Ottantuno anni fa, a Troia, nasceva don Tonino Intiso, sacerdote foggiano molto amato per le sue iniziative di solidarietà e di carità, che hanno scritto pagine importanti della vita religiosa e civile foggiana.
Pioniere dell’accoglienza e dell’integrazione (che lo hanno visto impegnato fin dall’epoca dei primi arrivi di extracomunitari dall’Albania, quindi con l’Opera Nomadi), il suo nome è legato ad altri due indimenticabili momenti di solidarietà vissuti da Foggia e caratterizzati da una grande mobilitazione e partecipazione popolare: la Giornata Internazionale degli Ammalati di Lebbra, e alla mobilitazione per la raccolta fondi per la Radioterapia, che ha dotato gli Ospedali Riuniti di Foggia di un’apparecchiatura fondamentale per salvare tante vite umane.
Grazie ai fondi raccolti durante la Giornata degli Ammalati di Lebbra, Foggia riuscì a realizzare un ospedale nella cittadina indiana di Nalgonda.
Il sacerdote è stato attivo anche in campo pedagogico ed educativo, con l’esperienza innovativa de “La Casetta” e “Shalom”, scuole fondate al SS. Salvatore, assieme ad Ersilia Crisci, orientate alla valorizzazione della creatività dei bambini e alla responsabilizzazione dei genitori, chiamati a partecipare alla gestione della struttura.
Festeggiamo l’ottantunesimo compleanno di don Tonino pubblicando un suo raro articolo sulla Cattedrale di Troja, gioiello dell’architettura romanica-pugliese.
Lo scritto è prezioso per due ragioni: perché Tonino lo ha scritto quando non era ancora “don” e perché è una splendida quanto efficace sintesi dei valori artistici, storici e religiosi della Cattedrale troiana.
Venne pubblicato nel marzo del 1962 sul terzo numero del secondo anno del Mensile di vita studentesca Il Semaforo, edito dalla Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Don Tonino frequentava allora la terza classe al Liceo Classico Bonghi di Lucera. Sarebbe entrato in seminario di lì a poco.
A nome di tutti gli amici e i lettori di Lettere Meridiane auguri a don Tonino.
Potete scaricare l’originale in pdf dell’articolo cliccando qui.
La Cattedrale di Troia
In cima ad una collina dalla sagoma di nave, sorge una ridente cittadina. A vederla sembra che solchi l’immenso mare della sterminata pianura del Tavoliere: Troja
Non è grande per numero di abitanti, né deve la sua fama a prodotti industriali, ma alla sua Cattedrale, espressione di un glorioso passato religioso e civile.
Questo monumento vetusto per anni (1090), bello per l’arte, ricco di suoi tesori, sorge al centro della città, quasi vigile sentinella.
I turisti che giornalmente giungono a Troja per visitare la Cattedrale trascorrono la maggior parte del tempo ad ammirarne la stupenda facciata di stile romanico pugliese. Nella parte superiore fiorisce un meraviglioso rosone «in cui la scultura pugliese prodiga tutte le risorse della sua fantasia». (Wittgens-Gengaro).
È formato dal congegno di undici colonnine di marmo convergenti in cerchio al centro ; è ammirevole come il rosone sia stato diviso in «undici» parti perfettamente uguali.
Gli spazi, diversamente traforati, tra una colonnina e l’altra, permettono che penetri la luce all’interno.
Nella parte inferiore della facciata, ornata dalle tipiche arcature con losanghe pisane, si ammirano le porte bronzee di Oderico da Benevento; ogni battente formato da otto lastroni è ricco di rilievi a getto: mascheroni con anelli pendenti alle bocche, al centro due draghi a spire ravvolte con anelli bislunghi.
Dopo la tradizionale fotografia al rosone e ai draghi alati, i turisti visitano l’interno snello e maestoso nello stesso tempo. Dodici colonne sostengono il soffitto della navata centrale, ripristinato nel 1949, sì da rendere visibili le tettoie e le capriate: ogni colonna è sormontata da capitelli tra loro dissimili. Si nota, a destra entrando, una tredicesima colonna con base pentagonale, ma che non ha alcuna funzione di sostegno: è la figura di Cristo «petra angularis » della chiesa. Potrà sembrare questo un particolare di poco conto, ma sta a testimoniare una concezione dell’arte che era frutto di fede vissuta, espressione dell’anima piena di grandi Ideali.
A sinistra della navata centrale c’è il Pergamo, un vero miracolo dì scultura; poggia su’ quattro colonne di rarissimo marmo con basi e capitelli corinzi squisitamente lavorati.
Nella parte superiore del Pergamo sul lato verso l’ingresso, è scolpita una leonessa che azzanna il capo di un capriolo, mentre un leoncino salta sulla schiena della madre.
Sulla parte centrale è scolpita una colonnina con capitello sormontato da un’aquila che sulle ali e sul collo sostiene un leggio.
Certamente questi pochi cenni sulla Cattedrale di Troja non danno che una pallida idea di ciò che essa è in realtà, resa più armonica da recentissimi e razionali restauri che, eliminate le sovrastrutture male accumulatesi attraverso i secoli, le hanno conferito la rude eleganza originaria. I concittadini di Antonio Salandra, Presidente del Consiglio nella Prima guerra mondiale e del Cardinale Girolamo Seripando, legato pontificio al concilio di Trento, di tanto sono orgogliosi, anche se spesso non si rendono veramente conto del lesero artistico che posseggono.
Spesso ho sentito dire che fare il turismo comporta molto dispendio di danaro; forse perché si crede che il turismo voglia dire partire ed andare lontano, senza sapere che il turismo comincia in casa.
Ho visitato più volte la Cattedrale di Troja ed ho sempre scoperto un particolare nuovo ed interessante. Vorrei trasmettere il mio entusiasmo per questo insigne monumento a quanti amano il bello ravvivato dalla luce della Fede.
ANTONIO INTISO
III liceo classico Lucera
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Caro Geppe, come al solito vi devo adfifriscare la memoria. Correva l’anno 1974 e il colonnello libivobGheddafi espulse tutti gli italiani dalla Libia, e don Tonino celebro una messa per riaccogliere in Italia gli italiani espulsi dalla libia. In conclusione Don Tonino ha sempre accolto Profughi in quanto tali, senza distinzionenazione di nazionalita’ , ceto e colore della pelle. Ovviamente Foggia non ricorda.