I Monti Dauni si spengono. Nel silenzio e nella rassegnazione.

Il vero dramma che si sta consumando nei Monti Dauni non sta soltanto nell’efferato scippo delle royalties del metano incassate dalle Regione, elargite a comuni in cui non insistono i pozzi, ma nell’imbarazzante silenzio istituzionale e politico che si consuma attorno a questa vicenda, e che vede lasciati completamente a se stessi i sindaci dei sette comuni dauni beffati dall’ingiusto provvedimento regionale .
La rabbia e l’indignazione degli amministratori e dei cittadini monta sul social, ma resta confinata dagli algoritmi che regolano la distribuzione e la diffusione delle notizie a pochi addetti ai lavori. 
Non è poca cosa. È anche questo il prezzo che le aree interne pagano alla distruzione degli enti intermedi. Prima i Monti Dauni potevano contare, se non altro, su due Comunità Montane e su una cospicua rappresentanza in Consiglio Provinciale.
Le Comunità Montane sono state cancellate dalla Regione Puglia, mentre la riforma delle Province e del suo sistema elettorale, fondato rigorosamente su base demografica, rende quasi impossibile la presenza a Palazzo Dogana di rappresentanti dei comuni subappenninici, nonostante che gran parte dei servizi provinciali, come la viabilità e la difesa del suolo, si rivolgano alle aree interne.
Un cittadino di Faeto vale all’incirca un terzo di un cittadino foggiano.
È un paradosso, è il prezzo (salato) che la democrazia e la rappresentanza popolare stanno pagando alla furia delle diverse spending review e ad un riformismo miope e malaccorto, che ha finito col gettar via, assieme all’acqua sporca, anche il bambino.

La distanza tra le aree interne e il resto della Regione Puglia è aumentata, e l’incredibile provvedimento delle Regione che toglie alle aree deboli per darle a quelle più ricche, lo certifica in maniera impietosa e cruda.
Ai sindaci non resta che il social per cercare di farsi sentire.
Quei soldi sono nostri e devono essere spesi nei nostri comuni, è il motivo che si sente ripetere, nel diversi interventi.
Non le manda a dire Nicola Gatta, sindaco bipartizan di Candela (fu il solo candidato nella ultima competizione elettorale, sostenuto praticamente da tutta la cittadinanza). È stato lui il promotore della riunione dei sindaci che ha dato il là alla protesta.
“La Regione Puglia – ha scritto sul suo profilo fb – stanzia 23,5 Milioni di euro di risorse derivanti dai nostri giacimenti metaniferi per finanziare altri territori.
Si preferisce dare i nostri soldi a tre comuni in cambio della disponibilità ad ospitare nuovi centri di accoglienza per immigrati.
Si preferisce finanziare la sola Massafra , città del dimissionario Assessore Mazzarano (che è stato anche il promotore della delibera regionale, n.d.r.) per 6.000.000 di euro e oltre al danno la beffa, non si finanzia l’aeroporto G. Lisa di Foggia, ma bensì quello di Grottaglie.
Chiediamo l’annullamento della Deliberazione Regionale n.444 del 20.03.2018 e l’utilizzo dei fondi nei nostri territori, altrimenti saremo costretti ad azioni di protesta. Ma la volete capire una volta per tutte che dobbiamo dare un futuro alle nostre comunità e una speranza occupazionale ai nostri giovani!!”
Più chiaro di così….
Gatta è un sindaco che non disdegna la produzione di energia nel territorio del suo comune, ritenendola volano di iniziative industriali e produttive. A maggior ragione, certi sgambetti sono uno schiaffo agli amministratori, al territorio, alla cittadinanza.
Tra i sindaci più attivi c’è quello di Biccari, Gianfilippo Mignogna, che riflette sull’accaduto sul suo blog melascrivo.it: “Ancora una volta, come accade già per l’energia eolica, le ricchezze prodotte nella nostra Area Interna sono destinate ad altri beneficiari scelti, peraltro, con procedure tutt’altro che trasparenti ed imparziali, nell’ambito di procedure negoziate collegate all’accoglienza degli immigrati in una sorta di scambio di favori con la Regione.
Si perpetua, pertanto, il paradosso dei Monti Dauni che continuano ad essere uno dei territori energeticamente più produttivi, ma al tempo stesso anche uno dei più poveri d’Italia, evidentemente a causa di scelte politiche penalizzanti e sbagliate, proprio come quest’ultima della Giunta Emiliano.
Un vero e proprio sfruttamento per la nostra Terra che subisce gli impatti ambientali dell’estrazione degli idrocarburi, mentre altri godono delle relative royalties. Con scelte del genere è evidente che le aree più deboli come la nostra non sono solo penalizzate, ma anche umiliate e condannate definitivamente alla marginalità ed allo spopolamento, visto che non riescono ad ottenere risorse neanche quando le … producono.”
Tra i commenti dei diversi cittadini che stigmatizzano il comportamento della Giunta Regionale mi è particolarmente piaciuto quello di Michele Del Giudice, che mette il dito nella piaga, evidenziando lo scarso peso politico della classe dirigente foggiana, ma anche la necessità di una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini subppennininici: “Io credo che il territorio dei Monti Dauni paghi per una concezione ancora individualistica dei suoi abitanti: i Monti Dauni separati dal Gargano separato dalla zona costiera e dalla Capitanata. Ognuno per proprio conto. Il Salento ha la forza dell’unità! Relativamente ai Monti Dauni io sento la voce di Gianfilippo Mignogna e di Lucilla Parisi. Non sento voci dei rappresentanti istituzionali della provincia tutta. “Pare che i due assessori regionali foggiani, Raffaele Piemontese e Leonardo Di Gioia abbiano preso le distanze dal provvedimento di Giunta della Regione”!!! Mi sembra abbastanza poco, no? Caro Gianfilippo, visto che hai le spalle abbastanza forti per caricarti dei gravosi pesi, prendi tu una grande iniziativa per i Monti Dauni, attorniati di gente attiva, circondati dei pochi ma validi giovani rimasti e progetta qualcosa di dirompente che faccia “rumore”, grande rumore! Vedrai che tanti si risveglieranno dal torpore che la politica del nostro territorio li ha (intenzionalmente?) relegati.”
Chiamata in causa da Del Giudice non si fa attendere la risposta di Lucilla Parisi, battagliera sindaca di Roseto Valfortore paese recentemente assurto agli onori delle cronache di Striscia La Notizia, per la situazione di degrado drammatico in cui versano le sue strade: “Sono parole sacrosante, Michele. Sto gridando da diverso tempo a squarciagola di fare qualcosa insieme che faccia rumore ma tanto. Ormai i reclami e le sollecitazioni cosiddette istituzionali non li ascolta nessuno e neppure si degnano di fermarsi un attimo a riflettere sul sanno che ci stanno e si stanno provocando. Non sto incontrando, purtroppo, grande entusiasmo o appoggio in questo, cosa che ho notato quando abbiamo fatto il consiglio comunale sulla strada. Presenti pochissimi sindaci dei monti dauni. Io non mi arrenderò ma mi auguro di essere appoggiata in queste battaglie che sono indispensabili per la nostra sopravvivenza. Grazie per il tuo sostegno, Michele.”
Ma l’impressione è che, al di là delle prese di posizione, e del grido di dolore che da più parti si è levato per questo ennesimo scippo perpetrato ai danni dei Monti Duni, la tensione e l’attenzione dell’opinione pubblica restino bassine.
Forse sta subentrando la rassegnazione.
[La foto che illustra il post è di Silvia Badriotto]

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “I Monti Dauni si spengono. Nel silenzio e nella rassegnazione.

  1. Se la classe politica che abita il Subappennino non riesce, e non da adesso, a mobilitare intorno a sé la popolazione, anche con azioni mediaticamente eclatanti, non sarà perché è una classe poco credibile e…ripetente?

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