Domenica sera sono andato a Laltrocinema convinto e perfino un po’ rassegnato di stare per vedere la risposta francese a Perfetti Sconosciuti, come aveva scritto su L’Espresso Gabriele Ferzetti. Insomma l’ennesimo film sull’amore al tempo del social, come del resto prometteva l’headline del manifesto de Il gioco delle coppie: “una commedia parigina ai tempi di whatsapp”.
Ho visto invece un film insolito, gagliardo, non banale né furbo: una gioia non soltanto per gli occhi, ma anche per le orecchie, grazie ad una sceneggiatura che regala dialoghi di livello eccelso. Del tutto meritate le candidature al Leone d’Oro come miglior film e al Toronto Film Festival come miglior film del pubblico.
Sarò parziale, ma a me Il gioco delle coppie è parso non tanto un film sui tradimenti di coppia, ma piuttosto una riflessione sulla scrittura, e su come si possa praticare questa sempre più difficile arte nell’era della dematerializzazione e della digitalizzazione.
La risposta sussurrata dal film è che dietro tutto, denominatore comune di letteratura, social, editoria e whatsapp resta la vita, e che la vita di ciascuno di noi, in fondo, è una biografia che può essere romanzata.
Il bello de Il gioco delle coppie è che gli intrecci e le relazioni sono così improbabili ed assurdi per essere finti, e c’è una sostanziale, tenera verità dietro al fluire delle storie, raccontate da Oliver Assayas, che ha scritto e diretto la pellicola, con mano leggera e sicura.
“Il nostro mondo è in continuo cambiamento e lo è sempre stato – afferma Assayas -. La sfida è riuscire a tenere d’occhio questo flusso e capire qual è davvero la posta in gioco, in modo da adattarci o meno alle novità. Alla fine dei conti, è di questo che si occupano la politica e l’opinione pubblica. La digitalizzazione del nostro mondo e la sua riduzione ad algoritmi è il vettore moderno di un cambiamento che ci confonde e ci travolge inesorabilmente. L’economia digitale viola le regole e spesso le leggi. Mette in discussione ciò che sembrava stabile e consolidato, eppure si dissolve al semplice tocco.
Il film non cerca di analizzare il funzionamento di questa nuova economia. Il suo intento è quello di osservare, a volte in modo divertente, le domande che assillano ciascuno di noi sul piano personale ed emotivo. “
Importante il cast: Guillaume Canet è Alain, editore di successo, Leonard, suo autore storico è interpretato da Vincent Macaigne, Selena, moglie di Alain nonché amante di Leonard, è una deliziosa Juliette Binoche.
Da vedere. Potete farlo a Laltrocinema di Foggia oggi alle 17.00, 19.00 e 21.00 e da domani solo nello spettacolo serale delle 21.00, per tutto il week end.
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