Nel suo bell’articolo sui 190 anni di vita del teatro comunale Giordano, recentemente pubblicato da Lettere Meridiane, Enzo Ficarelli racconta e ricorda quelli che, a suo giudizio, sono stati gli artisti più significativi – attori, cantanti o musicisti – che hanno calcato il palcoscenico del teatro foggiano, dandogli lustro.
Ficarelli cita gli attori Anna Magnani, Salvo Randone, Nino Taranto, Walter Chiari, Paolo Panelli, Gino Bramieri, Raf Vallone, Giorgio Albertazzi e Anna Proclemer, la compagnia dei fratelli De Filippo, il soprano Virginia Zeani e infine il maestro direttore d’orchestra Riccardo Muti cui è toccata la serata che ha riaperto il teatro dopo diversi anni di chiusura.
L’elenco di Ficarelli è ovviamente incompleto, e del resto l’autore non aveva alcuna pretesa di esaustività. Lo scopo – raggiunto – era quello testimoniare la grande importanza del Giordano nei circuiti teatrali di qualche anno fa.
Purtroppo questa dimensione si è un po’ rarefatta nella memoria collettiva cittadina, e bene fanno a tenere vivi certi ricordi appassionati di radici e di storia locale come Enzo Ficarelli o come Ciro Inicorbaf, che prima di diventare un grandissimo presepista era un funzionario foggiano dell’Eti, l’Ente Teatrale Italiano, la cui sede regionale pugliese era a Foggia.
Inicorbaf sta portando in giro una conferenza-spettacolo sui fasti del Giordano che certifica questa importanza, un po’ dimenticata.
Allora, cari amici e lettori di Lettere Meridiane, che ne dite se assieme cerchiamo di scrivere una public history del teatro foggiano, raccontando i nostri ricordi, le nostre serate memorabili, le piccole e grandi emozioni che abbiamo vissuto, tra palco e loggione?
Comincio io, per aggiungere al bell’elenco compilato da Ficarelli un nome di assoluto prestigio, quello di Mario Del Monaco che personalmente (si sa, la lirica è un po’ come il calcio, ogni cantante ha i suoi tifosi, e i critici possono dire quel che gli pare) stimo come il più grande tenore della seconda metà del Novecento.
L’ho sentito esibirsi al Giordano nella interpretazione di Norma, l’opera che forse maggiormente gli si addiceva, date le sue qualità artistiche. Come giustamente ricorda il critico Eraldo Martucci, Del Monaco possedeva “una voce eccezionale, intensa, virile, scultorea e di colore bronzeo, a cui si affiancavano una dizione chiarissima ed incisiva ed un accento energico e declamatorio.”
Del Monaco inaugurò la stagione lirica foggiana del 1970, il 6 ottobre indossando i panni di Pollione nel capolavoro di Bellini, una delle opere più virili, intense e drammatiche del melodramma italiano. Norma era interpretata da Marisa Lo Forte, il cast era completato da Anita Caminada e Giancarlo Luccardo. L’orchestra era diretta dal maestro Danilo Belardinelli. La regia venne curata da Giancarlo Del Monaco, figlio del grande tenore.
Enrico Sannoner, direttore del Giordano, quell’anno offrì ai foggiani una stagione di tutto rispetto. Assieme alla Norma (che venne replicata il 9 ottobre, per dare modo agli appassionati che non avessero potuto procurarsi i biglietto per la “prima” di assistere comunque allo spettacolo) andarono in scena l’Adriana Lecouvrer di Cilea e l’Elisir d’amore di Donizetti, che vedeva tra gli interpreti un altro pezzo da novanta della lira di allora, il basso Nicola Rossi Lemeni.
Vidi tutti gli spettacoli, compresa la replica.
Fu il mio battesimo di fuoco alla musica lirica, passione che da bambino mi aveva trasmesso mio padre, che volle accompagnarmi alla replica di Norma: così quella sera non mi arrangiai al loggione, ma godetti della performance di Del Monaco da un più comodo palco di seconda fila.
In entrambe le recite, Mario Del Monaco mandò in delirio il pubblico
Fu – inutile dirlo – una serata indimenticabile e infatti eccomi qui a raccontarvela.
Per chi non lo ha conosciuto, per chi vuole riascoltarlo, eccolo qui sotto in una versione dell’Improvviso (Un dì all’azzurro spazio) dell’opera giordaniana andata in onda sulla Rai nel 1961, in cui il Maestro dà prova purissima delle sue eccelse virtù.
Inutile ogni commento o presentazione. Sublime. Da brividi.
Geppe Inserra
[P.S. Raccontate il vostro Teatro Giordano commentando l’articolo]
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