Definire la cinematografia di Guillermo del Toro, è impresa difficile, e nel contempo fascinosa. Perché ci sono tanti modi di far cinema, e il buon Guillermo li padroneggia tutti. Il fatto è che la capacità, la potenza narrativa di quest’autore sono così superbe da esigere tecniche, linguaggi, generi diversi per poter venire espresse in tutta la loro superba imponenza.
La sola possibile definizione del cinema di del Toro è arte totale. Lo testimonia in modo incontrovertibile la sua ultima opera, La forma dell’acqua, forse la più bella, un capolavoro che non appartiene soltanto alla settima arte, ma a tutta l’umanità.
I sempre più affezionati spettatori di D’Estate D’Autore, la rassegna cinematografica estiva che si svolge nell’arena di Parco San Felice in ricordo del compianto don Paolo Cicolella, decano degli esercenti cinematografici pugliesi, potranno vedere il film sabato 1 settembre (ore 21.00, ingresso 3 euro). L’evento non era inizialmente previsto nel folto programma: ma il film più bello e più premiato della scorsa stagione cinematografica non poteva mancare, e gli organizzatori sono riusciti ad inserirlo nella programmazione. Non poteva esserci modo migliore per inaugurare il settembre cinematografico di Parcocittà: all’insegna del grande cinema, com’è già successo a luglio e ad agosto.
D’Estate d’autore è organizzata da Parcocittà, Laltrocinema Cicolella, Circuito Cinema Cicolella, Fondazione Apulia Felix, Cinemafelix e Lettere Meridiane, con il patrocinio di Apulia Film Commission e dell’assessorato alla cultura del Comune di Foggia.
La Forma dell’Acqua è una fiaba per tutti, ma anche un grido di speranza e di impegno. La storia si svolge, all’inizio degli anni ’60, in America sullo sfondo della Guerra Fredda. Nel segretissimo laboratorio governativo di massima sicurezza, la solitaria Elisa (Sally Hawkins) lavora in regime di massimo isolamento. La vita di Elisa cambia per sempre quando lei e la sua collega Zelda (Octavia Spencer), scoprono un esperimento Top Secret. A completare il cast, troviamo Michael Shannon, Richard Jenkins, Doug Jones e Michael Stuhlbarg.
Del Toro inizia la sua storia nelle profondità subacquee; da qui, l’intero film diventa un’immersione in apnea, portando il pubblico nel mondo del 1960, pieno di cose che riconosciamo: potenza, rabbia, intolleranza, ma anche solitudine, determinazione e improvvisi ed elettrizzanti collegamenti, oltre a una straordinaria creatura totalmente sconosciuta. Un’inspiegabile “risorsa” biologica del governo statunitense, una donna delle pulizie muta, i suoi migliori amici, spie sovietiche e un audace furto, saranno i pezzi di un singolare romanzo in grado di superare i normali confini.
Questo misterioso essere, prelevato dalle buie profondità oceaniche, non è solo anfibio, ma sembra avere delle capacità di adattamento tipiche dell’acqua, essendo in grado di assumere i contorni psichici di ogni essere umano con cui viene in contatto, riflettendone sia l’aggressività che l’amore incommensurabile.
Il “cinema totale” di Guillermo del Toro diventa ne La forma dell’acqua, incredibile magia, in cui il pathos e le emozioni del classico monster-movie si fondono con un noir dalle tinte oscure e con il calore di una storia d’amore.
All’interno del racconto di Del Toro, i temi di bene e male, innocenza e minaccia, attualità ed eternità, bellezza e mostruosità, emergono intrecciandosi tra loro e rivelando che nessuna oscurità può mai sconfiggere completamente la luce.
Riassume Del Toro: “Mi piace creare dei film liberatori, che dicono che è bene essere ciò che si è, cosa che, in questo momento, mi sembra molto pertinente.”
Come già detto, La forma dell’acqua è stato tra i film più belli e premiati della scorsa stagione cinematografica. Si è aggiudicato il Leone d’oro alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e quattro Oscar (su ben 13 candidature ricevute): miglior film, miglior regista, migliore scenografia e migliore colonna sonora.
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