Immagini che parlano: Monte Sant’Angelo, ombelico della questione meridionale

Ci sono immagini che parlano da sole, come quella che illustra il post, e che reca la firma illustre di Luigi Comencini. È il fotogramma di un documentario che il padre della commedia all’italiana girò nel 1970 a Monte Sant’Angelo (prometto che ve ne parlerò diffusamente in una prossima lettera meridiana). In una sola breve sequenza, Comencini riesce a descrivere che meglio non si potrebbe la questione meridionale, il dramma della povertà che incombeva (ed incombe) sul Mezzogiorno, costringendo i meridionali ad un destino di immigrazione.
Siamo alle prime luci dell’alba. Alcuni uomini stanno caricando bagagli e masserizie a bordo di un pulmino che di lì a poco li porterà alla stazione di Foggia, da cui quegli uomini partiranno in treno alla volta della Germania. Alcuni vi lavorano già da tempo, e vi stanno facendo ritorno dopo qualche giorno trascorso presso le loro famiglie, per partecipare alle elezioni. Altri si accingono per la prima volta al viaggio, in cerca di una fortuna migliore.
Il futuro di quei montanari sarà lontano da Monte Sant’Angelo. Sulla sinistra, attraversa la strada in groppa al suo mulo un contadino, che osserva la scena per un attimo, poi riprende il suo cammino. Un’agricoltura arretrata, la totale assenza di fabbriche rendono il presente difficile, drammatico.
Non c’è altra scelta che andare via, lasciandosi alle spalle radici ed affetti.
Cinquant’anni dopo è cambiata la scena, non si vedono più contadini in groppa a muli, ma la sostanza è la stessa.
In calce al post il fotogramma originale, in bianco e nero. L’immagine di apertura è stata colorizzata utilizzando la tecnica di intelligenza artificiale “profonda” di Satoshi Iizuka, Edgar Simo-Serra e Hiroshi Ishikawa (Let there be Color!: Joint End-to-end Learning of Global and Local Image Priors for Automatic Image Colorization with Simultaneous Classification).

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Author: Geppe Inserra

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