A volte il rischio di contrarre insidiose malattie professionali si nasconde perino in un tranquillo ed all’apparenza innocuo ufficio.
Se non ci credete, leggete la storia che segua, scritta da Francesco Rollo, un lettore intelligente, attento e appassionato di Lettere Meridiane, che ho avuto modo di apprezzare per l’obiettività con cui guarda ai problemi cittadini. Conoscendo la sua serietà e il suo equilibrio non ho esitato quando ha chiesto al blog di ospitare il racconto della sua dolorosa esperienza personale, che potete leggere di seguito. Non dev’essere stato facile raccontare tanto dolore, per Francesco. Se lo ha fatto, è per senso civico e dovere morale. Nella speranza che, facendo informazione sui rischi messi in evidenza dalla testimonianza di Rollo, storie del genere non si verifichino più. Buona lettura. (g.i.)
Egregia redazione di Lettere Meridiane,
mi chiamo Francesco Rollo e vi ringrazio per aver consentito la pubblicazione della mia esperienza, su una problematica che interessa tutti noi.
Un tempo ero un tecnico riparatore di macchine fotocopiatrici, nel 2000 mi ammalai di un tumore uroteliale, mi fu asportato il rene destro e successivamente anche una parte della vescica dal bravo urologo Prof. Pellegrino di Foggia.
Il successivo contatto con l’oncologo mi mise a conoscenza di un aspetto della malattia che era connessa con l’attività lavorativa svolta, aggiunse anche che avrei vissuto con una spada di Damocle sulla mia testa fissata da un esile filo.
Per non spezzare quel filo era necessario che abbandonassi il lavoro e così feci: inutile raccontarvi le umiliazioni che hanno subito, sia il sottoscritto quarantenne che la mia famiglia.
Una speranza era nell’avere il riconoscimento di malattia professionale ma subito capii che esistevano dei grossi ostacoli, per dimostrare il nesso causale tra malattia e attività lavorativa. Non demorsi e capii che internet era una risorsa per ricavare informazioni preziose, feci un sito internet che mi aiutò moltissimo.
Nel 2006 una Sentenza del Tribunale del Lavoro riconobbe la malattia professionale acquisita connessa con l’attività lavorativa.
Ero convinto che potevano ammalarsi solo i tecnici esposti alle polveri dei toner, ma purtroppo sta capitando anche agli utilizzatori di suddette apparecchiature. Una recente Sentenza della Cassazione, risarcisce gli eredi di una persona deceduta con la leucemia, connessa con l’utilizzo delle fotocopiatrici, nel web ne parlano siti di Legali e su questo link hanno fatto anche un filmato in merito: https://www.youtube.com/watch?v=ua8fIHBRHGQ
Altro risarcimento segnalato nel web è un problema allergico e a parlarne è un Patronato del Lavoro: http://www.abruzzolive.it/?p=34717
Tutti i materiali utilizzati dalle fotocopiatrici sono corredati da schede di sicurezza, compreso i toner.
Qua incominciano già ad esserci delle anomalie in quanto, non dichiarano correttamente quanto contenuto, riportando indicazioni sommarie e generiche sulle sostanze utilizzate, come confidenziale, segreto commerciale eccetera.
Inoltre, basta digitare in Immagini di un qualsiasi motore di ricerca nel web le seguenti parole in inglese “Contents partially Unknow” che appaiono immagini di toner e altri prodotti utilizzati dalle fotocopiatrici (developer o starter o sviluppatori), che in alcuni stati esteri sulle loro confezioni riportano quella indicazione.
Tra le curiosità anche lo scrittore Saviano nel suo libro Gomorra, a pagina 314 della prima edizione descrive nel seguente modo i toner esausti o di scarto:
“Ci sono anche i toner delle stampanti ad ammorbare la terra, come scoperto dall’operazione del 2006 “Madre Terra” coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Tra Villa Literno, Castelvolturno e San Tammaro, i toner delle stampanti d’ufficio della Toscana e della Lombardia venivano sversati di notte da camion che ufficialmente trasportavano compost, un tipo di concime. L’odore era acido e forte, ed esplodeva ogni volta che pioveva. Le terre erano cariche di cromo esavalente. Se inalato, si fissa nei globuli rossi e nei capelli e provoca ulcere, difficoltà respiratorie, problemi renali e cancro ai polmoni”.
Ora mi direte, ma sono apparecchiature indispensabili, che cosa possiamo fare?
È indispensabile che l’ambiente ove sono poste siano isolate da postazioni lavorative e che abbiano un ricambio continuo dell’aria e, bisogna porre estrema cautela con guanti e mascherine idonee, nelle operazioni di ricarica dei toner e o eventuali rimozioni di carta inceppata. Vedo spesso sbattere sportelli, anche quando si ricarica la carta, ciò permette la volatilità delle polveri di toner che sono estremamente sottili.
A questo link potete trovare se interessati , studi scientifici connessi:
https://www.nano-control.org/wp-content/uploads/2017/11/171130-nC-Studienliste.pdf
Saluti, Francesco Rollo
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