Zero al Sud di Marco Esposito è un libro fondamentale per comprendere i termini attuali della questione meridionale, perché documenta in maniera rigorosa ed ineccepibile il saccheggio operato ai danni del Mezzogiorno dalle regioni e dai comuni del centro-nord, con il percorso attuativo del cosiddetto federalismo fiscale. È un libro complesso, perché analizza un percorso complesso, fatto di parametri, modelli, ma anche colpi di mano, che hanno inferto alla questione meridionale, e al Mezzogiorno tutto, il colpo di grazia.
Sintetizzando, si può dire che l’attuazione del federalismo fiscale ha comportato per la prima volta il calcolo dei fabbisogni standard di ciascun ente locale. In pratica, per la prima volta, numeri alla mano, ci si è trovati a “pesare” i fabbisogni delle diverse comunità locali. “I conteggi – annota Esposito – hanno dato un risultato inatteso: si pensava di far emergere la cattiva spesa del Sud e ci si è trovati davanti al dettaglio del profondo divario tra le Due Italie”. Ma il meccanismo iniziale del federalismo fiscale prevedeva l’implementazione di misure di perequazione, in modo da attenuare il divario. Manco a dirlo, è successo il contrario.
Quando ci si è accorti che il riconoscimento di pari diritti a tutti i cittadini italiani residenti nelle regioni a statuto ordinario avrebbe comportato una redistribuzione delle risorse a favore del Mezzogiorno, “si è imboccata la scorciatoia – aggiunge Marco Esposito – di piegare le regole in modi da attribuire al Sud meno diritti e meno risorse”.
Il libro contiene una sola tabella, peraltro estratta dal verbale di una seduta della Commissione Bicamerale preposta al federiamo fiscale, e dunque ufficiale: dai numeri emerge chiaramente l’effetto devastante provocato sulla corretta ed equa distribuzione delle risorse dal parametro “dummy” (fantoccio): una “variabile di comodo che permetteva di passare dai bisogni uguali delle persone, al riconoscimento formale che al Nord spettasse di più che al Sud.”
E non è tutto. Il meccanismo perequativo che la Costituzione stabilisce debba funzionare al 100 per cento (a favore delle aree più deboli e svantaggiate, e quindi a favore del Sud) è stato arbitrariamente dimezzato e portato al 50%. Il risultato è quello efficacemente sintetizzato nel titolo del libro: Zero al Sud.
Se l’approccio alla materia è oggettivamente (e fatalmente) complesso, non occorre essere laureati in statistica o in economia per capirne gli effetti. Basta passeggiare nelle strade o utilizzare i servizi pubblici di una qualsiasi città meridionale per rendersi conto dell’effetto nefasto prodotto dal sistema dei fabbisogni standard e dalla mancata adozione della perequazione integrale.
Ma certe volte un libro può accendere inattesi movimenti di opinione. “Zero al Sud” sta suscitando una diffusa presa di coscienza da parte degli amministratori meridionali che hanno preso carta, penna e calcolatrice e hanno fatto un po’ di conti, chiedendo la restituzione del maltolto.
A Foggia l’iniziativa è partita dal gruppo consiliare di Italia in Comune (che aveva anche promosso una presentazione pubblica del libro di Marco Esposito). I consiglieri comunali Marcello Sciagura e Vincenzo Rizzi hanno presentato una mozione in cui viene chiesta la “riacquisizione di fondi, per Foggia, spettanti come da modifica del Titolo V della Costituzione”: in buon sostanza il ricalcolo delle somme che sarebbero effettivamente dovute andare alla città di Foggia, epurate dall’applicazione del parametro dummy e della perequazione…sperequata.
Il risultato è che al bilancio comunale (e di conseguenza ai foggiani) mancano per il solo 2018 quasi 8 milioni e mezzo di euro. Con la loro documentata mozione Sciagura e Rizzi, riservandosi di calcolare i mancati introiti del bilancio anche per gli esercizi finanziari precedenti (2015, 2016 e 2017) chiedono che al Comune vengano riconosciute le somme di cui avrebbe avuto diritto, che a partire dal 2019, i trasferimenti statali vengano calcolati correttamente e che il fondo di perequazione copra al 100 per cento il gap in termini di fabbisogno.
Ecco quanto scrivono nel loro documento Sciagura e Rizzi. Affrontando una materia complessa, il testo è complesso. Ma leggetelo attentamente, perché ne va dell’avvenire del Mezzogiorno, e di Foggia. La mozione fa parte di una iniziativa più complesso, sempre Marcello Sciagura come primo firmatario, ed altri consiglieri comunali hanno presentato al Presidente del Consiglio comunale un’altra specifica mozione, questa volta sugli asili nido. Ne parleremo in una prossima lettera meridiana. (Geppe Inserra)
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La città di Foggia è una un’area con modesta capacità fiscale per abitante. In conseguenza è di fondamentale interesse, per i cittadini e per noi loro rappresentanti, che ogni euro sia attentamente utilizzato e che l’importo disponibile derivi in maniera congrua da un corretto funzionamento di quel federalismo fiscale, approvato con la modifica del titolo V della Costituzione, affinché siano garantite risorse proporzionate alle funzioni attribuite. Purtroppo, da una attenta lettura dei dati ufficiali appaiono evidenti alcune anomalie.
Partendo dalla valutazione della capacità fiscale, della città di Foggia, così come stimata nelle tabelle del Ministero dell’interno comprendendo anche una quota di recupero dell’evasione, risulta essere pari a 60.922.111 euro. Tale importo determina un valore di 401 euro per ognuno dei quasi 152.000 abitanti. Tale importo risulta essere inferiore ai 489 euro di media dei comuni censiti dal Ministero. Il fabbisogno standard, per l’espletamento delle funzioni attribuite, riconosciuto per il 2018, come risulta dai dati del sito OPENCIVITAS del Ministero dell’Interno, è invece pari a 87.879.450 euro con uno squilibrio strutturale di quasi 27 milioni di euro. A copertura di tale squilibrio, il comune di Foggia ha ricevuto per il 2018 un importo di 20.012.315 euro con finalità perequative nel riparto del Fondo di solidarietà comunale. La Costituzione, va sottolineato, all’articolo 119 quinto comma, invece, garantisce ai comuni come agli altri enti locali il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche loro attribuite.
Appare quindi necessario verificare se il fabbisogno standard di Foggia è stato correttamente calcolato. Dalle tabelle di OPENCIVITAS emergono per la nostra città delle anomalie per due voci: Sociale e Asili nido
Nel Sociale al comune viene riconosciuto un fabbisogno di 15.350.435 euro a partire dal 2017 sono stati introdotti, nel meccanismo di calcolo dei fabbisogni sociali, delle variabili chiamate tecnicamente dummy (fantoccio), tese a ridurre il calcolo del fabbisogno delle Regioni che offrono meno servizi, tra le quali c’è la Puglia. Per Foggia è possibile verificare una riduzione del “peso” dei servizi sociali, dalla prima stima della Copaff a quella del 2018 della Ctfs con l’indice sceso da 0,0042010620 a 0,0033575287. Gli “effetti territoriali” però appaiono del tutto incongruenti rispetto al corretto calcolo del fabbisogno perché portano ad attribuire un minore fabbisogno a parità di disabili o anziani non autosufficienti presenti in una comunità, tagliando i diritti alle famiglie in difficoltà della Puglia. Il riconteggio permette di attribuire un maggiore e più corretto fabbisogno per Foggia pari a 19.207.022 euro ovvero quasi 4 milioni in più.
Sugli Asili nido il fabbisogno attribuito a Foggia è inspiegabilmente di appena 346.043 euro, lontanissimo sia dalla spesa registrata (5.650.400 euro), sia da quanto previsto della legge sulla Buona Scuola, che ha introdotto il sistema integrato di istruzione 0-6 , e inserito i nidi per l’infanzia nel sistema scolastico nazionale, facendoli uscire dai servizi a domanda individuale, con un obiettivo di servizio indicato nei decreti attuativi pari al 33% dei bambini di età inferiore ai 3 anni. Nei territori più vicini al valore del 33%, vale a dire Emilia Romagna e Liguria, è stato attribuito un fabbisogno di 4600 euro per utente dei servizi per l’infanzia. A Foggia sono registrati 3.612 bambini al di sotto dei tre anni per cui attribuendo al 33% di essi un valore di 4600 euro emerge un fabbisogno di 5.483.016 euro, superiore di oltre 5 milioni al valore riconosciuto.
In pratica con le due correzioni apportate, il fabbisogno di Foggia sale da 87.879.450 euro a 96.873.010 euro, ovvero circa 9 milioni in più, con una quota da perequare a regime di quasi 36 milioni di euro.
La perequazione, tuttavia, nell’attuazione del federalismo fiscale viene introdotta gradualmente. Nel 2015, primo anno, solo il 20% del Fondo di solidarietà comunale è stato ripartito in base al rapporto tra capacità fiscalità e fabbisogno standard mentre l’80% è stato assegnato replicando i trasferimenti storici. Il 20% è salito gradualmente nel tempo passando al 30% nel 2016, al 40% nel 2017 e al 45% nel 2018. La legge prevedeva per il 2019 il 60%, per 2020 l’85% e per il il 2021 il 100%. Tuttavia nella manovra finanziaria del 2019 l’Anci nazionale ha proposto e ottenuto di congelare il dato al 45% anche nel 2019, rallentando perciò il processo perequativo.
Inoltre, sorprendentemente, neppure il 45% perequativo viene tutto calcolato in base alla effettiva necessità dei territori perché, con una legge che viola palesemente la Costituzione, è stato fissato al 50% il target perequativo, cioè il conteggio dei fabbisogni e delle capacità fiscali si applica solo per metà della capacità fiscale, mentre la restante metà replica i trasferimenti storici.
Pertanto nel 2018, pur rispettando il graduale passaggio da trasferimenti storici a sistema perequativo e quindi la quota del 45%, Foggia avrebbe dovuto ricevere un sostegno dal Fondo di solidarietà comunale 16.049.150 euro e invece nel 2018 ha ricevuto (per la quota del 45% solidale) 7.746.802 euro, come risulta alla voce B10 della tabella riassuntiva del Ministero dell’Interno sul riparto per il 2018 del Fondo di Solidarietà comunale relativo a Foggia.
Ci sono pertanto tutti i presupposti per invitare il sindaco di Foggia a intraprendere le azioni politiche e legali per recuperare 8.302.348 euro per il 2018, con riserva di valutare il riconteggio per le annualità precedenti (2015, 2016 e 2017) e con effetti di riequilibrio dal 2019 in poi.
Il sindaco rappresentante della città di Foggia, spingerà in ANCI regionale e nazionale perché riprenda il percorso di graduale passaggio dai trasferimenti storici alla integrale perequazione dei fabbisogni correttamente riconosciuti. Il comune inoltre precisa che le maggiori somme dovute a Foggia andranno erogate dallo Stato centrale e non dal sistema dei comuni, in quanto per Costituzione (art. 119) spetta allo Stato istituire un “fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante”.
Foggia, 28 gennaio 2019
Marcello Sciagura
Vincenzo Rizzi
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Purtroppo il sud non é ancora maturo x fare un vero ( partito del SUD) al mio avviso
(ľ Unione Mediterranea) di cui anche io ero un socio fondatore, poteva essere una grande realtà ma ahimè é fallita.
Purtroppo questo è il Sud: una maggioranza di gente ignorante che corre dietro al primo pifferaio che fa promesse da marinaio (vedi risultati 5* alle politiche scorse) e che scodinzola dietro al padrone di turno (vedi giravolta di tanti concittadini verso la Lega di Salvini). Ovviamente c’è una sedicente classe dirigente che fa giravolte e capriole pur di avere una poltrona.