Luigi Allegato è stato tra i politici di maggior spicco espressi nel secolo scorso dalla Capitanata e dalla Puglia. Consultore e deputato costituente, senatore, presidente della Provincia di Foggia e sindaco di San Severo, dirigente del Partito Comunista, ha scritto pagine importanti della storia del movimento contadino e bracciantile, che l’Anpi, il Comune di San Severo e l’Auser, sua cittadina natale, hanno ricordato in un convegno e in una mostra documentaria di notevole spessore storico e scientifico, in occasione del sessantesimo anniversario della sua morte.
Moderati e coordinati dall’assessore alla cultura del Comune dell’Alto Tavoliere, avv. Celeste Iacovino, i diversi intervenuti hanno discusso sul tema “Luigi Allegato, un costruttore della democrazia”, tratteggiando i diversi aspetti della sua poliedrica e intensa personalità.
Dell’Allegato giovane, convinto pacifista e suo malgrado quasi eroe di guerra nel primo conflitto mondiale, ha parlato Francesco Barbaro, docente e pubblicista. “La sua partecipazione alla guerra e il suo ostinato rifiuto della guerra – ha detto il relatore -, sono state due tappe fondamentali della sua formazione politica.”
Arrestato nel corso di una manifestazione pacifista che si svolse a Foggia, qualche giorno dopo, il 24 maggio 1915, fu tra i protagonisti dell’assalto al Municipio di San Severo, quando centinaia di socialisti e di pacifisti strapparono il tricolore in segno di protesta contro l’entrata in guerra dell’Italia.
Tanto bastò a farlo schedare come sovversivo dalla Prefettura.
Un momento del convegno |
Il 6 agosto del 1916 era al fronte: si slanciò coraggiosamente verso le trincee austriache facendo prigioniero un mitragliere. Disse che l’aveva fatto non per odio verso il nemico, ma per impedirgli di uccidere ancora. Il suo reparto venne pressoché decimato dagli eventi bellici: era composto da 300 unità, sopravvissero in 32.
Venne proposto per una medaglia, che però rifiutò.Sull’attività “sovversiva” ed antifascista di Allegato ha riferito il prof. Vito Antonio Leuzzi (assente per cause di forza maggiore, la sua relazione è stata letta da Lino Zicca). Il direttore dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea ha sottolineato il durissimo prezzo personale pagato da Allegato per la causa delle libertà e della democrazia.
Nel 1928 venne condannato a dieci anni di reclusione per cospirazione contro i poteri dello Stato. Tornò in libertà nel 1932 per l’intervenuta amnistia. Ma trovò la sua famiglia distrutta: tre figli erano morti: non avevano retto ad una vita di stenti, di fame e di miseria.
Il dramma familiare non gli impedì di intensificare l’attività cospirativa, avendo al suo fianco un’altra illustre personalità del movimento antifascista dauno, Carmine Cannelonga, anche lui sanseverese.
Nel maggio del 1937 fu mandato al confino.
Con la fine della guerra e il ritorno della democrazia, Allegato fu chiamato a far parte della Consulta Nazionale e venne quindi eletto nell’Assemblea Costituente con 40.000 voti di preferenza, secondo solo a Di Vittorio, che ne ottenne 75.000.
L’attività parlamentare è stata al centro della relazione di Michele Galante, saggista e presidente dell’Anpi della provincia di Foggia, che ne ha esaltato la statura morale e politica: “Allegato è stato sempre un eminente rappresentante delle istituzioni elettive, sia nei banchi dell’opposizione, sia quando ha esercitato funzioni di governo.”
Nelle istituzioni locali Allegato era giunto giovanissimo. Nel 1920 era stato eletto consigliere comunale e provinciale: ma non si sedette mai tra gli scranni consiliari, in quanto la tornata elettorale venne annullata.
“Allegato esercitò sia nel parlamento che fuori, un’azione costante per difendere la classe dei braccianti, il primato del lavoro e la giustizia sociale”, ha sottolineato Galante.
Componente del direttivo del gruppo parlamentare comunista alla Costituente, Allegato verrà nella prima legislatura proclamato “senatore di diritto” per la condanna che aveva subito durante il fascismo.
Tenace difensore dei valori della democrazia (si oppose duramente alla feroce repressione poliziesca operata dal ministro degli interni Scelba), “era – come ha detto Galante – un consapevole rappresentante della sua classe” che difendeva battendosi anche per la soluzione di problemi solo in apparenza quotidiani, come il ritardato pagamento degli assegni familiari, o la tempestività nella liquidazione delle pensioni, o la richiesta di interventi per fronteggiare l’invasione di cavallette nel Gargano.
La figura di Allegato quale primo presidente della Provincia eletta direttamente dal popolo è stata illustrata da Franco Mercurio, direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli. “Allegato è stato tra i primi ad accorgersi dell’importanza della Provincia quale organo di governo ed di indirizzo, anche politico del territorio”.
All’epoca c’era un certa diffidenza verso le Province, soprattutto nei partiti di sinistra: venivano identificate con le Prefetture, ed evocavano il ruolo di controllo e di supporto al regime, che avevano svolto durante il fascismo.
“Allegato – ha detto Mercurio – si è battuto energicamente per affermare l’autonomia della Provincia e delle altre istituzioni locali, contro i poteri prefettizi. Era convinto che l’ente locale dovesse essere il luogo di costruzione della democrazia, attraverso un rapporto stretto e diretto con la cittadinanza”.
Il relatore ha citato l’opuscolo scritto da Allegato alla fine della consiliatura provinciale per dare conto ai cittadini dell’operato della sua Amministrazione: accanto alla cose fatte, c’era l’ l’elenco delle cose che non era riuscito a fare (come una scuola serale per i contadini). Non era un volersi giustificare, ma piuttosto un modo per sollecitare il confronto con i cittadini. “Esprimeva un’idea molto moderna di democrazia”, ha concluso Mercurio.
Luigi Allegato |
Angelo Rossi, filosofo, studioso di Gramsci, ha raccontato del suo rapporto personale con Allegato, saldatosi in occasione di un momento molto particolare e traumatico della vita del Pci: l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica, nel 1936, che portò diversi iscritti al partito su posizioni critiche, ed alcuni addirittura a uscirne.
“Noi giovani chiedevamo più democrazia interna – ha ricordato Rossi -, proponevamo l’introduzione del voto segreto durante le riunioni di partito. Allegato volle sentirci tutti, uno per uno. Con me ne parlò mentre l’accompagnavo al treno, rigorosamente di terza classe, che tutti i giorni lo riportava a San Severo dopo il lavoro quotidiano. Angelo, mi disse, la costruzione di un partito di massa come il nostro non ha bisogno di formalismi come il voto segreto, dobbiamo guardarci in faccia, conoscere veramente chi siamo.”
L’idea del partito di massa ha contrassegnato la sua attività di dirigente politico. Aveva intuito, meglio di Bordiga, la necessità che alla violenza e alla prevaricazione fascista si desse una risposta di massa.
Molto moderni l’azione e il pensiero di Allegato lo sono anche in riferimento all’economia. Se Rossi, auspicando una maggiore attenzione verso Allegato e verso le sue intuizioni da parte dell’Università, ha sottolineato come fu tra i primi a propugnare la formazione di un ente che guidasse la riforma agraria nella direzione dello sviluppo economico generale del Mezzogiorno, Giovanni Sardaro, docente presso il Liceo di Margherita di Savoia, ha rimarcato le differenze che contraddistinsero Allegato rispetto ad altri illustri personaggi del Pci, come Ruggiero Grieco, il foggiano che fu anche segretario nazionale.
“Per Allegato – ha detto – la questione agraria non si limitava soltanto a dare la terra a chi la lavora, ma riguardava profondamente anche la qualità del lavoro nei campi, un’idea che produrrà poi elementi di lotta importanti come l’imponibile di manodopera, e che verrà ripresa da Giuseppe Di Vittorio, nel Piano del Lavoro della Cgil.”
A svolgere le conclusioni è stato Carmelo Pasimeni, docente dell’Università del Salento, che ha sottolineato la necessità di studiare più approfondimento la figura di Luigi Allegato e le tante questioni. “Con Allegato, le lotte contadine fanno un salto di qualità importante e decisivo: dal ribellismo si emancipano verso obiettivi più alti, diventano un pezzo fondamentale della ricostruzione post-bellica dell’Italia.”
Per Pasimeni, “la lotta per l’imponibile di manodopera ha rappresentato il primo, e riuscito tentativo, di controllo politico e pubblico del mercato del lavoro.”
“La valenza di Allegato – ha concluso – va studiata ed approfondita in relazione a processi più ampi, come la questione meridionale, il piano del lavoro, la Cassa per il Mezzogiorno. Studiarlo ed approfondirlo può offrire utili indicazioni anche rispetto all’oggi.”
Geppe Inserra
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