Ho avuto il privilegio di essere amico, compagno e collega di Salvatore Castrignano. Mi mancheranno moltissimo i nostri incontri, le nostre telefonate, i nostri “tavoli”, che inevitabilmente si concludevano con un nuovo progetto, e con la reciproca promessa di un altro tratto di strada da fare insieme.
È andata così anche l’ultima volta che ci siamo sentiti, dopo la presentazione a Manfredonia del libro Bandiere e primavere, cui ha affidato le sue memorie ed il suo testamento spirituale. Come spesso succedeva quando pubblicavamo articoli d’interesse comune, ce li sottoponevano reciprocamente prima della pubblicazione. Gli avevo chiesto un parere sulla recensione del libro, ci eravamo lasciati con l’intesa di risentirci a breve per combinare la presentazione a Foggia.
Presentazione che bisognerà organizzare, a maggior ragione adesso che Salvatore ha imboccato un altro Sentiero. Bisognerà farlo perché la sua testimonianza è un’eredità preziosa, da custodire con affetto, da indicare a quelli che verranno come modello da imitare, come patrimonio da non disperdere.
Con lui se ne va una delle più lucide intelligenze della Capitanata, uno dei più significativi esponenti di una classe dirigente e sindacale che ha promosso e governato l’ultima stagione dello sviluppo industriale, prima che la crisi desertificasse o quasi l’apparato produttivo, e radesse al suolo le speranze di una intera generazione.
Stamattina in chiesa, suo figlio Francesco ha ricordato le molte stagioni che hanno punteggiato la sua esistenza terrena. E nello stesso tempo ha sottolineato come in Salvatore la dimensione personale e quella collettiva fossero una cosa sola: entrambe spese per il bene comune, e mai per quello “particolare”.
Le sue diverse dimensioni (il diligente amministratore locale che fu consigliere assessore a Manfredonia, il dirigente sindacale che guidò la Cgil sipontina e fu segretario provinciale, il public servant che è stato, alla Provincia, magna pars della progettualità dell’area vasta lasciando una dotazione di progetti su cui ancora si misurano le opzioni di sviluppo dei prossimi anni, l’intelligente funzionario del Centro per l’Impiego, l’illuminato esponente della società civile che ha promosso e guidato in quel di Manfredonia Lavoro & Welfare) si compenetrano e si fondono in una sola: la tenace, appassionata, irrevocabile passione per il territorio, inteso non soltanto come entità geografica ma anche, e soprattutto, come capitale sociale e umano.
Impareggiabile architetto di alcune criticissime fasi di transizione, come il complesso percorso che dalla chiusura dell’Enichem portò al contratto d’area di Manfredonia, Salvatore Castrignano, inguaribile ottimista, è stato un paziente, laborioso, instancabile tessitore di reti. Importanti, indimenticabili quelle che lavorando fianco a fianco alla Provincia, abbiamo intrecciato insieme, nodo dopo nodo, dovendo spesso confrontarci con scetticismi di varia estrazione, ma che hanno implementato una idea diversa delle politiche attive del lavoro, grazie alla intuizione profonda di Castrignano, che il lavoro non piove dal cielo né arriva per decreto legge, ma va costruito creando sul territorio l’humus favorevole, tutti insieme: istituzioni, imprese, sindacato, lavoratori.
Mi mancherà moltissimo, Salvatore. Ma mancherà soprattutto alla sua Manfredonia, alla Capitanata.
Addio, amico mio, mio compagno.
Geppe Inserra
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