Storie di cartiera: quel dirigente che scelse Foggia e tifava per l’Incedit

Pasquale Antonucci

Presentando il bel libro di Mara Cinquepalmi Donne di Carta, Linda Giuva auspica che la ricerca della scrittrice giornalista foggiana possa rappresentare l’inizio di un progressivo dissodamento del terreno della memoria, riportando alla luce storie, personaggi, eventi a rischio d’oblio.
Ed è proprio in questa direzione che il libro si sta incamminando. Perché un libro non si scrive, né si pubblica e basta: leggendolo, presentandolo, ragionandovi, può fecondare e suscitare nuova memoria.
Avevo invitato l’amico Franco Antonucci all’evento della scorsa settimana, in cui con l’Auser, Spi Cgil, Cgil e Slc Cgil abbiamo presentato la preziosa ricerca condotta da Mara Cinquepalmi.
Non sapevo che fosse così legata alla storia della Cartiera la “foggianità” di Franco, che ha risposto all’invito regalando ad amici e lettori di Lettere Meridiane i ricordi personali che seguono. Racconto di una Foggia che forse non c’è più, ma che conferma come il lavoro sia un elemento costitutivo e sostanziale della dimensione comunitaria di una città, della sua storia collettiva (g.i.).

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Pasquale Antonucci, mio Padre, romano, appena laureato in ingegneria, era stato assunto alla sede centrale del Poligrafico dello Stato in Roma.
Fu mandato per alcuni mesi in missione a Foggia, dove era stata costruita una nuova Cartiera. Il suo compito era quello di dover seguire alcune procedure allora ritenute innovative.
Evidentemente mio Padre se la cavava bene, per cui gli proposero di restare a Foggia nella direzione tecnica del nuovo stabilimento, che, come detto, era allora un sito di sperimentazione soprattutto nel settore della cellulosa.
Mio Padre ha accettato con entusiasmo proprio perché era attirato dalla novità. Pochi conoscono, oggi, l’importanza che a quel tempo aveva la Cartiera di Foggia e il prezioso libro di Mara Cinquepalmi offre un importante contributo alla sua riscoperta.
Come ti ho raccontato tempo fa (potete leggere qui quei ricordi), mia Madre non era altrettanto entusiasta di lasciare Roma, però presto si è ambientata ed affezionata a Foggia e ai Foggiani.

Mio Padre era comunque rimasto legato al suo tifo per la Roma, e in questo aveva influenzato anche noi figli (ancora oggi cerco di sapere subito cosa ha fatto la Roma). Come suo secondo e grande amore, c’era l’Incedit (la forte squadra di calcio della Cartiera, n.d.r.).
Quando c’è stata la fusione con la squadra del Foggia, mio Padre l’ha presa male e tendeva ad essere critico nei riguardi del Foggia, ma poi piano piano ha amato la squadra del Foggia e Foggia città.
Mio Padre era un uomo vecchio stampo, tutto d’un pezzo. Ci ha inculcato il senso della correttezza e rispetto per gli altri.
Mia Madre e mio Padre, inizialmente romani schizzinosi, sono diventati di cuore foggiano, non allontanandosi più da Foggia.
Sono morti a Foggia.
La piccola storia di mia Madre e mio Padre, romafoggiani, la dice lunga sulla città di Foggia bella/brutta, in termini, viceversa, di città “bella dove vivere”.
Eustacchiofranco Antonucci

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Author: Geppe Inserra

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