Un paio di settimane fa mi ha chiamato l’amico Alberto Mangano, giornalista sportivo, presidente dell’Archeoclub, ma anche uomo di cultura e cultore del passato e della storia di Foggia.
– Riordinando le carte di mio padre, ho trovato un tuo articolo, comparso su Daunia Sport, nel 1980. Mio padre lo ha conservato perché parla di mio nonno, e mio omonimo, che faceva il barbiere ed aveva un rapporto speciale con il presidente del Foggia, Antonio Fesce. Te lo fotografo e te lo mando…
Lì per lì, sono stato colto di sorpresa. Il “figaro” Alberto Mangano lo ricordo bene, primo perché era un’autentica istituzione a Foggia, e poi perché, amico di mio padre, era il barbiere di famiglia.
Alberto ha mantenuto la parola, e quando ho riletto l’articolo, ho ricordato. Daunia Sport fu un coraggioso tentativo, inventato da quel grande editore e giornalista che è Matteo Tatarella, di dotare il panorama dell’informazione locale di un settimanale sportivo del martedì.
L’idea era quella di occuparci non soltanto del Foggia, ma anche del calcio minore e delle discipline che non trovavano grande spazio sui quotidiani, raccontando nello stesso tempo storie e personaggi come Alberto Mangano, tifosi del Foggia ma anche sinceramente tifosi di Foggia.
Prima della telefonata di suo nipote non sapevo che questo figaro d’altri tempi, abile conversatore ma soprattutto persona elegante ed equilibrata, fosse il nonno di Alberto Mangano. Adesso che lo, non me ne stupisco. Uomini di stile, affezionati alla loro terra, entrambi hanno dato molto alla identità di questa città, contribuendo a renderla un po’ più gentile.
Ed eccovi l’articolo comparso su Daunia Sport. Era il 1980, il Foggia era appena risalito dalla serie C, in cui era precipitata dopo una doppia retrocessione, accompagnata da una pesante crisi finanziaria. Fesce era tornato alla guida della società, richiamato a furor di popolo, dopo un periodo in cui si era defilato.
Era davvero una Foggia d’altri tempi…
Quante generazioni calcistiche sono passate sotto il rasoio o il pettine di Alberto Mangano?
Beh, almeno due ci stanno tutte.
Dagli eroici tempi di Pugliese e Rosa Rosa a quelli attuali di Fesce: nel salone dei fratelli Mangano (ormai chiuso da qualche anno) è scorsa tutta un’epopea calcistica: gli anni migliori della squadra rossonera, la serie A, il declino, la delicata ricostruzione. E di tutti i protagonisti di questa storia affascinante, il cavaliere Alberto Mangano, figaro d’arte, nobile pettinature di due generazioni di foggiani, ha raccolto gioie, amarezze, speranze. Al punto tale che, quando l’età e gli eventi hanno costretto i due fratelli a chiudere il salone, Alberto ha voluto continuare, anche se solo per pochi eletti. Quelli con cui la consuetudine aveva instaurato un rapporto che va oltre e al di sopra di forbici e rasoi. Amicizia? Forse anche qualcosa di più. Davanti allo specchio del “figaro“ ci si sente riflettere la propria anima. E questo ancora di più, se l’artista in parola e Alberto Mangano: discreto raccoglitore di segrete confessioni, avrebbe potuto far mancare il suo conforto spirituale, lui, supertifoso dei colori rossoneri, al presidente Fesce?
Un “conforto“, del resto, dato e richiesto con squisita discrezione. Ma nella reciproca fiducia di “un discorso da salone”, le cui parole non si disperdono nel vento.
Ed ecco gli anni eroici della serie A, con Maestrelli prima, e Toneatto e Puricelli dopo. “Capelli ancora tutti scuri quelli del presidente – ricorda Alberto – tanta voglia di vincere, lui e la squadra. Che tempi! Mettevamo in fila il fior fiore del calcio italiano. Poi gli arbitri, i complotti: non c’era posto per una società onesta come la nostra“.
E, dopo le giuste retrocessioni, la triste parentesi della serie C. “Una parentesi da chiudere in fretta -continua mangiamo – il presidente Fesce lo ha sempre detto. Diceva “è come un incubo, ma ci sveglieremo presto, Albè“. E così è stato. Appena un’eclisse nel luminoso cammino del Foggia. E dalla storia siamo arrivati alla cronaca. Appena di ieri. Ma prima di passare al presente, non si può non dire quanto, forse per modestia, Alberto ha sottaciuto. E cioè che negli anni bui della retrocessione, “barba e capelli” divennero per il commendator Fesce un momento ancora più importante del solito. “Io gli dicevo di non mollare, che tutta la città era con lui, che per la salvezza del Foggia doveva ritornare ad essere presidente. Ed anche in quell’anno, il commendatore non ho mai smesso in corso suo di essere presidente. Bastava guardarlo in faccia al lunedì, quando il Foggia perdeva”.
Storia di ieri. Storie di un passato che non dovrà mai ritornare. Intanto le forbici di Alberto Mangano ticchettano ancora, solo per il presidente. Anche se la vista del Figaro d’arte non è più quella di una volta. Anche se i capelli del presidente non sono più così scuri come qualche anno fa. “Barba e capelli, presidente?“ E la vita continua con una speranza neppure tanto segreta.
“Voglio essere – conclude Alberto Mangano – ancora una volta un Figaro di serie A. E dall’inizio del campionato che lo dico al presidente e lui: “Albé, vinciamo domenica prossima, pPoi si vedrà”.
È l’ultimo sogno di un grande barbiere: rientrare nell’Olimpo dei Figari calcistici italiani.
Geppe Inserra
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