La Foggia bella e velata, “disvelata” da Gianfranco Piemontese

C’è una Foggia bella e velata, come la Napoli di Ferzan Ozpetek. Le due città si sono idealmente incontrate all’insegna del cinema, qualche sera fa, nell’arena di Parco San Felice che ha ospitato uno degli eventi speciali in programma a D’Estate D’Autore, la rassegna cinematografica promossa, in ricordo di don Paolo Cicolella, decano degli esercenti cinematografici pugliesi recentemente scomparso, da Parcocittà, Laltrocinema, Circuito Cinema Cicolella, Daunia Felix, Cinemafelix e Lettere Meridiane, con il patrocinio di Apulia Film Commission e dell’assessorato alla cultura della Città di Foggia.

Il gemellaggio artistico ed estetico è stato propiziato da Gianfranco Piemontese, docente di storia dell’arte, che partendo dal film del regista italo-turco e dalle sue location, ha appassionato il pubblico presente, prima accompagnandolo in una visita virtuale alle tante e insolite bellezze della città partenopea sottolineate da Ozpetek, quindi mostrando le numerose e sorprendenti assonanze tra Napoli e Foggia.
A cominciare dalla statua, bella e misteriosa, che il regista ha scelto come simbolo del suo film: il Cristo Velato che, nel 1753, l’alchimista, scienziato, filosofo, letterato Raimondo De Sangro, principe di San Severo (nato a Torremaggiore) commissionò alla scultore napoletano Giuseppe Sanmartino.
E qui cominciano i sorprendenti legami tra Napoli e Foggia. Sanmartino si era formato nella bottega di Matteo Bottiglieri, scultore celebre per il Cristo Morto che adorna la Cattedrale di Capua e per aver concorso alla realizzazione della splendida Guglia dell’Immacolata, a Napoli. Bottiglieri ha lavorato anche a Foggia, lasciandovi tracce consistenti: ha partecipato alla costruzione del nuovo Campanile della Cattedrale, resasi necessaria per il crollo di quello precedente (ubicato sul lato opposto a quello attuale), a seguito del tragico terremoto del 1731.

Nel Duomo foggiano è presente la mano dello stesso Sanmartino: fu l’autore del Cristo Velato a scolpire gli angeli reggifiamma che fanno bella mostra di sè nello splendido Altare Maggiore. Altre tracce di Sanmartino si ritrovano nella Cattedrale di Lucera e dei putti della Chiesa di San Lorenzo a San Severo.

Un momento della conferenza del prof. Piemontese

E ci sono opere, in Capitanata, che presentano singolari somiglianze con il Cristo commissionato dal Principe di San Severo a Sanmartino, come il Gesù che è possibile ammirare nella Chiesa di San Giuseppe, a Vico del Gargano. Pur essendo la statua di legno e non di marmo, come quella napoletana, è singolare la somiglianza dei merletti che accolgono le spoglie del Cristo, la cui orditura – ha sottolineato il relatore – è quella tipicamente garganica e meridionale.
La passeggiata alla scoperta del bello “su cui quotidianamente sbattiamo la faccia, senza accorgercene” condotta da Piemontese comincia da Palazzo De Vita, in via Arpi. Oltre al caratteristico loggiato che si affaccia verso la Cattedrale, sul Palazzo è presente un’incisione che in un certo senso svela tutta la filosofia del barocco. Ut videat et videatur, vi si legge: per vedere ed essere visto.
E sono veramente tante le cose belle, fatte per vedere ed essere viste elencate dal relatore, che Foggia offre a chi voglia visitarla e conoscerla più profondamente.
Spesso queste cose belle versano in un pietoso stato di degrado, come Palazzo Trifiletti, a rischio di crollo, in corso Garibaldi “che tanto ricorda Palazzo Piscitelli, a Napoli”.
“E’ un bene sottoposto a vincolo – ha ricordato Piemontese – ma non è difficile presagire che seguirà la sorte di tanti altri bei palazzi che una volta impreziosivano il centro storico a Foggia: verrà lasciato cadere, per essere sostituito da una di quelle orrende deiezioni edilizie che lo hanno abbruttito e devastato.”
Nonostante tutto, però, il barocco foggiano, così assonante al suo parente ricco, il barocco della Napoli Velata raccontata da Ozpetek, non smette di stupire e regalare sorprese: la Chiesa dell’Addolorata, la Chiesa di Sant’Agostino in via Arpi, e poi la Chiesa del Purgatorio (conosciuta  anche come Chiesa dei Morti), con i suoi interessanti dipinti dedicati alle sette opere di misericordia.
Piemontese ha sottolineato il ruolo importante che stanno svolgendo, per la valorizzazione di queste bellezze, animatrici come Franca Palese e associazioni come Gli Ipogei: qualcosa sta cambiando, affiora una nuova sensibilità verso il bello, che dev’essere però incoraggiata e sostenuta dalle istituzioni.
Di bellezze da svelare Foggia ne possiede tante. Insolite. Spesso sconosciute o quasi, come le belle opere che si trovano al Cimitero, nella tomba della famiglia Casalanguida, in cui c’è la mano del grande scultore e pittore napoletano, Francesco Jerace, o nella tomba neoclassica della famiglia Barone.
Altre volte, le bellezze sono nascoste nei palazzi gentilizi che custodiscono tracce importanti del passato e della storia foggiana. Piemontese ha ripetutamente citato Palazzo Antonellis, in vico San Giuseppe, dove ha sede il Circolo Daunia che possiede una interessante collezione di opere d’arte, tra cui un interessante olio su tela di scene mitologiche e al cui piano superiore si trova una cappellina, praticamente sconosciuta.
Durante la passeggiata virtuale in cui ha accompagnato il folto e attento pubblico presente, Gianfranco Piemontese ha anche citato artisti che, per sensibilità e approccio estetico, ricordano molto le velature del film di Ozpetek: Daniela Tzvetkova, artista e sperimentatrice di origine bulgara che vive a Foggia, e il fotografo Gianfranco Gesmundo, le cui opere ricordano le scenografie del film e gli scatti del grande fotografo napoletano, Giulio Parisio.
L’originale passeggiata alla scoperta di Foggia Velata si è conclusa con il monumento che più di ogni altro ricorda la Napoli misteriosa e misterica raccontata dal regista italo-turco: la Chiesa delle Croci, con i simboli della splendida facciata, il sole, la colomba, la luna: il velo che si solleva, la bellezza che alla fine vince…
Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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