Nadia Kibout ne “il Canto delle Sirene” di Donato Robustella |
Tra le cose che ricordo con più affetto e nostalgia, del Festival del Cinema Indipendente di Foggia c’è La mente al Cinema, una sezione riservata a film che si occupavano dello stigma e del disagio psichico. In perfetta consonanza di idee con Antonello Bellomo, docente di psichiatria all’Università di Foggia, ma anche appassionato cinefilo, Mara Mundi, scrittrice, pedagogista, allora segretaria factotum del Festival, e Luigi Starace, poliedrico operatore culturale e multimediale di Manfredonia, pensavamo (e pensiamo) che tra cinema indipendente e disagio esista un rapporto profondo, direi quasi inevitabile.
Non sono forse gli autori indipendenti caratterizzati da quello stigma che segna anche quanti hanno problemi con la psiche? E non è forse la grande sfida della nostra epoca il superamento dello stigma di ogni ordine e grado (non solo psichico, ma anche etnico, culturale, economico, linguistico e via dicendo)?
A dirvela tutta, il resto dello staff organizzativo del Festival mi prendeva un po’ per matto, per questa mia passione per un cinema così particolare ed estremo. Ed io ne ero contento: dopotutto ero il direttore artistico, e l’amicizia profonda e squisita che mi legava a Billa Consiglio, assessore alla cultura ma soprattutto donna sensibile e attenta, creava un clima di fiducia anche attorno alle scelte più difficili e particolari.
Sono stati anni intensi e belli. Fu proprio Cinema e Psiche a far nascere un rapporto proficuo e prolifico tra il Festival e l’Università di Foggia, grazie alla sensibilità dell’allora Rettore, Giuliano Volpe.
La serata più bella è stata anche l’ultima, il 2 aprile del 2014. Era la quattordicesima edizione del Festival (che peccato che la città non sia stato in grado di sottrarlo alla furia devastatrice che ha vandalizzato le Province…).
In programma c’erano due autentici gioielli del cinema indipendente che si occupa di psiche: il cortometraggio In/Visibili di Antonio Fortarezza che in uno straordinaria sequenza di immagini racconta “le vite non vissute” all’interno di una struttura alienante quale l’ospedale psichiatrico e “Il canto delle sirene” di Donato Robustella che parla degli “uditori” e del loro mondo incompreso, fatto di paure, voci, deliri e allucinazioni, di silenzi e oscurità, di tentativi e fallimenti, della loro struggente lotta quotidiana per evitare di essere sopraffatti da una realtà parallela che non permette loro di godere a pieno di ciò che il mondo reale offre.
Proprio nel corso del dibattito che fece seguito alla presentazione del film di Robustella, regista di Manfredonia, accadde uno degli episodi più forti che si siano mai verificati al Festival di Foggia. La protagonista del film, Nadia Kibout pianse in pubblico raccontando il suo personaggio, e le profondissime emozioni che quella interpretazione le aveva procurato, facendo toccare a tutti con mano la profonda “verità” del cinema indipendente, che si contrappone alla “finzione” del cinema industriale.
Pianse di un pianto non disperato, ma intriso di speranza, lo stesso che avevo ammirato e che mi aveva stupito nella sequenza finale di un altro film che amo moltissimo, La Luna è sveglia, di Lorenzo Sepalone.
L’esperienza di Cinema e Psiche rivivrà, almeno per stasera, tornando sul luogo del delitto, nella Manfredonia di Donato Robustella e di Luigi Starace. La mostra dedicata a Franco Basaglia, Da vicino ancora nessuno è normale (ore 19.00, ex Fabbriche di San Francesco) ospita una serata dedicata a Cinema e Psiche. L’iniziativa è promossa da Stigmamente, in collaborazione con Lettere Meridiane.
Con me interverranno il direttore di Stigmamente, Luigi Starace, lo sceneggiatore Daniele Marasco e i registi Stefano Simone e Vincenzo Totaro, quest’ultimo anche critico cinematografo molto attento alle tematiche del mondo della psiche.
Credo proprio che sarà una bella serata, non mancate.
Geppe Inserra
(La fotografia che illustra il post è di Patrizio Cocco)
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