Camillo Langone, finissimo polemista, critico spiazzante e mai accomodante, è uno che ama i paradossi. Tanto per dire, si è attirato critiche e querele sostenendo tesi opinabili ma di grande effetto, come la relazione tra calo delle nascite e acculturazione femminile (Togliete i libri alle donne: torneranno a far figli, Libero, 30 novembre 2011) o l’idea che l’evoluzionismo sia una superstizione ottocentesca, e il darwinismo una forma di nichilismo, considerazioni che portarono Piergiorgio Odifreddi a bollarlo come irrecuperabile ignorante.
Si può non essere d’accordo con Langone, ma leggerlo è sempre un piacere e disintossica dalla cazzate che quotidianamente ci ammanniscono i social.
Nella Preghiera di ieri (si chiama così la rubrica che cura per Il Foglio) si è occupato delle polemiche sollevate dai tornelli a Venezia e della richiesta di Reinhold Messner di limitare l’accesso ai passi dolomitici.
Già il titolo è di quelli che fanno saltare sulla sedia: “Se non vi piacciono i tornelli a Venezia visitate Foggia”. E visto che amo più i Fossi di Accadia dei Sassi di Matera, mi punge nel vivo l’occhiello: “Basta coltivare l’orrore per le masse, sentimento necessario per chiunque tenga alla propria singolarità, ed ecco che Reggio Emilia si fa più attraente di Parma e Gravina diventa preferibile a Matera.”
La bellezza di Foggia è il paradosso supremo di Camillo Langone: “Ammetto di essere un privilegiato, un maieuta talmente dotato da poter estrarre qualcosa di bello, o almeno di piacevole, da qualsivoglia località, perfino da Foggia o da Alessandria”.
Potete leggere qui il testo integrale della Preghiera di Langone.
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