Prete scomodo quando era vivo, si conferma scomodo anche adesso che la sua esistenza terrena si è conclusa, così come scomoda e immensa è l’eredità che ci lascia.
Don Fausto Parisi non ha mai risparmiato critiche a certi formalismi della Chiesa: le sue prediche erano sempre sorprendenti e spiazzanti. Ma sempre pronunciate, qualche volta anche in dialetto, in nome di quella verità che il 67enne sacerdote foggiano ha sempre, tenacemente inseguito e testimoniato. Un parlare senza peli sulla lingua che lo ha spesso portato in rotta di collisione con le gerarchie della Chiesa locale e con alcuni suoi confratelli sacerdoti.
Stamattina in Cattedrale c’era una folla strabocchevole di amici, di ex parrocchiani, di fedeli a porgergli l’estremo saluto. A concelebrare le esequie solenni presiedute dall’arcivescovo mons. Vincenzo Pelvi, quasi tutto il clero foggiano, compreso l’arcivescovo emerito Francesco Pio Tamburrino, i cui rapporti con don Fausto sono stati spesso burrascosi.
Date le premesse, c’era molta attesa per l’omelia del presule, che ha parlato a braccio. Una predica stringata, dedicata al rapporto con la morte e alla necessità di tener più presente quel memento mori che costituisce uno dei capisaldi del cristianesimo ma che, come ha sottolineato mons. Pelvi, non è più d’attualità.
“Viviamo imprigionati nell’egoismo del momento – ha detto -. Non siamo eterni né effimeri, ma siamo uomini e donne nel cammino del tempo. La morte è eredità e memoria che lasciamo a quanti ci sopravvivono. Il pensiero di morire dovrebbe orientare le nostre giornate. Dovremmo arrivare alla morte senza rimpianti. Morte e vita camminano insieme. Il tempo è breve, la pienezza è oggi,
ma niente è assoluto nella vita quotidiana. Come dice Paolo, vivete come se non viveste.”
L’arcivescovo ha concluso la sua breve omelia rivolgendosi direttamente al clero, ed esortandolo a “riprendere la pratica dell’esame di coscienza, come preparazione all’appuntamento con la morte.”
Riflessioni dense ed amare, ma ha destato una certa impressione l’assenza di riferimenti alla vita, alle opere e alla figura di don Fausto Parisi, anche perché il rapporto tra i due era improntato a reciproca lealtà e correttezza.
Qualche incomprensione c’era stata, ma era stata superata quando mons. Pelvi si era recato a far visita a don Fausto in ospedale, l’estate scorsa: “una grande occasione, dopo tante incomprensioni, di chiarirsi le idee e da parte mia cogliere l’occasione di chiedere scusa per l’irruenza di certi miei atteggiamenti, che, chi mi conosce da vicino e non per sentito dire, sa che sono dettati da grande passione per la nostra chiesa e non certo per spirito di contraddizione o rifiuto dell’autorità”, aveva scritto don Fausto sul suo profilo Facebook.
Anche dopo l’omelia, non ci sono stati riferimenti alla figura del defunto. Circostanza che non è sfuggita a don Tonino Cilia, parroco di Licata e grande amico di don Fausto.
Al termine della celebrazione, quando il corteo dei celebranti era già rientrato in sacrestia, ha preso il microfono per manifestare il suo disappunto: “Ieri durante la veglia funebre abbiamo ascoltato testimonianze meravigliose, oggi non è stato detto niente di tutto il bene che don Fausto ha seminato”.
Lo scrosciante applauso che ha salutato le parole di don Tonino ha testimoniato la condivisione dell’uditorio. Dopo un buon minuto di calorosa partecipazione, il sacerdote ha proseguito: “State tranquilli, non sono un ipocrita. Sto andando a dirlo al vostro vescovo, non mi potevo accontentare di una lezioncina mediocre sulla morte”. Altri applausi.
Assente un altro amico fraterno di don Fausto, don Tonino Intiso, che ha partecipato alla veglia funebre di ieri ma non alla concelebrazione odierna, ed ha voluto affidare ad una delle schegge che quotidianamente compone, nel suo eremo di via Risorgimento, il suo ricordo di don Fausto.
Si tratta di un messaggio-preghiera che gli hanno fatto giungere due storici amici, che vivono da tempo a Milano, Silvia Conti e Lorenzo Valecce (potete scaricare l’originale qui):
“Ti siamo vicimi con affetto per la perdita del tuo carissimo amico don Fausto.
Il signore lo accolga nel suo paradiso e ricolmi nella sua misericordia ogni suo desiderio di verità, di conoscenza, di libertà, di giustizia, di speranza e di tutto ciò per il quale ha speso la sua vita, a servizio degli altri e per amore di Dio”.
Silvia e Lorenzo descrivono in modo squisito la grande lezione umana e spirituale di don Fausto Parisi: campione “scomodo” di verità, di conoscenza, di libertà, di giustizia, di speranza.
Geppe Inserra
Views: 34
Non mi meravigliò affatto.Don Fausto è stato un uomo sincero e schietto dove spesso a messo in evidenza le lacune della chiesa e di molti preti,dicendo tutto con molta naturalezza me nel bene della chiesa.R.i.p Fausto ci mancherai prete scomodo,non per noi.
Molti hanno pagato a caro prezzo l'amicizia con don Fausto.