Le cartoline sono preziosi pezzi di memoria, soprattutto quando, come dicono i collezionisti, sono “viaggiate” ovvero hanno svolto fino in fondo la loro missione: sono state spedite da un mittente, e ricevute da un destinatario. A volte rivelano la storia minore di un paese, di una città, che altrimenti andrebbero perdute.
È il caso della cartolina che immortala l’Ateneo Convitto Daunia, del quale sinceramente non avevo mai sentito parlare, prima di trovare la cartolina in vendita su Ebay. Gli amici e i lettori di Lettere Meridiane lo trovano nella versione originale, in bianco e nero, ed in quella colorizzata e elaborata come disegno al tratto, grazie agli algoritmi di intelligenza artificiale che già altre volte abbiamo utilizzato per dare colore ad antiche fotografie (l’intera collezione è disponibile sul sito flickr di Lettere Meridiane, a questo indirizzo web). Per scaricare l’una o l’altra immagine, cliccare sulla foto e quindi fare clic con il tasto destro del mouse seguendo le istruzioni successive.
L’esemplare messo in vendita su Ebay è “viaggiato”, ed è proprio questa circostanza ad offrire preziose indicazioni sulla natura del “Convitto”. Doveva trattarsi di una cartolina pubblicitaria che propagandava l’ateneo, che altro non era che una scuola privata, che articolava la sua offerta formativa in scuola media e ginnasio parificati e in corsi accelerati per sostenere l’esame di Stato.
La cartolina venne spedita a luglio del 1953, dall’economa della scuola all’Ufficio Immigrazione del Comune di Bologna, città d’origine della donna, che si era trasferita a Foggia per ragioni di lavoro.
L’economa sollecitava l’ufficio del Comune felsineo a spedirle con urgenza la sua pratica, verosimilmente allo scopo di regolarizzare la sua posizione presso il Comune di Foggia o presso il Datore di lavoro. Probabilmente, l’economa era stata in precedenza dipendente proprio del Comune di Bologna perché nella cartolina saluta “chi si ricorda ancora di me”.
Il convitto era anche dotato di un telefono, che aveva come numero il 1990. Come si vede nell’immagine, l’edificio era sobrio, non molto grande, ed è verosimile supporre che a frequentarlo non fossero moltissimi studenti.
Come ho già detto, non ne avevo mai sentito parlare. E voi, cari amici e lettori di Lettere Meridiane, lo ricordate? A che altezza di via Bari sorgeva? Quanti anni ha operato? Se ricordate qualcosa commentate il post.
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