Prove tecniche di memoria condivisa

Erano anni che non mi succedeva di partecipare ad una discussione così intensa, accorata, consapevole. Di quelle che non t’aspetti, tanto più se al centro della serata c’è la proiezione di vecchie immagini e vecchi filmati e insomma pensi che possano sortire un po’ di nostalgia, ma non molto di più. È successo ieri sera a Manfredonia, in quell’incredibile concentrato di umanità e di passione che è il Centro Sociale “Rita Levi Montalcini”.
La serata era promossa dal sindacato pensionati della Cgil e dal coordinamento donne dello Spi Cgil. I materiali audiovisivi riguardavano le fotografie su Manfredonia della collezione Ester Loiodice e del Fondo Labbadessa, custodite nella Biblioteca Provinciale di Foggia (se volete, potete vederle qui) e il documentario che nel 1958 Pino Locchi e Arnoldò Foa dedicarono a Manfredonia, aprendo così il loro viaggio del Mezzogiorno (ne ho scritto in questa lettera meridiana).
Erano anni ricchi di aspettative. La bonifica, l’irrigazione e la riforma fondiaria avevano aperto nuovi orizzonti all’agricoltura, la bellezza del paesaggio accendeva fondate speranze di valorizzazione turistica, con il villaggio di Siponto che muoveva i suoi primi passi.
Manfredonia è stata da sempre un grande cantiere di trasformazione e di cambiamento. Il documentario di Locchi e Foa mostra con grande evidenza come il vento del progresso soffiasse impetuoso, archiviando malanni sociali diffusi come l’ignoranza, la miseria, il lavoro minorile (a proposito, c’è stato in sala un momento di profonda emozione in sala, quando un signore del pubblico si è riconosciuto nel bambino spazzino immortalato dal documentario Rai mentre puliva il corso principale).

Di lì a poco sarebbero giunti il complesso turistico di Pugnochiuso che avrebbe innescato il boom turistico del Gargano e il petrolchimico a Manfredonia che ne avrebbe avviato l’industrializzazione, l’uno e l’altro legati a due giganti della trasformazione, come Enrico Mattei e Vincenzo Russo.
Questo melting pot, scandito da equilibri complessi e spesso precari, nel bene e nel male ha scandito quella crescita economica e sociale che ha fatto di Manfredonia – almeno fino alla chiusura dell’Enichem e alla crisi delle aziende insediatesi nell’ambito del contratto d’area – una sorta di isola felice del Mezzogiorno, costretta di tanto in tanto a svegliarsi dal sogno per fare i conti con la realtà: come accadde nel 1976, quando nello stabilimento esplose una colonna di anidride arseniosa, o nel 1988, quando al porto di Manfredonia attraccò la Deep Sea Carrier con il suo carico di sostanze tossiche, e la popolazione si sollevò temendo che si volesse trasformare l’Enichem in una discarica di veleni.
Ferite che non si sono mai del tutto sanate, nel senso più autentico del termine: recenti indagini epidemiologiche hanno confermato eccessi rispetto alle media delle mortalità per infarto cardiaco e tumore polmonare.
L’opinione pubblica sipontina è da sempre divisa, e spesso contrapposta, sulla pesante eredità lasciata dallo stabilimento chimico, e se ne è avuta conferma anche ieri sera. A presentare i materiali audiovisivi è stata una figura storica del movimento democratico e per la salute di Manfredonia, come Rosa Porcu, che non ha ceduto alla tentazione della rappresentazione nostalgica di quel che è stato, ma lo ha sapientemente annodato ai problemi dell’oggi.
Stimolato dalle immagini e dalle testimonianze del pubblico, che hanno permesso di annodare i fili tra passato, presente e futuro, il confronto è stato appassionato, intenso, e soprattutto vero.
È stata una splendida conferma che la conoscenza del passato è una chiave preziosa per costruire il futuro. Sarebbe bello se ad essa si unisca anche la condivisione della memoria. La coscienza civile di Manfredonia, così lacerata, così divisa, ci prova. Nonostante tutto.
Tanti gli intervenuti, tanta la passione di una serata che non dimenticherò. Non è stato facile esserne il moderatore, ma ne è valsa la pena.
Con Rosa Porcu, sono intervenuti il presidente del Centro Sociale Rita Levi Montalcini, Nino Fabrizio, Michele Spinelli, ex sindaco di Manfredonia e componente del direttivo del Centro, Alfonso Ciampolillo, componente della segreteria provinciale Sei Cgil, Tina Pizzolo, responsabile del coordinamento donne dello Spi Cgil. La serata si è svolta nell’ambito del cartellone del “Carosello” il festival itinerante estivo dello Spi Cgi, il sindaco dei pensionati che così scende in piazza. E lo fa nel migliore dei mondi, rilanciando la riflessione sullo sviluppo, suoi suoi limiti e sulla sua compatibilità. Temi da troppo tempo lasciati cadere, colpevolemente, nel dimenticatoio.
Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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