Me l’aveva anticipato e promesso telefonicamente, Maurizio De Tullio che avrebbe setacciato i suoi archivi alla ricerca di tutti i foggiani e dauni che sono passati sul palco del Festival di Sanremo, come cantanti, autori, musicisti e produttori. Ed ecco il risultato della sua certosina ricerca. Confesso che non mi aspettavo un elenco così nutrito, il che conferma che Foggia possiede una vocazione musicale profonda e radicata, forse non valorizzata quanto si dovrebbe.
Il prezioso lavoro di estrazione di De Tullio conferma anche quanto sia importante registrare – mettendo nero su bianco le loro storie – le tracce lasciate dai personaggi nati in una terra, così come ha fatto in modo impareggiabile nel suo Dizionario biografico di Capitanata.
Le biografie raccontano storie profonde di un territorio: ne scandiscono l’identità, svelano tratti inattesi, quand’anche si tratta “soltanto” di canzoni…
Proprio per questo, mi piace aggiungere all’elenco compilato da Maurizio un paio di nomi, e non perché l’autore li abbia dimenticati. Formalmente, Lorenzo Zecchino e Patrick Samson, non sono strettamente foggiani, ma vivono a Foggia da così tanto tempo da ben meritare il titolo di foggiani d’adozione e d’elezione.
Nato ad Ariano Irpino 55 anni fa, Lorenzo Zecchino prese parte alle edizioni del Festival della Canzone Italiana che si svolsero nel 1992 e nel 1993, ottenendo un buon riscontro di pubblico e di critica con Che ne sai della notte e Finché vivrò. Patrick Samson, nato a Beirut 72 anni or sono, interprete della celeberrima Soli si muore, non ha mai partecipato al Festival del Sanremo, ma sarebbe delittuoso non ricordarlo, per il ruolo importante che ha avuto e continua ad avere nel mondo della musica leggera foggiana, così come Zecchino.
Buona lettura. (g.i.)
La più antica, appassionante e discussa manifestazione canora italiana, cioè il Festival di Sanremo, è un appuntamento irrinunciabile per milioni di italiani. Lo è, in particolare, da quando la televisione ha fatto capolino nelle nostre case e da quando i Social hanno invaso la nostra vita lo è ancor più.
Dal 1951 ad oggi, nelle 68 edizioni della rassegna canora sanremese, quanti sono stati i Foggiani (intendendo per tali quelli del capoluogo e quelli nati in provincia) che vi si sono affacciati?
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Ma perché chiamate foggiani anche quelli che non sono foggiani?
Raf, Nicola di Bari, ecc… da quandi sono diventati foggiani?
Non ha senso e soprattutto è un falso.
Contenti voi
Nell'articolo si chiarisce con molta evidenza che per foggiani si intendono cantanti e musicisti nati in provincia di Foggia. È d'uso comune usare estensivamente il capoluogo di provincia come origine geografica anche di chi è nato nel resto del territorio provinciale. A Napoli o a Milano non se ne lamenterebbe nessuno, a Foggia, invece… Il rilievo mi pare indicativo di una (deteriore) mentalità foggiana che fa fatica a riconoscersi "capoluogo".
Caro Signor Geppe Inserra,
lei fa paragoni con Milano o Napoli, io chiuderei il discorso, forse è meglio visto l'assurdità del suo paragone.
Proprio qualche giorno fa ho assistito ad un duro attacco mosso da un ragazzo di Vieste (a 100Km dal "capoluogo") chiamato foggiano. E' un atteggiamento prepotente e antistorico, vista la diversità storica, oltre che geografica, culturale e dialettale tra le aree di questa provincia, che provincia davvero non si è mai sentita. Magari un giorno mi parlerà di quale fantasioso accostamento può essere fatto, per esempio tra Vieste e Foggia, così da poter definire un viestano come "foggiano". E'un discorso che attiene anche al rispetto delle identità, assolutamente imparagonabile agli esempi da lei portati. Sarebbe come definire barese un foggiano. Aldilà dei paragoni inopportuni ci sono evidenze innegabili e non è un discorso di campanilismi o sterilità ideologica. E' un discorso di correttezza e di obiettività (che viene meno nello stesso momento in cui paragona Foggia come capoluogo a Città Metropolitane quali Napoli o Milano, mica poco). Buona serata
Infatti, l'articolo l'ho letto attentamente ma ci ho tenuto a farla (la precisazione) dal momento più volte sul suo blog ho notato questa tendenza, più o meno forzata. E non è una polemica sterile e campanilistica. Milano e Napoli sono esempi completamente diversi, si tratta di città metropolitane a proposito delle quali dovremmo aprire una lunghissima parentesi che credo sia chiara sin da ora. Non è discorso di deteriori mentalità, è più semplicemente un discorso attinente alla tendenza di fare paragoni con situazioni completamente diverse.
Milano o Napoli, sono città che hanno una storia tale da essere centri "assoluti" indiscutibili delle vicissitudini storiche di un territorio molto più vasto di quello contenuto entro il proprio perimetro (ma molto meno esteso di un territorio riferibile a quello della provincia di Foggia), e inoltre si tratta di città che hanno almeno 1 milione di abitanti e che quindi esercitano ed hanno esercitato nel tempo un enorme potere attrattivo nei comuni della provincia con i quali costituiscono una unica realtà urbana, basti guardare una normale fotografia satellitare. La stessa cosa non succede certo qui. Nelle aree metropolitane di Milano e Napoli a ridosso del capoluogo si sviluppano centri, distanti spesso appena 5 km dal capoluogo stesso, che rappresentano veri e propri centri "Satellite" e che comunque formano un unicum dal punto di vista urbano con il capoluogo. Senza considerare, che attorno Milano o Napoli non esistono centri notevolmente distanti dal capoluogo stesso. Pavia-Milano o Avellino-Napoli è come dire Manfredonia-Foggia in termini di distanza.
"È d'uso comune usare estensivamente il capoluogo di provincia come origine geografica anche di chi è nato nel resto del territorio provinciale"…..credo sia un concetto sostenibile in casi ben diversi e lontani dal nostro. Se così fosse potremmo definire potentina Maratea piuttosto che Melfi, o lucchesi quelli di Viareggio, trapanesi quelli di Marsala. E'evidente, e credo ne sia ben consapevole, che questo discorso promosso da lei possa essere vero e credibile in determinati casi ma non in tutti, come se fosse una legge matematica. E poi è un discorso che riguarda, appunto, riferimenti GEOGRAFICI in primis.
Il territorio di tantissime delle province italiane è assimilabile come un'entità geografica compatta, questo non lo può dire a proposito della provincia di Foggia, dove convivono amministrativamente tra aree completamente differenti dal punto di vista geografico, oltre che molto distanti tra loro in termini di km e tempi di percorrenza. Sono paragoni che non reggono e ai quali qualsiasi geografo le risponderebbe con una formula che spiega il perché nel nostro caso il paragone/assimilazione non sussiste. La formula di Stewart–> F= Kx(M1xM2/D2). La formula geografica si rivolge all'esame delle interazioni fra luoghi e ne valuta la reciproca forza di attrazione in ragione diretta del prodotto delle rispettive dimensioni (masse) ed inversa al quadrato della distanza: una distanza non solo chilometrica ma altresì misurata in relazione alla realtà storica, culturale, economica, geografica, relazionata a tempi di percorrenza e percezione identitaria.
Le ho risposto soltanto perché dal suo intervento ha fatto emergere l'esempio di una sorta di "legge" che in realtà non esiste, se non nella misura e nelle situazioni in cui questa è applicabile. Con stima auguro buona serata a lei e a tutti i lettori del suo blog.