Uno sgambetto in piena regola, anzi un vero e proprio siluro, quello lanciato oggi dalla redazione barese di Repubblica ai foggiani e ai dauni che credono nell’aeroporto Gino Lisa e nelle sue possibilità di riscatto.
Allo scalo foggiano, le pagine dell’edizione barese del quotidiano dedicano nientemeno che l’apertura, con un titolo che è tutto un programma: “Zero voli, 5 dipendenti e 58 milioni quanto costa uno scalo fantasma”. Il sottotitolo chiarisce che il bersaglio non è soltanto l’aeroporto “fantasma” Gino Lisa, ma pure la decisione della Regione di mettere in rete i quattro scali pugliesi: “L’esempio di Foggia e il nuovo piano della Regione: solo 278 passeggeri su aerei privati.”
Evidentemente, a qualcuno infastidisce la scelta regionale degli aeroporti in rete che, in prospettiva, potrebbero far dirottare verso gli scali più “deboli”, i profitti generati da quelli più forti.
L’articolo, firmato da Antonello Cassano, è sostanzialmente corretto, ma piuttosto ideologico.
La tesi di fondo è che il Gino Lisa è inutile e quindi divora inutilmente soldi pubblici. Però, leggendo l’articolo si apprende che i 58 milioni “sparati” nel titolo non sono poi tantissimi, o quello spreco di risorse pubbliche si si vuol far credere. Sono stati spesi nell’arco di vent’anni, e non riguardano soltanto le spese di gestione, ma anche gli investimenti infrastrutturali e i costi di promozione dei voli (18 milioni) di linea affidati alla MyAir e alla Darwin. “Tutte e due le compagnie sono fallite”, scrive Cassano, quasi a lasciar intendere che il fallimento sia stato provocato dai voli da e per il Gino Lisa.
La verità, sottaciuta da Repubblica, è che i voli andarono piuttosto bene, e vi fu una risposta positiva da parte del bacino di utenza foggiano.
Altro bersaglio del siluro lanciato dal quotidiano è l’allungamento della pista, che nell’articolo viene messo in relazione esclusivamente agli eventuali voli di linea, e non all’obiettivo più importante e qualificante che viene perseguito dalla riqualificazione della pista: la possibilità di utilizzarla per i voli charter turistici da e per il Gargano.
È un dato di fatto che l’economia turistica del Gargano è stata pesantemente danneggiata dalla mancanza di uno scalo aeroportuale efficiente. Vieste dista da Bari circa 200 chilometri, Peschici e Rodi ancora di più. Ma tutto questo Cassano non lo sa. O lo dimentica.
Per il giornalista di Repubblica, l’idea che il Lisa sia un aeroporto attrezzato ed efficiente è solo uno sogno “che i foggiani inseguono da decenni, senza risultati. Anzi con un risultato evidente: le vagonate di milioni di euro pubblici spese per tenere acceso e vivo questo desiderio che pare irrealizzabile. Non per mancanza di volontà ma per decisione del mercato.”
Nell’articolo vengono ricordate le molte disavventure che hanno punteggiato negli ultimi decenni la vita dell’aeroporto, e gli sforzi di tenerlo aperto: dal fallimento della Federico II Airways, la compagnia aerea voluta dall’amministrazione comunale e finanziata con soldi delle aziende municipalizzate, alla scelta dell’Alidaunia di utilizzare il suo eliporto e non la pista aeroportuale per l’atterraggio e il decollo degli elicotteri che collegano Foggia a Tremiti.
Una bocciatura su tutta la linea, e senza appello, quella decretata dalla Repubblica barese.
Che dice molte cose vere e sensate, ma tralascia del tutto la questione di fondo: senza aeroporto, il turismo garganico muore. Che fare?
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