Dov’è finita la sinistra? Alla debacle del Partito Democratico si accompagna il mancato decollo di Liberi e Uguali, che a stento raggiunge il quorum. È evidente che i voti di operai, insegnanti, lavoratori e degli altri ceti che una volta si ritenevano rappresentati dalla sinistra, e la votavano, hanno preso altre direzioni. Quali?
Per saperlo, e per cercare di scongiurare una emorragia in fondo annunciata, sarebbe forse bastato leggere un libro uscito cinque anni fa. Importante allora, per le scomode verità che rivelava, ma addirittura profetico oggi. Un libro che racconta di malesseri, delusioni, disillusioni che sono state largamente sottovalutate. E che hanno innescato la disfatta. Lettere Meridiane ne parlò cinque anni fa. Ed è strano rendersi conto di come la sofferta analisi di Domenico De Santis, che ne è l’autore, sia straordinariamente attuale ancora oggi.
Rileggetelo, qui sotto.
La sinistra che vota Grillo è la storia di una campagna elettorale. Quella conclusasi il 22 febbraio 2013, alla vigilia di un voto che ha consegnato alla storia il fenomenale exploit elettorale del M5S. L’autore, Domenico De Santis, l’ha scritta di getto, appena concluso lo scrutinio che ha segnato uno dei più amari risultati per il Pd. Ha scritto per capire, e per far capire.
Edito da Caratterimobili di Bari, il libro – che presenta una molto stimolante e intelligente prefazione di Peppino Caldarola – si è rivelato un insospettabile successo editoriale: decine di migliaia di copie vendute, e fino ad oggi la bellezza di 83 presentazioni su e giù, per tutta l’Italia. Segno che a voler capire quel che è successo non è soltanto De Santis, ma un po’ tutta la sinistra: quella che non ha votato per Grillo e che è rimasta annichilita dal risultato elettorale, ma anche quella che l’ha votato, e che forse oggi si chiede perché, e soprattutto dove si va.
Molte delle risposte arrivano proprio dal libro, la cui maggiore originalità sta nella forma. De Santis lo ha scritto sotto forma di colloqui, quelli che, come militante militante del Pd, ha tenuto con decine di elettori nel tentativo, rimasto spesso frustrato, di convincerli a votare per Bersani e la sua coalizione. Il dialogo è un’antica forma di scrittura filosofica. Si dice fosse quella preferita da Socrate (che non ha lasciato scritti, però) per l’esercizio della sua arte maieutica. Il filosofo, interrogando e interrogandosi, tirava fuori dalla conversazione con l’altro, spunti di verità.
Ma la vera sorpresa de La sinistra che vota Grillo è che il maieuta non è l’autore, bensì i tanti interlocutori incontrati durante la campagna elettorale, che pongono a Domenico tanti interrogativi, tante domande cui né il programma elettorale, né le strategie di comunicazione elettorali del Pd sono riusciti a dare risposta. Siete come gli altri, è l’accusa che più frequentemente riecheggia nel viaggio dell’autore. La diversità che una volta contraddistingueva la sinistra sembra essere un ricordo del passato. Ma il futuro è gravido di incertezze.
Ho presentato il libro alla presenza di De Santis domenica mattina, nell’assolata villa comunale di Cerignola che ospitava la festa democratica. La conversazione – ed è questa la prima sorpresa – è stata seguita da un pubblico tanto folto quanto attento. È il segno che Domenico ha messo, come si usa dire, il dito nella piaga: il suo libro smuove un diffuso desiderio di tornare a parlare e ad incontrarsi, forse di riflettere insieme da parte della “due sinistre”, quella che ha votato ortodossamente, e quella che ha fatto lo sgambetto a Bersani.
Chiedo a Domenico di tornare indietro con la memoria a quel fatidico 25 febbraio, ad urne ancora aperte. Se ti avessero domandato allora un pronostico, che avresti risposto? “Nonostante le molte, tangibili difficoltà emerse durante la campagna elettorale, avrei dato per scontata la nostra vittoria, ma le cose non sono andate così. Il desiderio di scrivere il libro è nato non appena ho appreso il risultato elettorale. Mi sono detto: questa volta non possiamo dare la colpa agli altri. Non possiamo dire che la colpa è degli italiani che non pagano le tasse e per questo votano per il centrodestra. Questa volta la colpa è nostra…”
Nel corso del suo viaggio elettorale, Domenico incontra tante persone, che parlano dei loro problemi, delle loro vite. La sensazione è che il Pd, la sinistra tradizionale abbiano proprio perduto il contatto con la gente, il senso della realtà e che stia proprio in questo la differenza con l’altra sinistra, quella che ha votato per il comico genovese.
“Basta sfogliare i i giornali per rendersi conto di questo drammatico distacco – incalza De Santis – i lavoratori perdono il posto di lavoro, i disoccupati non riescono a trovarlo. Ci si aspetterebbe che la sinistra si faccia carico di questi problemi, che metta il lavoro al centro della sua proposta politica. Invece i nostri problemi di oggi riguardano se alle primarie voteranno gli iscritti o tutti, o l’eventuale salvacondotto a Berlusconi.”
Domenico sintetizza il malessere della sinistra con una metafora che trascina gli applausi del pubblico: “troppi esponenti della sinistra fanno la coda per andare a porta a porta, ma hanno dimenticato come si fa il porta a porta (la tecnica di propaganda che fece del Pci un grande partito popolare, n.d.r.)“.
Ma come può la sinistra riprendersi i voti finiti a Grillo? De Santis non ha dubbi: “Non demonizzando quelli che hanno votato il M5S, ma confrontandosi schiettamente con loro, con le loro idee, con le loro proposte, tornando alla politica, ma alla politica vera.”
Sì, la chiave di volta per riconquistare il popolo della sinistra che ha voltato le spalle al Pd potrebbe essere proprio questa: tornare alla politica vera, e bella, come quella rappresentata da Domenico De Santis, che senza camper e senza grancasse mediatiche sta girando l’Italia, per cercare di capire, per cercare di far capire.
(pubblicato il 3 settembre 2013)
Geppe Inserra
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