Madonna dei Sette Veli, non solo Foggia. La "Vestizione" a San Giovanni Rotondo

Non credo siano molti i foggiani che lo sanno, ma la loro Patrona, il 15 di agosto, non si festeggia soltanto a Foggia, ma anche a San Giovanni Rotondo, i cui fedeli detengono un rapporto profondo con la Madonna dei Sette Veli.
Il 14 e il 15 agosto, un rione della cittadina di San Pio dà vita alla Vestizione della Madonna dei Sette Veli.
Ma di che si tratta? In un articolo che si può leggere su Pellegrinodipadrepio.it, Massimo Pitti, avvalendosi della consulenza storica di Michele Nardella, parla di “una consolidata tradizione per la quale si addobbano con cura e dedizione i locali al pianterreno delle case della cittadina, destinati ad ospitare il quadro della Madonna dei Sette Veli in vista della ricorrenza della sua festività, nei giorni 14 e 15 agosto, giorni in cui a Foggia vi è la processione per la festa della Santa Patrona.   Ognuno di essi viene ricoperto alle pareti e superiormente da coperte da letto di seta colorata e ricamata e da sette veli bianchi e trasparenti, arricchiti da collane o da angioletti. I sette veli creano una scenografica prospettiva verso l’icona della Madonna, posta al centro della parete di fondo su un altarino adorno di statuine angeliche e di lampade votive.   I tappeti invece ricoprono i pavimenti e le eventuali scale d’accesso e su di essi sono appoggiati i vasi di basilico per profumare l’ambiente, ma anche di altre piante ornamentali nonchè le statuine degli angeli o del Bambino dormiente. All’esterno l’ingresso è adornato da un lenzuolo bianco al quale sono appesi i fazzoletti multicolori per abbellimento e per simboleggiare le fiammelle del Purgatorio.”

La pratica affonda le sue origini molto indietro nel tempo. C’è chi la fa addirittura risalire all’epoca stessa del ritrovamento del Sacro Tavolo ad opera di alcuni pastori, in un laghetto o palude adiacente Foggia, che allora era poco più di un villaggio. Sospesa per alcuni anni, è stata rilanciata da qualche anno da dal Dott. Matteo Impagliatelli, esimio cardiologo ed angiologo che opera all’ospedale di San Pio, nonché priore dell’Arciconfraternita dei Morti. Qui potete leggere un articolo molto ben documentato
La parte pubblica e collettiva del rito della vestizione inizia nel pomeriggio del 14 agosto, con la esposizione degli altarini votivi la cui preparazione viene completata all’orario del Vespro, per fare posto ad una veglia mariana durante la quale viene recitato il Rosario, accompagnato da canti mariani. Si tratta di un Rosario particolare, in quanto prevede che vengono recitato “150 Ave Maria” ciascuna delle quali è introdotta e preceduta da una tipica invocazione in dialetto sangiovannese: 

“amma murì, amma ttraversà, la vadda di Josafatte amma fa;
‘ncuntram lu brutte nemmiche:
 sfratta da qua pecchè tu cull’anema mia ne n’aie che fa,
pecchè lu jurne de la Vergine Maria 150 cruce feci ie”

ovvero:

“dobbiamo morire, dobbiamo attraversare, la valle di Josafat dobbiamo fare;
incontriamo il brutto nemico:
allontanati di qua perché tu con l’anima mia non hai cosa fare,
perché il giorno della Vergine Maria 150 croci feci io”

Come documenta su Comuni-italiani.it, Michele Nardella (anche con un ricco reportage fotografico, da cui sono tratte le immagini che illustrano il post),  la sera del 15 agosto, le “Madonne” vengono visitate ed omaggiate da una processione, organizzata dall’Arciconfraternita dei Morti , che parte dalla storica Chiesa di Sant’Orsola, sede dell’anzidetta Confraternita.

Come abbiamo già detto, non esistono fonti certe circa la origine di questa pratica devozionale. Secondo Impagliatelli, nel XIII secolo il culto della Madonna Iconavetere e la partecipazione alla Festa del 15 di agosto, nel capoluogo, erano più ampi e diffusi di quanto non sia oggi, e richiamavano nel capoluogo non soltanto i foggiani, ma anche pellegrini che giungevano da diversi comuni della provincia, tra cui San Giovanni Rotondo, i cui abitanti erano molto legati alla Madonna, per averne chiesto ed ottenuto l’aiuto durante una tragica epidemia di peste.
La tradizione della “Vestizione” sarebbe nata per l’usanza dei pellegrini che giungevano da San Giovanni di acquistare come reliquia quello che si riteneva fosse un pezzetto dei Sette Veli che avvolgevano l’Iconavetere.
“Questa reliquia – scrive Impagliatelli – veniva conservata con grande cura, infatti le buone massaie al fine di non perderlo o usurarlo, lo sistemavano in un quadro con un vetro di protezione.

Con il passar del tempo le massaie abbellivano il loro quadro con lavori all’uncinetto, ricami in seta, decorazioni in pittura ad olio e i più benestanti lo decoravano con minuziosi ricami in oro.

È molto rilevante il fatto che le famiglie più agiate del tempo inserissero nella dote delle loro figlie uno di questi quadri, con splendidi ricami in filo d’oro e seta.”
Un altro elemento che apparenta la tradizione della cittadina garganica con quella del capoluogo è lo “scaravatt“. A Foggia è la ricca urna in cui viene deposta e portata in processione la statua di Gesù morto, la sera del Venerdì Santo. Il monumentale tabernacolo funge da cornice scenografica al momento più toccante della processione, l’incontro tra la Vergine Addolorata e Gesù.
La parola “scaravatt” deriva dal termine dalla lingua napoletana scaravàttolo, che, come spiega Carlo Iandolo, indica “scarabatto, cioè uno scrigno più o meno ampio di legno e cristallo per custodire le reliquie sacre”.
Anche a San Giovanni Rotondo viene utilizzata questa espressione, che designa uno degli elementi della “Vestizione” della Madonna dei Sette Veli che si svolge il 14 e il 15 agosto. Come scrive Impagliatelli, viene chiamato lu sckaravatt ed  è una sorta di “quadro profondo” con al centro collocato il prestigioso pezzo di stoffa della Vergine.
Per strano che possa sembrare, nonostante le evidenti assonanze, per secoli la Festa Patronale della Madonna dei Sette Veli e la Vestizione di San Giovanni Rotondo hanno camminato fianco a fianco, senza mai incontrarsi. Eppure sarebbe un interesse comune che la bella pratica che da secoli si svolge nella cittadina garganica venisse consolidata, tanto più che – come accade per tutte le tradizioni popolari e religiose – diventa sempre più difficile organizzarla.
E’ così difficile immaginare un gemellaggio? Chissà…

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Author: Geppe Inserra

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