Perché Foggia e la Capitanata non sono più attrattive (di Federico Massimo Ceschin)

L’articolo sui drammatici risultati della indagine di Smile sull’andamento demografico in Capitanata dal 2002 al 20017 ha suscitato reazioni e prese di posizione da parte di numerosi amici e lettori di Lettere Meridiane, di cui daremo compiutamente conto nei prossimi giorni. Tra gli altri problemi cui deve far fronte, c’è anche quello della scarsa tensione culturale attorno ai temi della crisi e dello sviluppo. C’è da aggiungere che ancora il social che qualche anno fa svolgeva egregiamente la funzione di piazza virtuale in cui discutere di futuro, si sta costantemente impoverendo. A farne le spese è il pensiero, che sta diventando merce sempre più rara.

Per questo, è da salutare positivamente ogni confronto, ogni discussione.

Tra i contributi più significativi è importanti c’è quello, veramente prezioso e illuminante, di Federico Massimo Ceschin, un veneto vecchio amico della Capitanata e del Gargano dove ha lavorato come manager, occupandosi di marketing territoriale e turistico, con particolare riferimento alla valorizzazione della cultura e della bellezza.

I contributi di Federico sono sempre molto ricchi e stimolanti, come quello che vi apprestate a leggere. Alla fine della sua nota, un elenco di collegamenti a lettere meridiane di cui è autore o in cui si parla di lui. Intanto, spero che gli stimoli lanciati nell’articolo non cadano nel vuoto, ma suscitino, a loro volta, altre riflessioni ed altri contributi (g.i.)

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A Venezia, nel sempre più vicino 2030, non ci sarà più nemmeno un veneziano tra le sue calli. Tra 2019 e 2036 l’Italia intera avrà perso 3 milioni di abitanti: un numero pari alla popolazione di Roma, oppure – se preferisci, Geppe – all’insieme della popolazione di Molise, Basilicata, Umbria e Friuli Venezia-Giulia.
Certo che, a fare peggio di Foggia, riesce solo la la Basilicata che ha perso il 13,1% della popolazione nell’ultimo triennio, in piena preparazione degli eventi per la Capitale Europea della Cultura, spiegandoci che le cause non sono unicamente derivate di dinamiche economiche o mancanza di prospettive. Qualcuno lo ha chiamato “precariato affettivo”, che si esprime in un’equazione micidiale: meno matrimoni, più instabilità coniugale e più separazioni, uguale minore tendenza a fare figli. Una tendenza statistica iniziata nel lontano 1993, cui nessun governo ha pensato di mettere un freno per un quarto di secolo…
In parallelo, sempre su scala nazionale, al 1 gennaio 2017 la percentuale di individui ultra 65enni raggiungeva il 22%: siamo un paese per vecchi, che non innova e che anzi teme il cambiamento, in preda alla paura del futuro, con dirigenti politici che si affrettano ad approfittarne per accaparrarsi un facile consenso di breve periodo.
Da ospite (o cittadino temporaneamente adottato), ho sempre pensato che a Foggia la situazione fosse più delicata per una questione di sicurezza percepita. Da manager ho maturato un’esperienza che mi ha consentito di comprendere come fosse anche una questione di sistema economico viziato, per lo più di personalismo. Da amministratore, credo di poter dire di aver assistito in un decennio ad un progressivo “allontanamento psicologico” da tutti i possibili centri: non solo Roma o Milano sono diventate più lontane, ma anche Lecce e Bari, Matera e Benevento. Mancando una visione unitaria, condivisa e coinvolgente, il fattore attrazione non funziona per l’economia, per la cultura, per il turismo, per gli investimenti, per le infrastrutture e – dannatamente – per i servizi.
Una spirale alla quale sarebbe occorso mettere un freno come priorità bipartisan, anzi, senza colore o senza parzialità, nel nome del bene comune.
Purtroppo invece è aumentata la distanza anche dai Monti Dauni al Gargano, da Lucera a Cerignola, da Manfredonia a Vieste: non certo per una carenza di gallerie, strade veloci o aeroporti ma per divisioni, lacerazioni, strappi, in una perniciosa interpretazione del campanilismo e della competizione interna, che ha condotto anche ad una debole rappresentazione verso l’esterno. Verso tutti i possibili esterni, che per contrasto appaiono migliori e non c’è dunque da meravigliarsi se le persone – specialmente le più giovani e produttive – volgono lo sguardo altrove, verso nuovi Nord, anche più a Sud.
Un lungo tempo, caro Geppe, in cui sono tramontate le pur ottime stagioni di amministratori locali che avevano nutrito una speranza di inversione delle tendenze, sia sulla montagna sacra che sull’ex subappennino delle meraviglie paesaggistiche, culturali, tradizionali e produttive. Pensa soltanto ai Festival: c’è stato un tempo in cui i più giovani hanno creduto di poter evitare di partire, o addirittura di tornare, trovando ascolto e spazio per i loro “bollenti spiriti”.
Finita la stagione delle Province e delle Comunità montane, indebolita quella delle Camere di Commercio, impoverita quella delle Università… l’unico “ente intermedio” dal segno positivo potrebbe rimanere la Diocesi? Con tutto rispetto, uno scenario che non può sorprendere per fragilità, non credi?
Mi piacerebbe salutarti con un cenno positivo, oltre che di affetto, ma non ho ricette magiche, oltre quelle forse troppo modeste che già si sono spente – disattese – insieme a tante energie positive del territorio. Da dove ripartire? Dal guardarsi, dall’ascoltarsi, dall’analizzare seriamente punti di forza e di debolezza, senza partigianerie o difese dell’indifendibile, senza cedere alle facili lusinghe dell’asfalto e del cemento, senza aspettare la prossima stagione di finanziamenti o il prossimo miracolo, provando a disegnare uno scenario di medio periodo, a 10 anni, per poi declinarlo in piccole azioni SMART (Specifiche, Misurabili, Agibili, Realistiche e scalabili nel Tempo).
Agricoltura e Turismo sono lì che aspettano, anche se in un mondo che non aspetta più niente e nessuno…

Federico Massimo Ceschin

Per approfondire:

[La foto che illustra il post, dotata di licenza Common Creative e intitolata Rainy Day è di Antonio Cibelli]

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Perché Foggia e la Capitanata non sono più attrattive (di Federico Massimo Ceschin)

  1. La Capitanata paga lo scotto di un sistema economico viziato, per lo più da divisioni campanilistiche e da personalismi. La Camera di Commercio che dovrebbe rappresentare la sintesi del sistema economico con Porreca non è riuscita ad invertire la tendenza, speriamo ci riesca nel quinquennio appena iniziato.

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