Non solo Nicola di Bari, Raf e Renzo Arbore: tutti i foggiani al Festival di Sanremo

Me l’aveva anticipato e promesso telefonicamente, Maurizio De Tullio che avrebbe setacciato i suoi archivi alla ricerca di tutti i foggiani e dauni che sono passati sul palco del Festival di Sanremo, come cantanti, autori, musicisti e produttori. Ed ecco il risultato della sua certosina ricerca. Confesso che non mi aspettavo un elenco così nutrito, il che conferma che Foggia possiede una vocazione musicale profonda e radicata, forse non valorizzata quanto si dovrebbe.
Il prezioso lavoro di estrazione di De Tullio conferma anche quanto sia importante registrare – mettendo nero su bianco le loro storie – le tracce lasciate dai personaggi nati in una terra, così come ha fatto in modo impareggiabile nel suo Dizionario biografico di Capitanata.
Le biografie raccontano storie profonde di un territorio: ne scandiscono l’identità, svelano tratti inattesi, quand’anche si tratta “soltanto” di canzoni…
Proprio per questo, mi piace aggiungere all’elenco compilato da Maurizio un paio di nomi, e non perché l’autore li abbia dimenticati. Formalmente, Lorenzo Zecchino e Patrick Samson, non sono strettamente foggiani, ma vivono a Foggia da così tanto tempo da ben meritare il titolo di foggiani d’adozione e d’elezione.
Nato ad Ariano Irpino 55 anni fa, Lorenzo Zecchino prese parte alle edizioni del Festival della Canzone Italiana che si svolsero nel 1992 e nel 1993, ottenendo un buon riscontro di pubblico e di critica con Che ne sai della notte e Finché vivrò. Patrick Samson, nato a Beirut 72 anni or sono, interprete della celeberrima Soli si muore, non ha mai partecipato al Festival del Sanremo, ma sarebbe delittuoso non ricordarlo, per il ruolo importante che ha avuto e continua ad avere nel mondo della musica leggera foggiana, così come Zecchino.
Buona lettura. (g.i.)

* * *

La più antica, appassionante e discussa manifestazione canora italiana, cioè il Festival di Sanremo, è un appuntamento irrinunciabile per milioni di italiani. Lo è, in particolare, da quando la televisione ha fatto capolino nelle nostre case e da quando i Social hanno invaso la nostra vita lo è ancor più.
Dal 1951 ad oggi, nelle 68 edizioni della rassegna canora sanremese, quanti sono stati i Foggiani (intendendo per tali quelli del capoluogo e quelli nati in provincia) che vi si sono affacciati?

A questa domanda, che con gusto ho provato a fare nel corso degli anni a tanti amici e interlocutori, mi è stato risposto che tranne Nicola di Bari, Rosanna Fratello, Renzo Arbore e Raf nessuno ricorda altri nomi.

Comprensibile tale amnesia, anche perché molti nomi del passato sono ignoti agli stessi foggiani di una certa età, o perché pur nati in Capitanata svolsero le rispettive attività professionali, ma sempre legate alla musica, altrove.
Ho ritenuto opportuno, pertanto, fare un po’ i conti col passato, interpellando la mia memoria storica e, soprattutto, consultando il mio “Dizionario Biografico di Capitanata – 1900/2008”, modesta ma, ad oggi, pietra miliare in campo biografico per quanti, dopo di me, si sono divertiti a scopiazzare senza nemmeno avere il buon gusto di citare la fonte o ringraziare, Dizionario che ho utilizzato per la quasi totalità nella compilazione di questa ricerca storica e che contiene le schede biografiche complete dei nomi citati. 
Troverete, in questa trentina di schede, non solo i cantanti che hanno partecipato alle varie edizioni del Festival (l’unico ad averlo vinto, per la cronaca, fu Nicola di Bari, da Zapponeta, mentre Raf si affermò quale autore della canzone vincente) ma anche parolieri, compositori, musicisti, direttori d’orchestra, produttori.
Garantisco che è un bel viaggio nel tempo e nelle dimensioni magiche che solo la musica riesce a regalare. E la canzone di Max Gazzè, dedicata a Vieste, ne è un esempio. 
Chiedo ai lettori, infine, di segnalarmi eventuali omissioni. Ho fatto di tutto per scavare nel profondo della rassegna sanremese e se qualche nome fosse venuto meno potete indicarmelo alla mia personale mail, citata al termine dell’elenco alfabetico dei nomi trovati. Buona lettura.
Altieri Lucia
All’anagrafe Lucia Nasillo. Nel 1962 la cantante foggiana (di origini casalnovesi) partecipa in coppia con Wilma de Angelis col brano “Lumicini rossi” che però non arriva in finale.  
Antonino
Antonio Spadaccino non ha mai partecipato, fino ad oggi, ad alcuna edizione del Festival di Sanremo. Nel 2005, però, vi fece una apparizione nella quarta serata, quando ogni artista in gara riproponeva il proprio brano in versione rivisitata, accompagnato da altri artisti. Il cantante foggiano duettò con Gigi D’Alessio, insieme a Maddalena e ai ballerini del programma “Amici”, interpretando “L’amore che non c’è”. 
Arbore Renzo
Nel 1986 il poliedrico showman e musicista foggiano presenta “Il clarinetto” con cui arriva addirittura secondo.  
Buonassisi Vincenzo 
Fu autore della celebre canzone “Mi va di cantare”, che Louis Armstrong e Lara Saint Paul presentarono al Festival del 1968.
Cassano Franco 
Come direttore d’orchestra del Festival vi ha partecipato alcune volte negli anni Sessanta. 
Celentano Alessandro 
È il fratello maggiore del più noto Adriano, per il quale ha scritto anche alcune canzoni di successo. Alessandro Celentano – papà della nota coreografa Alessandra Celentano – è l’autore della canzone “Innamorata io”, scritto per Lolita e presentata all’edizione del Festival del 1973 ma che non sarà finalista.
Ciletti Donato e La Rovere  Nazzareno 
Due quarti del gruppo musicale “I Profeti” sono presenti nel 1976 con “Cercati un’anima”. Ciletti da solista, invece, nel 1978 ci prova al Festival con “Anna Anna”, giungendo onorevolmente decimo. Il brano fu scritto con tre mostri sacri della musica leggera italiana come Daniele Pace, Oscar Avogadro e Cavallaro. Quell’anno il Festival di Sanremo – vinto dai Matia Bazar – fu presentato da Beppe Grillo e vi esordiva una grintosa Anna Oxa. 
d’Areni Irene 
All’anagrafe è Irene Rauseo. Partecipa al Festival nel 1960, in coppia con Fausto Cigliano, con cui canta “Splende il sole”. Con lei debuttò in quella edizione la grande Mina. 
De Ceglie Paolo 
È stato fondatore e batterista del celebre gruppo di musica leggera “I Camaleonti”. In gara nel 1970 con Ornella Vanoni cantano “Eternità”, brano di grande successo. Nel 1973 presentano “Come sei bella”, nel 1979 “Quell’attimo in più”, con cui giungono terzi, e nel 1993 sono in gara con un gruppo speciale formato con elementi dei “Dik Dik” e de “L’Equipe 84” e cantano “Come passa il tempo”. 
De Lorenzo Angelo 
Nella edizione del 1975 il paroliere apricenese è l’autore del testo “Innamorarsi”, cantato dal francese Jean François Michael.
Di Paola Vincenzo 
È l’autore delle celebri e “Come prima” e “Chella là”, ed è presente ufficialmente solo nel 1960 come autore delle musiche di “Perdiamoci”, cantata quell’anno dalla coppia Nilla Pizza-Achille Togliani, e nel 1962 di “Conta le stelle”, presentata dalla coppia Jenny Luna e Silvia Guidi.
di Bari Nicola 
All’anagrafe è Michele Scommegna. Esordisce nel 1965, in coppia con Gene Pitney con cui canta “Amici miei” (nulla in comune con il celebre film) ed arriva addirittura secondo. Nei due anni successivi vi partecipa e sempre in coppia con Pitney: nel 1966 è presente con “Lei m’aspetta” e nel 1967 partecipa con “Guardati alle spalle”. Nel 1970 si piazza ancora secondo con “La prima cosa bella”, insieme ai “Ricchi e poveri”. Nel 1971, in coppia con la giovanissima Nada, vince il Festival con la canzone “Il cuore è uno zingaro”. Vince anche nel 1972, da solo, con “I giorni dell’arcobaleno”. Infine nel 1973 arriva in finale quando canta “Il matto del villaggio”. Sarà anche la sua ultima partecipazione alla rassegna sanremese. 
Di Lorenzo Roberta 
Giovane cantautrice, con bella voce. È nata a San Marco in Lamis il 1° giugno 1980 ma ha vissuto molti anni a Termoli. Diventa popolare nel 2012 firmando testo e  musica del brano “E tu lo chiami Dio” interpretato da Eugenio Finardi al 62° Festival di Sanremo, giunto decimo in classica e per una inezia alle spalle del vincitore Samuele Bersani nel Premio della Critica. 
Fiermonte Piero
Col quartetto “Poker di Voci”, attivo dal 1953 al 1970, partecipò al Festival di Sanremo del 1957 dove – accompagnando cantanti di successo dell’epoca – interpretarono canzoni diventate famose come “Casetta in Canadà” e “Il pericolo numero uno”. 
Florens
La cantante foggiana – che all’anagrafe risponde al nome di Antonietta Cavalieri, ed è nata nel 1957 – fa parte del gruppo Milk & Coffee, che nel 1982 partecipa al Festival con “Quando incontri l’amore”. 
Frank Head  
Formazione giovane, formata dal cantante e chitarrista apricenese Domenico Cardella, dal chitarrista-solista manfredoniano Alessandro Di Lascia e dal romano Francesco Testa (le cui generalità hanno generato, nella traduzione inglese, al nome del gruppo), voce e autore. Il gruppo partecipò all’edizione numero 58 del Festival, quella del 2008, nella sezione Giovani vincendo il Premio della Critica “Mia Martini”. I Frank Head parteciparono con la canzone “Parà parà ra rara” scritta da Testa e musicata da Cardella. 
La formazione musicale, scioltasi nel 2009, si formò nel 2003 e conseguì un discreto successo dopo aver partecipato alla finale del Tim Tour 2004. Nel 2007 uscì il loro primo singolo, “Bella Venere”, che fu scelto come colonna sonora del nuovo spot tv della Tim Tribù su Mtv, All Music e Sky. Domenico Cardella si è formato professionalmente alla scuola di Mogol dove ha conseguito il diploma come compositore e autore di testi. Il sipontino Alessandro Di Lascia oggi è l’anima del gruppo Franklin. Inizialmente faceva parte del gruppo anche il foggiano Marco Bucci. 
Fratello Rosanna Elda 
Esordisce al Festival nel 1969 con “Il treno”. L’anno dopo con “Ciao anni verdi” e nel 1971 con “Amsterdam”. Nel 1974 si presenta con “Un po’ di coraggio” mentre nel 1975 arriva terza con “Va speranza va”. Le due ultime partecipazioni risalgono al 1976 con “Il mio primo rossetto” e al 1994, con La Squadra Italia, con cui canta “Una vecchia canzone italiana”. Nel ‘supergruppo’ c’è anche un altro foggiano, Tony Santagata. 
Giuliani Gilda
È nata solo casualmente a Termoli, ma di famiglia foggiana e sanseverese. Nel 1973, al suo esordio, ottiene un grande successo al Festival con “Serena”. Partecipa l’anno dopo col brano “Senza titolo”. 
Iammarino Antonio 
Foggiano, pianista, tastierista e da alcuni anni anche autore dei testi per grandi nomi della musica italiana (Noemi, Nina Zilli, Marco Masini, Raf, Giusy Ferreri, Erica Mou ecc.). Al Festival di Sanremo del 2018 è presente una sua canzone, “Senza appartenere”, cantata da Nina Zilli. Nel 2016 Noemi, invece, partecipò alla rassegna canora con “La borsa di una donna” e l’anno scorso con “Togliamoci la voglia”, cantata dal duo Raige e Giulia Luzi. 
Maria Pia e i Superzoo 
Maria Pia Pizzolla, con i Superzoo, partecipa con la canzone “Tre fragole” all’edizione del Festival del 2003. La canzone, scritta da Gianni Colonna e F. Roccia, non ebbe molto successo. 
Monterisi Pietro 
In qualità di batterista è presente nel 2007 nel gruppo che accompagna Daniele Silvestri e che canta “La paranza”. 
Parente Alfonso Maria 
Sacerdote cappuccino nato a Casalnuovo Monterotaro il 29 marzo 1962. Partecipò, presentandosi sul palco dell’Ariston con saio e coroncina, con la canzone “Dimmi che giorno sarà” nella Sezione Giovani del Festival di Sanremo del 2000. Padre Alfonso vi partecipò contro la volontà dei frati cappuccini che disapprovarono la sua decisione. Per accedere alla Sezione giovanile, però, il sacerdote dichiarò di avere 32 anni mentre in realtà ne aveva 38.
Il brano presentato a Sanremo faceva parte, con altri undici brani, dell’album “Paura di pensare”. Due anni dopo, nel 2002, passò dalle cronache musicali a quelle di nera, finendo arrestato nell’àmbito di una truffa ordita con altri proprio ai danni della comunità di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Mistero sulla sua esistenza in vita. Su internet risulterebbe morto in Africa in un incidente automobilistico, ma la notizia non è ad oggi confermata da fonti attendibili. 
Prencipe Paolo 
Nel 1973 è presente come compositore e arrangiatore del brano “Cara amica”, nel 1975 lo è addirittura con due brani, “1975 amore mio” e “Topolino piccolo”, ma è nel 1976 che ottiene grande successo come coautore del celebre “Linda bella Linda” lanciata al Festival quell’anno dai Daniel Sentacruz Ensemble.
Raf 
All’anagrafe si chiama Raffaele Riefoli. Nel 1987 vince il Festival di Sanremo come autore della bellissima “Si può dare di più” portata al successo dal Trio Morandi, Ruggeri, Tozzi; l’anno dopo con “Inevitabile follia” si piazza 12° e nel 1989 e 1991 partecipa da solo rispettivamente con l’ancora più bella “Cosa resterà degli anni ottanta” e con “Oggi un Dio non ho”. Dopo quasi 15 anni, nel 2015, è presente con “Come una favola” che però non arriva in finale. 
Rizzi Lucia
Foggiana, sorella minore dell’artista Gianfranco Rizzi. Nel 1970 partecipa al Festival di Sanremo in coppia col più noto Michele. Canta “L’addio” ma il brano non permetterà loro di entrare in finale. 
Rucher Pino 
Come chitarrista ha fatto parte dell’Orchestra del M° Cinico Angelini, presente in varie edizioni del Festival di Sanremo. 
Santagata Tony
All’anagrafe si chiama Antonio Morese. Nel 1973 è presente al Festival col brano  “Via Garibaldi”, giudicata prima, ex aequo, come miglior testo, ma che non vince. È poi presente nel 1994, con “Una vecchia canzone italiana”, nella Squadra Italia, una maxi formazione formatasi per l’occasione e della quale fanno parte una decina di vecchi e nuovi nomi della musica italiana, tra cui la sanseverese Rosanna Fratello. 
Sepe Nando 
Come produttore discografico ha lanciato Fausto Leali nella edizione del 1986 con la bellissima “Io amo”. Nel 1989 piazza il duo Anna Oxa-Fausto Leali che vincono alla grande il Festival con “Ti lascerò”. Nel 1990 Anna Oxa, da sola, presenta “Donna con te” (inizialmente prevista per Patty Pravo). Nel 1993 fa partecipare al Festival, in un’anomala accoppiata, le sorelle Bertè: Loredana e Mia Martini, che cantano “Stiamo come stiamo”. Nel 1996 produce Patty Pravo che presenta la bellissima (firmata da Vasco Rossi) “E dimmi che non vuoi morire”. 
Tozzi Franco 
È il fratello maggiore del più noto Umberto. Nel 1965 partecipa in coppia con Johnny Tillotson con “Non a caso il destino ci ha fatto incontrare”, mentre l’anno dopo presenta, con Bobby Vinton, “Io non posso crederti”, ma entrambe non entrano in finale. 
N.B.: La quasi totalità delle notizie riportate nella presente ricerca storica, è ripresa dal volume “Dizionario Biografico di Capitanata – 1900/2008” (Agorà, Foggia, 2009, pp. 320) curato dallo stesso Maurizio De Tullio. 
Per segnalare errori o omissioni scrivere via mail all’autore:  m.detulliochiocciolaisnet.it

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Author: Geppe Inserra

4 thoughts on “Non solo Nicola di Bari, Raf e Renzo Arbore: tutti i foggiani al Festival di Sanremo

  1. Ma perché chiamate foggiani anche quelli che non sono foggiani?
    Raf, Nicola di Bari, ecc… da quandi sono diventati foggiani?
    Non ha senso e soprattutto è un falso.
    Contenti voi

  2. Nell'articolo si chiarisce con molta evidenza che per foggiani si intendono cantanti e musicisti nati in provincia di Foggia. È d'uso comune usare estensivamente il capoluogo di provincia come origine geografica anche di chi è nato nel resto del territorio provinciale. A Napoli o a Milano non se ne lamenterebbe nessuno, a Foggia, invece… Il rilievo mi pare indicativo di una (deteriore) mentalità foggiana che fa fatica a riconoscersi "capoluogo".

  3. Caro Signor Geppe Inserra,
    lei fa paragoni con Milano o Napoli, io chiuderei il discorso, forse è meglio visto l'assurdità del suo paragone.
    Proprio qualche giorno fa ho assistito ad un duro attacco mosso da un ragazzo di Vieste (a 100Km dal "capoluogo") chiamato foggiano. E' un atteggiamento prepotente e antistorico, vista la diversità storica, oltre che geografica, culturale e dialettale tra le aree di questa provincia, che provincia davvero non si è mai sentita. Magari un giorno mi parlerà di quale fantasioso accostamento può essere fatto, per esempio tra Vieste e Foggia, così da poter definire un viestano come "foggiano". E'un discorso che attiene anche al rispetto delle identità, assolutamente imparagonabile agli esempi da lei portati. Sarebbe come definire barese un foggiano. Aldilà dei paragoni inopportuni ci sono evidenze innegabili e non è un discorso di campanilismi o sterilità ideologica. E' un discorso di correttezza e di obiettività (che viene meno nello stesso momento in cui paragona Foggia come capoluogo a Città Metropolitane quali Napoli o Milano, mica poco). Buona serata

  4. Infatti, l'articolo l'ho letto attentamente ma ci ho tenuto a farla (la precisazione) dal momento più volte sul suo blog ho notato questa tendenza, più o meno forzata. E non è una polemica sterile e campanilistica. Milano e Napoli sono esempi completamente diversi, si tratta di città metropolitane a proposito delle quali dovremmo aprire una lunghissima parentesi che credo sia chiara sin da ora. Non è discorso di deteriori mentalità, è più semplicemente un discorso attinente alla tendenza di fare paragoni con situazioni completamente diverse.
    Milano o Napoli, sono città che hanno una storia tale da essere centri "assoluti" indiscutibili delle vicissitudini storiche di un territorio molto più vasto di quello contenuto entro il proprio perimetro (ma molto meno esteso di un territorio riferibile a quello della provincia di Foggia), e inoltre si tratta di città che hanno almeno 1 milione di abitanti e che quindi esercitano ed hanno esercitato nel tempo un enorme potere attrattivo nei comuni della provincia con i quali costituiscono una unica realtà urbana, basti guardare una normale fotografia satellitare. La stessa cosa non succede certo qui. Nelle aree metropolitane di Milano e Napoli a ridosso del capoluogo si sviluppano centri, distanti spesso appena 5 km dal capoluogo stesso, che rappresentano veri e propri centri "Satellite" e che comunque formano un unicum dal punto di vista urbano con il capoluogo. Senza considerare, che attorno Milano o Napoli non esistono centri notevolmente distanti dal capoluogo stesso. Pavia-Milano o Avellino-Napoli è come dire Manfredonia-Foggia in termini di distanza.

    "È d'uso comune usare estensivamente il capoluogo di provincia come origine geografica anche di chi è nato nel resto del territorio provinciale"…..credo sia un concetto sostenibile in casi ben diversi e lontani dal nostro. Se così fosse potremmo definire potentina Maratea piuttosto che Melfi, o lucchesi quelli di Viareggio, trapanesi quelli di Marsala. E'evidente, e credo ne sia ben consapevole, che questo discorso promosso da lei possa essere vero e credibile in determinati casi ma non in tutti, come se fosse una legge matematica. E poi è un discorso che riguarda, appunto, riferimenti GEOGRAFICI in primis.
    Il territorio di tantissime delle province italiane è assimilabile come un'entità geografica compatta, questo non lo può dire a proposito della provincia di Foggia, dove convivono amministrativamente tra aree completamente differenti dal punto di vista geografico, oltre che molto distanti tra loro in termini di km e tempi di percorrenza. Sono paragoni che non reggono e ai quali qualsiasi geografo le risponderebbe con una formula che spiega il perché nel nostro caso il paragone/assimilazione non sussiste. La formula di Stewart–> F= Kx(M1xM2/D2). La formula geografica si rivolge all'esame delle interazioni fra luoghi e ne valuta la reciproca forza di attrazione in ragione diretta del prodotto delle rispettive dimensioni (masse) ed inversa al quadrato della distanza: una distanza non solo chilometrica ma altresì misurata in relazione alla realtà storica, culturale, economica, geografica, relazionata a tempi di percorrenza e percezione identitaria.

    Le ho risposto soltanto perché dal suo intervento ha fatto emergere l'esempio di una sorta di "legge" che in realtà non esiste, se non nella misura e nelle situazioni in cui questa è applicabile. Con stima auguro buona serata a lei e a tutti i lettori del suo blog.

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