Ha suscitato emozione, interesse, ricordi e rimpianti la bella lettera meridiana di Enzo Ficarelli sui 190 compleanni del Teatro Giordano di Foggia. Sia i ricordi che i rimpianti riguardano la profonda trasformazione della piazza su cui sorge il Teatro, da sempre centro di vita pulsante della città.
Una piazza che ospita il riconosciuto tempio della cultura cittadina dovrebbe avere un certo rispetto da parte della città, ma purtroppo le cose non sono andate del tutto così.
Rino Pensato, operatore culturale foggiano da tempo trasferitosi a Bologna, condividendo il post ricorda: “E per un lustro, dal 1965 al 1970, dentro quella storia, ci siamo stati anche noi, “quelli del Teatro Club Foggia”.” Ha proprio ragione il buon Rino: quelli del Teatro Club sono stati i fondatori della cultura moderna a Foggia. Per le loro file sono passati personaggi del calibro di Fernando Di Leo e Nucci Ladogana: è una storia che merita di essere raccontata e spero che un giorno o l’altro lo faremo.
Riferendosi alla fotografia che illustra l’articolo, Pino Ruscitti la colloca negli anni ’30, aggiungendovi un prezioso, struggente ricordo: “All’angolo a sinistra, il banconcino di Francesco Mazzarelli, che preparava acqua, limone e bicarbonato, una bibita frizzante e digestiva, per soli 30 centesimi (6 soldi). Spesso, tenuto per mano da mio padre, lo accompagnavo a bere la sana bevanda.”
Diversi i post che stigmatizzano quanto è accaduto in piazza Battisti con la costruzione del grattacielo, che sovrasta il Giordano, letteralmente incombendo sul povero teatro.
Non è un bel vedere.
A sollevare la questione Carmine Colasante: “A coronamento del peggior periodo della sua storia il teatro, negli anni 50 venne affiancato da un orribile palazzo detto grattacielo. “
Pino Ruscitti mette il dito nella piaga: “Caro Colasante, di quel deturpante scatolone, ne scrissi nella mia breve monografia: “Foggia: il Sipario” edita qualche anno fa. Ma ho continuato a scriverne sovente, unendo il malfatto estetico ad altri, consumati nella nostra città, a vantaggio di una edilizia sfrenata e senza limiti per il rispetto delle poche testimonianze storiche che ci sono rimaste.”
Dello stesso parere Franco Antonucci, ingegnere e urbanista: “Bello l’articolo. Nulla si dice, però, della costruzione a fianco del Teatro di un presunto “grattacielo”… “
L’argomento appassiona non poco amici e lettori di Lettere Meridiane. Nicola Biccari senza mezzi termini definisce la costruzione che si staglia su piazza Battisti “l’orrore” mentre Salvatore Ficarelli ricorda come lo stesso teatro comunale abbia corso seri rischi: “Veramente volevano abbatterlo per costruire un altro grattacielo, la proposta non passò per solo due voti.”
Nel corso dei suoi 190 anni di esistenza, il Teatro di Foggia ne ha viste tante. Di cose belle, ma anche di cose brutte.
È sintomatica, in questo senso, l’immagine che illustra il post: è una cartolina degli anni Sessanta, che come didascalia reca: “Foggia, Piazza Cesare Battisti”. Il grattacielo vi viene mostrato in tutto il suo “splendore”. Viceversa, il glorioso teatro, è relegato ad un lato. La facciata è addirittura tagliata. Come se il fotografo se ne vergognasse.
Ma la cartolina è parecchio indicativa di quale fosse il “senso del bello” nella imprenditoriale e nella opinione pubblica foggiana negli anni Sessanta, quando volgeva al culmine la ricostruzione post-bellica.
[La fotografia di sopra è stata colorizzata utilizzando gli algoritmi di intelligenza artificiale “profonda” di Satoshi Iizuka, Edgar Simo-Serra e Hiroshi Ishikawa (Let there be Color!: Joint End-to-end Learning of Global and Local Image Priors for Automatic Image Colorization with Simultaneous Classification). L’originale qui sotto.]
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Il "grattacielo" in questione fu inaugurato nel 1955. All'epoca era il più alto di Puglia. Ne ho già riferito qualche anno fa proprio su LM.
Cordialmente (Maurizio De Tullio)
Vorrei ricordare quanto sull'argomento scrisse Ugo Jarussi nel 1975 (Foggia, genesi urbanistica,vicende storiche e carattere della città, editoriale Adda, pagg. 140-142):"A Foggia venne invece accettato subito e con entusiasmo il grattacielo di piazza Teatro, dove la grande dimensione viene confusa col monumentale e dove il peso di certi assurdi volumi deriva da cattiva interpretazione del piano di ricostruzione, redatto dal comune di Foggia (1946-1950) in applicazione della legge Ruini. ….. Di tale soluzione si accettò solo il suggerimento relativo alle nuove altezze, senza imposizioni di distanze e senza l'obbligo di particolari tracciati. Oggi un volume incombe sull'altro, nell'angoscia e nel disordinato senso di delirio che una sfrenata corsa al prepotere può suscitare"