Le neoministra per il Sud, Barbara Lezzi, fa la sua prima apparizione pubblica in una manifestazione sindacale. Non poteva esserci migliore occasione del seminario Laboratorio Sud – Idee per il Paese, promosso dalla Cgil pugliese. Salentina, l’esponente del Governo Conte è intervenuta alla sessione pomeridiana, rispondendo ad osservazioni e rilievi che erano stati formulati durante i diversi interventi.
Tra le proposte più forti avanzate dall’organizzazione sindacale c’è quella aumentare gli investimenti verso le regioni del Sud dal 34,5% al 45% del capitale statale. Lezzi non si è sbilanciata sul “quantum” ma ha formulato a sua volta una proposta di metodo che potrebbe aprire effettivamente nuovi canali di finanziamento pubblico per il Mezzogiorno.
“La quota del 34,5% era stata già prevista dal governo che ci ha preceduto, ma come mera indicazione di principio, e dunque senza alcuna garanzia concreta che la quota prevista (che corrisponde alla incidenza della popolazione residente sul totale di quella italiana, e dunque non regala di per sé nulla ai meridionali, n.d.r.) venisse poi effettivamente erogata. Noi faremo in modo che il 34,5 non resti una dichiarazione di principio ma venga effettivamente implementato, ed esteso anche all’amministrazione pubblicata allargata, come autostrade e ferrovie.”
A tal proposito, la ministra ha annunciato il varo di un sistema di monitoraggio, e l’introduzione di un sistema sanzionatorio a carico degli enti pubblici che non dovessero rispettare il principio. Potrebbe funzionare.
Sull’accusa che il contratto di programma dedica poco spazio al Mezzogiorno, Barbara Lezzi si è difesa sottolineando “nel contratto si parla espressamente di politiche omogenee tra Nord e Sud, e questo significa una cosa sola, incontrovertibile: la spesa ordinaria va riequilibrata, a favore del Mezzogiorno. Non assisteremo più inermi a quanto è successo negli anni scorsi quando i soldi del Fondo di Coesione sono stati spesi in larga parte al Nord.”
La ministra ha anche annunciato un giro di vite nei confronti delle imprese che intercettano finanziamenti pubblici senza però investire in occupazione: “la decontribuzione sarà riconosciuta soltanto alle imprese che possono dimostrare di aver prodotto occupazione.”
Sugli obiettivi programmatici più importanti dei due maggiori partner di Governo, la ministra ha avuto parole positivi: “Non è vero che la Flat Tax sarà un vantaggio solo per le regioni settentrionali. Anche per il Mezzogiorno la riduzione della pressione fiscale rappresenta una grande opportunità.”
E sul reddito di cittadinanza targato Cinquestelle ha speso parole entusiaste: “Con il reddito di cittadinanza vogliamo liberare i cittadini del Sud che sono stati vittima del voto di scambio. Non è assistenzialismo, ma significa restituire dignità e un’occasione di vita a chi l’ha persa. Non possiamo accettare di perdere ancora generazioni.”
Infine l’Ilva, che ha costituito naturalmente un argomento di approfondita discussione nella iniziativa della Cgil (su cui riferiremo diffusamente nei prossimi giorni). “Alcuni quartieri di Taranto devono chiudere le finestre ed alcune scuole restare chiuse se c’è vento. Questo non è degno della seconda potenza industriale europea. E poi dobbiamo domandarc
i quanto sia costata in questi anni l’Ilva, non soltanto in termini di interventi a sostegno delle politiche industriali, ma anche in termini di ammortizzatori sociali, di spesa sanitaria, di vite umane. Non vogliamo chiudere i forni, ma non possiamo più accettare che la deroga alle normative diventi la prassi.”
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