elementari dei cittadini. La stessa chiesa ridotta nei suoi ranghi, stenta a portare avanti anche solo una prassi sacramentale di base senza incidere più di tanto sul tessuto sociale e sulla vita della gente.” A prescindere NON HO MAI VISTO NIENTE CHE GALLEGGI SOTTO…. come lascia intendere in una prosa molto relativa l’Infante. La mia recensione già la conosci… sarebbe ora di ridimensionare questo infelice lavoro. Ciao Nando

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