Pino Aprile: le regioni ricche del Nord vogliono scappare con la cassa

L’Italia è finita, titola l’ultimo libro di Pino Aprile, scrittore ed intellettuale meridionalista. Ad infliggere il colpo di grazia a quel che resta dell’unità del paese sarà l’attuazione dell’autonomia differenziata propugnata da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.

Proprio a Pino Aprile è toccato difendere le ragioni del “no” a quella che è stata definita “secessione dei ricchi” nell’ultima puntata della trasmissione di Rai Due, “Popolo sovrano”.

Un intervento lucido ed appassionato, apprezzabile per sintesi e rigore, quello dello scrittore, che ha inserito il tema italiano nel più generale contesto della crisi degli Stati nazionali.

Di seguito la trascrizione integrale del suo intervento.

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Roma è attualmente il centro dell’economia mondiale. Lo dice Steve Bannon, consulente di Trump e adesso di Salvini, campione dell’ultradestra statunitense. Perché lo dice, e cosa è la secessione dei ricchi, con la richiesta di autonomia differenziata di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna?

Nei duecentomila anni di storia dell’homo sapiens, tre grandi rivoluzioni hanno cambiato il pianeta. Con l’agricoltura, si inventavano i recinti, il possesso della terra, si sterminavano i cacciatori nomadi. Con sviluppo della civiltà industriale, nacque l’ideologia degli stati nazionali, e l’Italia ne è stato il laboratorio, unificandosi con l’annessione del Regno delle Due Sicilie, tra massacri e saccheggi.

Nel 1989, cade il Muro di Berlino, parte la rivoluzione informatica, che rende il mondo globale, come il web in cui non ci sono confini, e tutti siamo intercambiabili: è la globalizzazione. Gli stati nazionali diventano ostacoli da rimuovere, si riscoprono le identità locali, e nasce la civiltà glo-cal, globale-locale: non più italiani, ma veneti o siciliani, non più spagnoli, ma catalani o baschi.

Un secolo e mezzo dopo l’Italia è di nuovo laboratorio, ma per sgretolare gli Stati nazionali. Veneto e Lombardia, cui si è poi aggiunta l’Emilia Romagna, con il voto di un veneto su due e di un lombardo su tre, hanno chiesto il trasferimento alle regioni di competenze su scuole, trasporti, sanità, eccetera, e delle risorse per assicurare questi servizi ai loro cittadini.

Se far studiare un ragazzo italiano costa tot euro, nelle regioni che godranno dell’autonomia differenziata, questi soldi non li sprenderà più lo Stato ma quelle Regioni, che però chiedono risorse proporzionate alla loro ricchezza, e non al costo  del servizio. Così le Regioni ricche, pagando meglio i professori, si prenderebbero tutti i migliori, e avrebbe una scuola d’eccellenza dove migrerebbero anche gli studenti più danarosi delle Regioni povere, a cui resterebbero scuole di serie B. Idem per la sanità e per il resto.

Le Regioni ricche vogliono trattenere i 9/10 delle tasse statali pagate dai propri residenti, imprendendo che vengano spesi altrove. E se facessero così pure i Comuni? I quartieri più ricchi?

L’autonomia differenziata è prevista dalla riforma della Costituzione, ma prima si deve stabilire quanto costano le prestazioni essenziali, da assicurare in egual misura a tutti gli Italiani, dalla salute all’istruzione. In quasi 18 anni non lo si è fatto, però adesso si vuol definire quanto dare alle Regioni più ricche per tali servizi, ovvero indicare il totale di una spesa senza sapere quanto costa quello che si compra.

Questo segnerebbe la fine dell’Italia, secondo l’appello di economisti, giuristi, storici, ai Presidenti della Repubblica e delle Camere, firmato fino ad ora da 56.000 cittadini [se ancora non l’avete fatto, potere sottoscrivere l’appello cliccando qui, n.d.r.].

Nella disgregazione degli Stati nazionali, le regioni più ricche, non solo quelle italiane, cercano di scappare con la cassa con referendum secessionisti, la Catalogna in Spagna, il Texas e la California negli Stati Uniti, la Baviera in Germania. Ma nessuno parla di chi paga il debito.

L’Italia, oggi, come ha detto Steve Bannon fa paura, anche agli Italiani.

Per tutto questo sono assolutamente contrario all’autonomia, se questa consiste in un saccheggio della cassa, da parte di pochi, e gli altri si attaccano al tram.

Pino Aprile

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Author: Geppe Inserra

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