L’ingordigia istituzionale delle regioni più ricche non conosce limiti né ostacoli. Il dibattito che in questi giorni sta appassionando l’opinione pubblica italiana sul pericolo che il regionalismo differenziato propugnato da Veneto e Lombardia distrugga l’unità e la coesione nazionale, sta facendo cadere nel dimenticatoio un altro scandalo nazionale, quello delle Regioni e delle Province autonome che già da tempo godono di un regime agevolato.
Chi pensava che il limite invalicabile dell’autonomia loro riconosciuta fosse il rispetto delle leggi dello Stato deve ricredersi. La Provincia autonoma di Bolzano ha fatto sapere che potrebbe non applicare sul suo territorio la legge dello Stato che stabilisce l’erogazione del reddito di cittadinanza perché già possiede una misura del genere: il reddito minimo sociale provinciale, di cui beneficiano 3.000 persone “che è migliore di quello di cittadinanza, e non ha un’ottica assistenzialista, permettendo anche di tornare a integrarsi nella vita quotidiana con il coinvolgimento degli uffici del lavoro.” Parola dell’assessora Waltraud Deeg che ribadisce: “La provincia di Bolzano ha una competenza primaria nel settore del sociale”, e dunque può permettersi di non ottemperare alle leggi dello Stato che riguardano questo settore.
Tanto più quando i suoi cittadini godono di normative speciali ed agevolate. Dimenticando, però, che il costo di queste misure speciali viene sopportato da tutti gli italiani.
Gianfranco Viesti, promotore della petizione on line per bloccare la pericolosa prospettiva della “secessione dei ricchi”, ovvero del regionalismo differenziato in salsa lombardo-veneto, ha fatto un po’ di conti. Nel suo e-book militante Verso la secessione dei ricchi? Autonomie regionali e unità nazionale (pubblicato la Laterza, e che potete scaricare gratuitamente qui) annota: “I cittadini di Bolzano, Trento e Valle d’Aosta (in misura più contenuta quelli del FriuliVenezia Giulia, molto meno in Sicilia e Sardegna) godono di un trattamento privilegiato rispetto agli altri: in quelle regioni i livelli pro-capite di spesa pubblica, corrente ed in conto capitale, sono nettamente superiori. Nel triennio 2013-15 la spesa pubblica primaria superava i 18mila euro pro-capite in Valle d’Aosta e i 16mila in Trentino-Alto Adige, sfiorando i 16mila in Friuli Venezia Giulia, contro una media nazionale inferiore a 13mila.”
Capito come vanno le cose, nel Bel Paese?
L’arroganza istituzionale della Giunta Provinciale di Bolzano offre un amaro e significativo assaggio di quanto potrebbe accadere anche in Veneto e in Lombardia, se dovesse passare lo sciagurato progetto di regionalismo differenziato.
La petizione di Viesti sta però diventando un fenomeno virale. In pochi giorni ha visto più che raddoppiato il numero dei sostenitori, che sono attualmente 56.000. Se ancora non l’avete sottoscritta, potete farlo a questa pagina web.
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