La waterloo del lavoro in provincia di Foggia

Di male in peggio. La crisi occupazionale della Capitanata non accenna ad attenuarsi. Il lavoro precipita. Sempre di più. Dall’analisi delle “comunicazioni obbligatorie” (che sarebbero gli avviamenti e le cessazioni quotidianamente registrate dalla banca dati degli uffici provinciali del lavoro) emerge una tendenza al peggioramento rispetto alla situazione già fosca che si era profilata nel mesi più recenti.
I dati più freschi si riferiscono al mese di febbraio 2018 che ha fatto registrare 10.374 assunzioni, 1.565 in meno rispetto a febbraio 2017 ( con un calo di addirittura il 13%). Il 69% delle assunzioni riguarda gli uomini e il 31% le donne.
L’analisi è stata condotta dalla dott.ssa Loredana Nardella, funzionaria dell’Ufficio Politiche del Lavoro che mensilmente pubblica i dati sull’andamento delle comunicazioni obbligatorie sul inFormazione Lavoro, interessante newsletter  dei settori Politiche del Lavoro e Formazione Professionale della Provincia di Foggia (potete scaricare integralmente il numero di marzo cliccando qui).
È significativa la quota del lavoro offerto dalle aziende che operano in provincia di Foggia che viene intercettata da lavoratori non italiani.
Agli stranieri comunitari ed extracomunitari è riservato il 23% degli avviamenti. Di tale quota, il 37% delle assunzioni di stranieri è a favore della comunità rumena.
L’offerta di lavoro si concentra particolarmente nel settore primario. L’agricoltura totalizza il 49% delle assunzioni. Il 22% riguarda i servizi. Il 10% alberghi e ristorazione. Il 7% edilizia. Il 6% commercio. Il 5% industria manifatturiera.
Altro dato inquietante riguarda la scarsa qualità dell’offerta di lavoro. 
Il 59% delle assunzioni riguarda lavoratori privi di qualifica. Questi i titoli di studio: 33% licenza media, 28% diploma di scuola secondaria superiore, 22% qualifica professionale, 11% licenza elementare o nessun titolo di studio, 5% laurea.
L’82% delle assunzioni, pari a 8.501 unità, è stato formalizzato con contratti a tempo determinato, solo il 10% (1.005) riguarda contratti a tempo indeterminato.
Rispetto a febbraio 2017 si rileva un decremento dei contratti a tempo determinato (-13%) e dei contratti a tempo indeterminato (-28%).
La sola voce positiva, purtroppo statisticamente non particolarmente incidente sull’universo totale, riguarda le trasformazioni a tempo indeterminato di contratti a termine, comprese le trasformazioni degli apprendisti: sono state 211, mentre un anno fa se ne contavano 144.
Brutte notizie anche sul fronte dei licenziamenti. Calano le assunzioni e salgono i licenziamenti. Nel mese di febbraio sono cessati 7.617 rapporti di lavoro, il 18% in più rispetto a febbraio 2017. Il 52% delle cessazioni avviene per scadenza contratto. L’agricoltura e i servizi registrano rispettivamente il 39% e il 27% dei rapporti cessati.
I lavoratori cessati ammontano a 6.795 (+18% rispetto a febbraio 2017).
Per dirla in una sola parola, una waterloo.

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Author: Geppe Inserra

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