Risultati elettorali in controtendenza in Capitanata. O, piuttosto, risultati che dicono chiaro e tondo che non ci sono più le tendenza di una volta: i trend elettorali non hanno più una durata medio lunga e sono di conseguenza sempre meno… trendy. Si profilano, si consolidano e si esauriscono rapidamente.
Certo il test elettorale di ieri è troppo limitato e troppo localistico (erano chiamati alle urne gli elettori di dieci comuni, in uno solo dei quali si votava con il doppio turno) per ipotizzare chissà quali scenari politici futuri. Ma alcuni dati interessanti vengono fuori comunque.
Il primo è senz’altro quello del voto sempre più ondivago. L’elettorato non si affezione. Vota in un modo o nell’altro, in relazione al particolare tipo di competizione sulla quale viene chiamato ad esprimersi. Si vota alle politiche in un modo, alle amministrative in un altro.
Lo straripante successo dei M5S alle elezioni del 5 marzo (sembra passato già un sacco di tempo, invece accadeva soltanto due mesi fa) faceva presagire un’avanzata “gialla” anche al turno di elezioni comunali in programma il 10 giugno. E invece le cose non sono andate così. In primo luogo, perché i penta stellati hanno pagato lo scotto di essere un movimento e non un partito, e quindi di non avere basi salde nei piccoli comuni: erano presenti soltanto in due dei comuni in cui si è votato. E dov’erano in lizza, le cose sono andate male. Anzi malissimo.
Se i Cinquestelle avessero confermato il 39,8 che avevano ottenuto il 5 marzo a Sannicandro Garganico, il loro candidato Nicola Corso si sarebbe piazzato al primo posto, e sarebbe andato al ballottaggio. Invece è arrivato buon ultimo sui cinque candidati sindaci in lizza, con appena l’8,52% dei consensi. Tra due settimane si sfideranno al ballottaggio il candidato del centrodestra, Costantino Ciavarella, primo con il 33,3% e quello di centrosinistra, Mario D’Ambrosio, che ha totalizzato il 28,07%.
Una delusione anche maggiore il M5S l’ha patita a Pietramontecorvino, che dista in linea d’aria non molti chilometri da Volturara Appula, il paese natale del premier Giuseppe Conte.
A marzo, il M5S aveva sfiorato la maggioranza assoluta dei consensi risultando il primo partito con il 48,7% dei voti. Ieri la candidata pentastellata Gisella Carchia ha preso appena il 5,1%.
Gli elettori hanno confermato la loro fiducia al candidato sindaco di centrosinistra, nonché sindaco uscente, Raimondo Giallella, così come è accaduto a Vico Garganico per Michele Sementino e a Peschici per Franco Tavaglione, alla guida di due civiche.
Nel complesso, sembra di poter dire che alle amministrative hanno tenuto bene i vecchi poli: centrosinistra da una parte, centrodestra dall’altro.
Per il M5S è un campanello d’allarme, che va attentamente analizzato. Pur con tutte le cautele del caso, e ribadito che il risultato conferma il carattere sempre più ondivago del voto, il M5S ha probabilmente pagato un dazio pesante alle difficoltà che Luigi Di Maio ha incontrato nel dare vita al nuovo governo e nel mantenere le promesse della campagna elettorale. Il gioco a tutto campo (e la spregiudicatezza) di Matteo Salvini sta mettendo in grosse difficoltà il M5S e l’insoddisfacente risultato di domenica scorsa ne è una spia evidente.
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