Promuovere e valorizzare le produzioni locali del Sud, in un contesto nel quale storia, tradizioni e cultura abbiano una valenza prioritaria, è diventata esigenza di sopravvivenza in un’area regionale abbandonata a sé stessa da diversi decenni.
Gli accordi internazionali siglati dall’Unione Europea e accettati dall’Italia pesano come macigni sull’economia e sull’agricoltura del Mezzogiorno.
Incomprensibile e imperdonabile che nell’accordo di libero scambio e protezione di prodotti dell’UE con la Cina, su ben 26 prodotti DOP (denominazione di origine protetta) e IGP (indicazione geografica protetta) italiani, solo la mozzarella di bufala campana sia stata inserita per le regioni meridionali.
Non era evidentemente bastato il CETA, l’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Canada, approvato dal parlamento nazionale, ad aver già messo a dura prova i nostri prodotti tipici di qualità a filiera corta e a 0 km, favorendo, come al solito, la grande industria, la grande distribuzione e la speculazione finanziaria. Un accordo basato ancora sull’importazione di grano canadese e l’esportazione per il 90% di prodotti agricoli del Centro Nord. Infatti, su circa 50 prodotti alimentari italiani DOP e IGP, solo 5 erano del Sud.
Uno scandalo, ma anche la prova di politiche governative contro il Sud, al di là di qualsiasi retorica elettorale e populista.
Un Mezzogiorno al quale non resta che attuare politiche difensive attraverso la costruzione di reti in grado di promuovere iniziative locali di sviluppo che riguardano non solo le produzioni tipiche, ma anche la vera storia, le tradizioni, la cultura, non potendo contare su media nazionali inaffidabili e su una classe politica sempre più nord-centrica che ha prodotto negli ultimi 25 anni il totale isolamento economico del Sud.
La strategia è stata illustrata da Nicola Manfredelli dell’U.C.I. Basilicata, capofila del Partenariato SPAI (Sviluppo Partecipativo Aree Interne): “Vogliamo approfondire gli aspetti che possono favorire la costruzione di una Rete in grado di essere riferimento concreto e costante di una nuova stagione di rilancio dei territori e delle comunità locali del Sud, contrassegnata, rispetto al passato, da una maggiore efficacia degli interventi e da un maggiore protagonismo delle popolazioni locali”.
La Capitanata, attraverso diversi gruppi facenti capo alla Rete SPAC (Sistema produttivo agro alimentare di Capitanata), ma anche diversi gruppi calabresi e campani, si è dichiarata pronta a confrontarsi nel “Forum Permanente dei Territori” per rafforzare significativamente i processi di partecipazione, di condivisione e di costruzione “dal basso”, delle scelte che riguardano lo sviluppo delle diverse aree del Sud, accettando la sfida che Nicola Manfredelli ha lanciato dalla Basilicata.
La sfida di “organizzare una ‘nuova forma di rappresentanza’, integrata, diversificata e democratica”, appunto assumendo “l’impegno comune e il protagonismo di chi vive ed opera sul territorio, indispensabile per dare nuove prospettive e nuova dignità alle realtà locali, superando il sistema delle sovrastrutture precostituite con la pretesa di imporre dall’alto le scelte che riguardano specifici ambiti e popolazioni”.
E al convegno “La sfida del Sud che fa rete”, organizzato il 18 aprile 2018 presso l’IPSSAR di Potenza, non ha mancato di dare il proprio apporto determinante, di giornalista e scrittore meridionalista, Pino Aprile.
Michele Eugenio Di Carlo
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