Massimo Corsi e Mario Biccari |
I protagonisti di questa storia non ci sono più, e con la loro uscita di scena, sembra proprio che si chiuda per sempre una pagina della storia migliore di Foggia: quella Foggia dove ci si conosceva un po’ tutti, e si sorrideva. Dove si facevano scherzi anche pesanti, senza che la vittima portasse rancore. Una città a misura d’uomo o quasi, nella quale si viveva non bene, ma almeno serenamente.
L’autore, Massimo Corsi, è scomparso ieri, lasciando gli amici di facebook un laconico messaggio, del tutto in linea con la sobrietà e la signorilità che lo ha contraddistinto in vita: “A tutti gli amici il mio ultimo caro saluto. Ciao.”
Era un personaggio molto noto, a Foggia, dove aveva operato nel settore dei bar e della ristorazione. Aveva gestito per diversi anni il Bar della Stazione, prima di trasferirsi con la sua famiglia al nord, a Rimini. Massimo raccontò questa storia agli amici e lettori di Lettere Meridiane, grazie ad Antonio Basta, che la raccolse e me la girò. La scrisse qualche giorno dopo la scomparsa di un altro epigono di quella Foggia che sorrideva Mario Biccari, un uomo di sport che ha dato il cuore e l’anima per educare al calcio torme di ragazzini foggiani, infondendo loro i valori della lealtà, del coraggio, dello sport. Proprio a questi valori, messi in dubbio da uno scherzo da bar, si riferisce lo struggente racconto-ricordo di Massimo Corsi. Ne fu teatro non un bar qualsiasi, ma quel leggendario bar Luisini di cui prima o poi bisognerà raccontare la storia perché custodisce personaggi, memorie e tanti ricordi, di questa Foggia che fu, di questo calcio di periferia che fu.
Ma senza il conforto di persone come Massimo e Mario, sarà davvero difficile sorridere ancora…
Devo precisare che più che un
ricordo è la storia di uno scherzo che con la complicità di due altre persone
feci, all’incirca negli anni 87/88, al buon Mario.
ragazzo avevo avuto qualche rapporto con il suo amico Renzo Maiorana, che era
nella Polfer mentre mio padre gestiva il Buffet della Stazione, ma niente di
preciso, anche perché a 14 anni me ne andai da Foggia, salvo ritornare circa 4
anni dopo.
frequentare il Bar Luisini e con il titolare Attilio ero in rapporti di
amicizia e un giorno questi mi chiese se avevo voglia di seguire la squadra di
calcio che aveva messo insieme per partecipare ad un torneo al campo di San
Ciro riservato ai ragazzi fino a 13/14 anni, non ricordo con precisione.
insieme all’amico Lello Pilotti cercai di fare di questa banda di ragazzini una
squadra di calcio o qualcosa di simile, e devo dire che venne fuori qualcosa di
buono, con l’amico Lello che di calcio era praticamente all’oscuro, ma
conosceva bene l’ambiente e ci sapeva veramente fare con i ragazzi e con le
pubbliche relazioni.
partecipava anche una squadra di Mario, anzi era la favorita, ma quando
arrivammo allo scontro diretto avvenne un fatto assolutamente non previsto:
vincemmo noi!!!
portammo i ragazzi al Bar Luisini per festeggiare e dopo qualche minuto arrivò
anche il buon Mario che quando ci vide, gentilissimo ed educatissimo, si
avvicinò per farci i complimenti. “ Siete stati bravissimi, non mi avete fatto capire niente, avete
risposto ad ogni mio tentativo di riprendere in mano la partita” e via così,
sempre con estrema civiltà.
entrare nel bar l’arbitro, non ricordo il nome, ma lo conoscevo come cliente
abituale, e d’improvviso, mi venne in mente un’idea balzana. Feci segno
all’arbitro di unirsi a noi e non appena si fu avvicinato dissi al mio amico: “ Lello, hai quelle
centomila lire che ti avevo chiesto di farti dare da Luisini?” Capita al volo
la cosa, senza batter ciglio, il mio amico cavò di tasca un biglietto da
centomila, me lo allungò ed io, con la massima serietà, lo girai immediatamente, proprio davanti a Mario, all’arbitro dicendo: “Questo è quanto
avevamo stabilito e la per la prossima volta ci metteremo d’accordo”.
incassò e rispose: “Grazie, alla prossima”.
urlo seguito da un balbettio confuso: “ Vi siete comprato l’arbitro,
delinquenti, io vi denuncio tutti e tre, anzi quattro, anche Attilio”, e fu preso
da tremito al punto che sembrava sull’orlo di una vera e propria crisi
epilettica.
scherzo era andato oltre le previsioni, lo mettemmo a sedere e cercammo di
tranquillizzarlo spiegandogli che era stato solo uno stupido scherzo, gli
facemmo bere un po’ d’acqua e finalmente si calmò.
una risata collettiva e devo dire che Mario non se la prese più di tanto. Alla
fine il Torneo lo vinse la sua squadra, tutti gli facemmo i complimenti e in seguito le poche volte che capitò di
incontrarci era proprio lui a scherzare sulle famose centomila lire
all’arbitro.
Massimo Corsi
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