Il titolo, frutto di una geniale intuizione di Gaetano Cristino, era intrigante di suo, ma dopo averla visitata, devo dire che mai è stato anche tanto azzeccato. Sto parlando della mostra Ri-velazioni di Nicola Liberatore, ospitata dalla Fondazione Monti Uniti da 15 dicembre al 19 gennaio scorso.
Le mostre di Liberatore sono sempre una esperienza estetica importante, ma per ampiezza e selezione quest’ultima lo è stata ancora di più: una lezione di estetica a cielo aperto, in cui le opere più che essere esposte sono ri-velate e a loro volta ri-velano, esprimendo tutto il senso e la necessità dell’arte.
Non è affatto casuale la scelta dell’artista di esporre, tra i tanti materiali recuperati e riusati, anche tre poltrone del cinematografo di una volta. Spartane, in legno. Un invito ai visitatori non soltanto a guardare, ma a contemplare, nel senso più autentico della parola che è quello di non vedere soltanto con gli occhi, ma con lo sguardo profondo del pensiero e dello spirito.
La personale ospitava una ricca selezione di opere che praticamente coprivano tutto il percorso artistico di Liberatore: dalle sue prime tele di denuncia sociale, dal tono vagamente munchiano, a quelle della maturità che esprimono il tratto più tipico della poetica dell’artista garganico: la narrazione e il disvelamento del genius loci, che occhieggia dalle cattedrali romaniche, dalle madonne senza volto, dai passi e dai rotoli che richiamano pellegrinaggi antichi ma anche da certi cromatismi come il blu, che richiama il cielo e il mare della Capitanata.
La denuncia della prime opere era in qualche modo contestazione dell’oggi, espressione tangibile del desiderio di un futuro diverso e migliore. Ma le opere successive di Nicola sembrano dirci che il futuro può essere costruito soltanto se si rivolge lo sguardo al passato, se in qualche modo lo si incorpora e lo si metabolizza, portandosi dietro e dentro le tracce che persistono, ad onta del progresso e della tecnologia. Quelle tracce che scandiscono la nostra identità che sapientemente Liberatore sparge nelle sue opere e nei sui colori.
Una mostra assolutamente e totalmente “materica” quella allestita da Liberatore: non solo per i materiali poveri che Nicola utilizza e riusa “ma senza mai profanarli”, come ama ripetere, ma anche per come l’allestimento avvolge e si lascia avvolgere, s’intreccia profondamente con gli spazi della galleria delle fondazione, le sue luci. Un’esperienza estetica assolutamente coinvolgente. Non solo da guardare, ma, appunto, da contemplare, lasciandosi trascinare e stupire dalla ri-velazioni che Nicola Liberatore offre nelle sue opere.
Per chi non ha visitato la mostra stasera c’è l’opportunità di vederla, almeno in televisione, ma con una guida d’eccezione: Nicola Liberatore in persona, che racconta la mostra e si racconta, nella seconda puntata della versione tv di Lettere Meridiane, il programma di Sharing Tv andrà in onda dopo il telegiornale delle 20.45, alle 21.30 circa, canale 272 dei digitale terrestre. Nei prossimi giorni sarà diffuso anche sui canali social di SharingTv e di Lettere Meridiane.
Guardatelo, contemplatelo, commentatelo.
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Io ho avuto la fortuna di vederla e sono rimasto impressionato dalla fulgida bellezza dell opere plasmate dall’Artista con le sue tecniche particolari, rappresentate antologicamente nella mostra che a me sembrata – senza esagerare – autenticamente stupenda!