Le reazioni alla denuncia di Lettere Meridiane sulla Puglia monca, che emergeva dal servizio sulla BIT di Milano mandato in onda da Unomattina, che ha totalmente escluso il Gargano e la Capitanata, possono suddividersi grossomodo in due diverse, e opposte, correnti di pensiero.
Per utilizzare una metafora cara a Umberto Eco, agli apocalittici, che levano il loro grido di dolore e puntano il dito contro la Regione Puglia matrigna, si contrappongono gli integrati, quelli per cui la colpa è sempre e comunque nostra, e nella fattispecie degli imprenditori turistici garganici, la cui presenza a importanti vetrice come la Bit è marginale.
Hanno ragione gli uni e gli altri. E qui sta il bello, anzi il brutto: più che litigare e contrapporsi, sarebbe forse il caso di cercare una sintesi, di tentare di capire, semmai facendosi guidare dalla memoria e dalla storia, che sono sempre maestre di vita.
Che le politiche di marketing territoriale messe in campo dalla Regione Puglia abbiano storicamente penalizzato la parte settentrionale del Tacco dello Stivale è un dato di fatto. Nell’era di Fitto la Capitanata semplicemente non esisteva. I successivi governi di centrosinistra hanno cercato di riequilibrare la situazione, riuscendoci solo in minima parte.
Bisogna però ricordare che quando governava Fitto, la Puglia turistica coincideva praticamente soltanto col Gargano. Il fenomeno Salento ancora non esisteva, o muoveva i suoi primi passi, e poteva avere una logica puntare su aree turisticamente più deboli.
La situazione odierna è più omogenea. Per fortuna, la Puglia bella è stata scoperta in ogni suo anfratto, grazie anche alle intelligenti politiche di marketing poste in essere da istituzioni non prettamente turistiche, come l’Apulia Film Commission.
Resta però molto difficile declinare una immagine unitaria di una regione che non a caso, storicamente è stata più Puglie che non Puglia, con quel toponimo al plurale che da un lato certifica l’intrinseca diversità dei suoi territori, dall’altro li espone fatalmente al rischio di localismi, municipalismi, quando non ad un’aperta competizione tra le diverse “Puglie”.
La Regione avrebbe dovuto svolgere un ruolo regolatore che, con tutta la buona volontà, non mi sembra sia riuscita ad esprimere mai con la necessaria efficacia. Si va avanti a strappi, colpi di mano, furbizie.
D’altra parte non si può dare torto a chi lamenta lo scarso protagonismo della Capitanata. È vero, per esempio, che alla Bit di operatori della provincia di Foggia se ne vedono pochi, ed in numero certamente meno significativo rispetto a quello delle altre “Puglie” concorrenti.
Eppure, una volta, non era così. La promozione turistica pugliese è stata inventata nel Gargano. Come non ricordare personaggi della statura di Michele Di Marca, proprietario dell’Hotel Pizzomunno e per alcuni anni presidente della Comunità Montana del Gargano, istituzione che ha svolto un ruolo decisiva nella promozione turistica della Montagna del Sole? Di Marca è stato tra i pochissimi esempi di imprenditori illuminati che non esitavano a “metterci la faccia”, anche nel governo della cosa pubblica. Come non ricordare amministratori provinciali o comunali come Matteo Fusilli e Nino Grana? Come dimenticare il ruolo strategico svolto dalle Aziende autonome di soggiorno e turismo del Gargano, in particolare quelle di Manfredonia e Vieste, guidate da Vincenzo D’Onofrio?
Cosa è cambiato?
La differenza sostanziale tra allora e oggi sta nel fatto che è del tutto saltato quel livello intermedio del territorio che alla Capitanata, data la sua natura di provincia-Regione o se preferite di naturale area vasta, serve come il pane. Non esiste più la Provincia. Non esistono più le Comunità Montane. Non esistono più le Aziende di Soggiorno e Turismo.
Le menti illuminate della Capitanata dovrebbe riflettere con maggior ponderazione su quanto salato sia stato il prezzo pagato dalla provincia di Foggia, ad una pseudo semplificazione amministrativa, che ha mortificato le autonomie e penalizzato le zone più periferiche rispetto ai livelli centrali di governo.
Però anche i dauni hanno le loro responsabilità: prima tra tutte quella di sentirsi assai poco dauni (e foggiani) e assai di più sipontini, cerignolani, sanseveresi, garganici, lucerini e così via dicendo.
Qualche giorno fa, un lettore si è lamentato per l’articolo di Lettere Meridiane firmato da Maurizio De Tullio sui “foggiani a Sanremo”, sostenendo che è un falso sostenere che cantanti come Nicola Di Bari, Raf e siano foggiani. Verissimo, visto che sono nati rispettivamente a Zapponeta e a Margherita di Savoia, ma il termine “foggiano” era stato usato estensivamente ad indicare “nato in provincia di Foggia”.
L’anonimo lettore che ha formulato il rilievo ha prodotto, nel confronto che ne è seguito (e che potete leggere qui, alla fine dell’articolo), apprezzabili ed interessanti motivazioni, di natura sia geografica che culturale. La divergenza resta però indicativa della difficoltà di riconoscere il ruolo di Foggia capoluogo da parte di chi non vi risiede o, ancora più precisamente, di sentirsi cittadini di una provincia il cui capoluogo è Foggia.
Se il resto della provincia fa fatica a identificarsi in Foggia capoluogo, tanti foggiani si sentono assai poco dauni, come sottolineava qualche giorno fa l’editore di Manfredonia, Andrea Pacilli, in un interessante dibattito svoltosi a Parcocittà per la presentazione del bel libro di Matteo Pazienza, il cui titolo è già di per sé un’analisi, una tesi, qualcosa su cui riflettere: Forse Foggia non è il Paradiso. [Libro di cui vi parlerò diffusamente nei prossimi giorni].
Non riuscire a sentirsi neanche Daunia nelle Puglie, ovvero non sentirsi parte di una stessa terra, di una stessa comunità, in una regione plurale e caratterizzata da una vivace competizione tra i suoi diversi territori, è forse la vera e più profonda ragione del malessere profondo che sta portando la Capitanata all’agonia.
Geppe Inserra
[La foto che illustra il post, Olivo al tramonto nel Tavoliere, è di Stefano Chiarelli, ed è dotata di licenza Creative Commons]
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Buongiorno, sono l’autore dell’intervento a cui lei fa riferimento in una parte del suo articolo. Definisce “verissimo” quanto ho scritto nel mio commento postato sotto un altro articolo parlando di “apprezzabili ed interessanti motivazioni”; lo fa, però, inserendolo all’interno di un altro articolo il cui titolo ha davvero molto ma molto poco a che fare con quello che era il mio intervento. Lo specificai quel giorno, il mio intervento voleva essere un’analisi, ponderata e basata su principi storici, geografici e culturali, un’analisi costruttiva che voleva essere una risposta a lei che in un commento precedente aveva sostenuto un aspetto del quale io non ero e non potevo essere assolutamente d’accordo, paragonando la situazione della quale si parlava a quella di città metropolitane, realtà, quindi, per definizione ed intrinseca natura completamente imparagonabili al caso in esame. Il mio intervento, che avrei preferito non venisse allegato in un articolo il cui tema di fondo è quello emergente nel titolo, lo ribadii da subito dicendo che era tutt’altro (il mio discorso, intendo)che campanilistico e arruffone. Anzi, il mio intervento, voleva andare oltre il campanilismo di chi chiama foggiana la costa del Gargano o ritiene sia giusto e corretto definire foggiano un viestano, un manfredoniano, un cerignolano, tanto per fare degli esempi; nulla di “illecito” veniva recriminato ma ci si può (e ci si deve) aspettare una risposta da parte di qualcuno, prima o poi. Si trattava semplicemente di evidenziare civilmente e senza i toni di una polemica campanilistica e ideologica ciò che avanzavo nell’intervento. Mi rammarica il fatto di vedere un collegamento al mio commento sotto un articolo il cui tema di base è un tema a me molto caro. Sono un ragazzo che ha sempre difeso il proprio territorio, cercando con la formazione e lo studio di credere nelle potenzialità del Mezzogiorno, della Puglia, dell’Italia. Emerge un’analisi che davvero mi rattrista e che reputo ancora più fermamente poco condivisibile. Secondo quanto sostiene, il problema è che”ci si senta assai poco dauni (e foggiani===anche qui non riesco a capire l’associazione: un dauno , termine con il quale i greci indicavano gli Iapigi(pugliesi) del territorio più a nord della regione, è foggiano per definizione?), e assai più sipontini, cerignolani, sanseveresi, garganici, lucerini e così via dicendo. Come se fosse un problema e/o un ostacolo al bene comune che chi non è foggiano, non si senta foggiano. Il discorso sul riconoscimento del capoluogo non è associabile a quanto volevo farle notare: un discorso è riconoscere il capoluogo ( di provincia o di regione che sia ), un altro è quello di identificarsi nel capoluogo, centro del potere politico e amministrativo di una provincia. Il problema, quindi, sarebbe quello di sentirsi ciò che si è. Ma viva Dio se i manfredoniani, viestani, garganici, piuttosto che lucerini, sentono e vivono orgogliosamente il proprio spirito di appartenenza. Come ed in quale misura questo può ledere o rappresentare un pericolo? Non me lo spiego. Ho sempre sostenuto l’importanza dell’unione, delle condivisioni dei progetti, dell’avere, soprattutto al sud, una grande voglia di crescere e fare passi avanti nonostante le situazioni complesse nelle quali spesso, soprattutto noi giovani, ci ritroviamo a vivere, pur fiduciosi e con tanta voglia di fare…..
Mi spiace dirlo ma i suoi commenti son pieni di livore campanilistica. Non so di dove sia, presumo Manfredoniani. Beh vada a chiedere ad un montanaro ad un viestese o ad uno di lesina se si sente Manfredoniano.. Le risponderà di no! Stessa cosa vale per gli altri centri. Uno di boccali non si sente Lucerini ed uno di ora nova non si sente Cerignolano. Il problema di identificarsi nel capoluogo facendo aspra polemica (da parte sua) non ha senso. Invece di foggiani si potrebbe dire capitanata ma la sostanza non cambia. Basta vedere i centri garganici che vivono da sempre di campanilismo e di odio reciproco. Questo non avviene nel barese ove si sentono baresi pur anche in quel territorio molto esteso ogni comune ha una storia importantissima alle spalle eppure fanno fronte comune e si sentono baresi. Stessa cosa vale per il Salento. La sua mi spiace dirlo è solo polemica di campanile. Non so dove vuole andare a parare ma le assicuro che qualsiasi sia il capoluogo in capitanata la sostanza non cambia.
Livore campanolistica? Mi viene da ridere. Cioè, far osservare che Raf non è foggiano è campanilismo? Il campanilismo e tutto vostro, che con tentativi maldestri imponente a gli altri identità che non gli appartengono.
Poi parliamo di un blog, questo, che ha fatto del campanilismo anti barese un cavallo di battaglia.
La prossima volta non vi diremo niente, vi lasceremo credere felici alle vostre convinzioni, anche se sono pura immaginazione e la realtà è altro.
Per lei (sembra) il problema è che qualcuno possa, GIUSTAMENTE, avere da ridire quando in una provincia così variegata e policentrica, in modo a mio avviso raffazzonato, si reputa un problema il fatto che qualcuno possa, ripeto giustamente, dire che manfredoniano o sipontino, garganico, lucerino, montanaro non sono sinonimi di foggiano. E’ più irrispettoso chi sottolinea civilmente questo o chi invece si ostina a dire con velata e civilissima “prepotenza” che sia un problema rispettare le proprie identità e sostenere, per esempio, il proprio semplice e comprensibile dissenso rispetto ad una forzatura inerente il proprio essere e sentirsi parte di una comunità e di una identità ? Sul suo blog, spesso, spessissimo, utilizza il termine Baricentrismo, esprimendo il suo punto di vista sul presunto atteggiamento “barese”. Le posso dire che, a mio avviso, lo stesso presunto atteggiamento accentratore e educatamente prepotente lo potrei intravedere in chi fa certe associazioni, facendo passare per un atteggiamento poco consono alla crescita e all’avanzamento quello di chi esprime la realtà dei fatti rispetto al senso di appartenenza identitaria. Tutto questo non rappresenta un problema ma una risorsa, non rappresenta un ostacolo ma un motivo di crescita e di consapevolezza di ciò che si è, questo è il vero preludio alla crescita di territori vasti e fatti di tante diversità e di tante identità. Per cui, ripeto, per consolarmi, voglio far finta di non aver visto il mio commento pur definito “apprezzabile ed interessante” associato ad un tema come questo. Vorrei, ancor meno di prima, che un mio semplice intervento da lettore possa essere preso come qualcosa in più rispetto a ciò che rappresenta, mi permetto di invitarla a rileggere e verificare l’efficacia di quello che ho scritto cercando di coglierne il senso, credo che il contenuto sia abbastanza chiaro e preciso rispetto al nocciolo della questione, che ribadirei ancora più e più volte. Non mi aspetto una sua risposta, non c’è bisogno, perché vorrei chiudere qui il mio discorso, la mia riflessione e la mia risposta a quella che fu la sua prima risposta al mio commento. Con stima le auguro buon proseguimento di giornata e buon lavoro, per lei e per chi ha il piacere di leggere il suo blog. Ad maiora al futuro! BUONA SERATA
È un territorio troppo disomogeneo e suddiviso in tre o forse quattro aree. Nel progetto io sono Gargano si cerca di creare una identità garganica inserendo anche San Severo che Gargano non è ma di una larga parte del Gargano è città di riferimento. Il Gargano nord è distante anche dall'ipotetico capoluogo Manfredonia, un Viestese o un sanmarhese non si sente di certo manfredoniano. Rimane anche il dubbio sui comuni di Manfredonia, San Giovanni rotondo e San Marco in lamis che pur essendo garganici hanno una larga parte del territorio nel tavoliere. Ci sarebbero da ridefinire i confini, il tavoliere va per intero assegnato al foggiano. Quindi creare due aree tavoliere e appennino ad ovest e gargano ad est. Forse è l'unica soluzione.
HO LETTO IL COMMENTO DEL COLLEGAMENTO DELL'ARTICOLO DI INSERRA…QUELLO DEL LINK SUGGERITO QUI SOPRA E L'HO TROVATO DAVVERO MOLTO MOLTO VERITIERO…RISPECCHIA QUELLA CHE SECONDO ME E' LA REALTA' DEI FATTI E CAPISCO CHE INSERIRLO COME ELEMENTO DI RIFLESSIONE IN QUESTO ARTICOLO SIGNIFICA BANALIZZARLO. L'ULTIMO COMMENTO POSTATO PARLA DELL'AUTONOMIA GARGANICA, NON E' UTOPIA, RICORDO CHE A VIESTE UNA DECINA DI ANNI FA SE NE PARLAVA TANTO E CON INTERESSE. CREDO CHE QUELLA FOSSE UN'ESIGENZA DEL GARGANO. SAREBBE STATO UN MONDO PER ASSICURARE MAGGIORI ATTENZIONI E SERVIZI SUL GARGANO, E DICIAMOLO CHIARO, LA PROVINCIA DI FOGGIA NON HA FATTO ABBASTANZA PER IL GARGANO. NON CI DIMENTICHIAMO DELLE BATTAGLI FATTE DA GARGANICI E CITTADINI DEI SUBAPPENNINO PER LE CONDIZIONI DELLE STRADE. ANCHE LA VEDO COME CHI HA COMMENTATO PRIMA DI ME…CREDO FOSSE GIUSTO RENDERE GIUSTIZIA AL GARGANO CREANDONE UNA PROVINCIA, CREDO CHE SE NE PARLO' FINO A QUALCHE ANNO FA…LO LESSI DI RECENTE ANCHE DA QUALCHE PARTE. IL PROBLEMA E' CHE SAREBBERO NATE NUOVE POLTRONE PER ALTRI POLITICANTI MA ALMENO IL GARGANO AVREBBE POTUTO PROVARE AD AVERE UN AMMINISTRAZIONE LOCALE PIU' PRESENTE. CREDO FOSSE STATO PROPOSTA MANFREDONIA COME CAPOLUOGO DI PROVINCIA, E' VERO CHE ALCUNI COMUNI DEL NORD GARGANO SONO LONTANI DA MANFREDONIA MA CONSIDERITE CHE E' LA CITTA' PIU' POPOLOSA E CHE COMUNQUE IL GARGANO SUD E L'ENTROTERRA…QUINDI LA MONTAGNA…DA MANFREDONIA NON SONO LONTANI. POI IL DISCORSO SUL CAPOLUOGO E' RELATIVO……………….ANCHE SECONDO ME ANDREBBERO RIVISTI I CONFINI DI ALCUNI COMUNI, SAN GIOVANNI ROTONDO, SAN MARCO IN LAMIS E MANFREDONIA SONO SUL GARGANO MA DEVONO GESTIRE ANCHE TERRITORI MOLTO LONTANI DALLA CITTA' STESSA PERCHE' POSTI A DECINE DI KM NEL BEL MEZZO DELLA PIANURA DEL TAVOLIERE…IO CI PENSEREI A QUESTA SOLUZIONE E A QUELLA DELLA NASCITA DELLA PROVINCIA PER IL GARGANO, LA VEDO MOLTO DIFFICILE COME COSA MA SAREBBE DA NON SOTTOVALUTARE.
FRANCESCO
Anche io credo che la provincia del Gargano potesse essere una soluzione per decentrare il potere e rendere il Gargano una zona con più servizi………………………………………………………….
D'accordissimo ma tutti i territori del tavoliere e cioè quelli ad ovest del confine naturale del fiume Candelaro devono rientrare nella provincia di foggia altrimenti non avrebbe senso una provincia garganica che ha un bel po di tavoliere. Se su parla di coerenza geo territoriale, Amendola, fonte rosa, macchia rotonda vanno a FG.
Ricordo che a Vieste io e delle mie amiche di associazioni operanti sul terrotorio accogliemmo con entusiasmo la notizia, una decina di anni fa, la nascita di una provincia del Gargano, nonostante le difficoltà che comunque ci sarebbero state nei collegamenti tra la città proposta come capoluogo e il Gargano nord, avrebbe quanto meno assicurato un autonomia che il Gargano meriterebbe per natura. Da viestana sarei stata favorevole alla nascita della provincia del Gargano, magari con Manfredonia come capoluogo di provincia!!!!!!
e comunque noto anche io una caduta di stile nell'analisi fatta dal direttore Inserra. Il commento lo trovo correttissimo, spesso si definisce il Gargano come territorio foggiano e ci sta che una persona garganica a lungo andare faccia notare la cosa o dica la sua. Certo che se parli di Vieste che dista cento chilometri da fg non parli di fg. È giustissimo farlo notare come elemento di reale appartenenza al territorio e non capisco cosa ci sia di male. Da viestana avrei fatto lo stesso
leggendo un articolo di questo sito internet mi sono trovato casualmente a leggere questo articolo. ho seguito con attenzione tutti gli interventi e devo ammettere che anche dal mio punto di vista non credo che possa fare polemica su un intervento giusto. ci può stare che un lettore dica quello che sente di dire e sinceramente non ho capito molto bene cosa volesse dire chi ha lasciato il 4° commento parlando di livore campanilistico. si stava parlando di gargano in generale quindi che senso ha dire quello che ha scritto il lettore che dice che un montanaro non si sente manfredoniano ( che senso ha????????è ovvio, non mi sembra che i lettori che hanno commentato abbiano detto questo, quindi che senso ha ??!!??!!)
io penso che qui sia emersa la visione di molti garganici, giustissima altro che campanili. per come la vede lei che accusa altri di campanilismo, io che sono una ragazza viestana mi devo sentire foggiana perché foggia è il capoluogo della provincia?
grazie a chi mi ha permesso con i propri interventi di approfondire un tema così interessante.
C'è da dire che quello che nel commento veniva detto è esattamente l'opposto di quello che dice il commentatore4 a cui fa riferimento l'ultima persona intervenuta—– Che sia d'accordo o meno, non credo che con l'istituzione della provincia del Gargano si sarebbe presentato a cui allude anche perché nel commento si criticava proprio questo tipo di atteggiamento———- Un montanaro sarebbe rimasto montanaro comunque——- Qui se c'è un campanilista credo sia proprio lei e non chi evidenzia molto tranquillamente un dato di fatto——– Ho uno zio originario di Vasto, non per questo ha mai detto di essere teatino o pescarese, sarà campanilista per questo?——– E non vedo che problema ci sia se un garganico vuole farlo notare con un piccolo appunto———-