I misteri e il fascino della Foggia sepolta

Gli ipogei che punteggiano il centro storico di Foggia sono una scoperta relativamente recente. Trent’anni fa, se ne sospettava l’esistenza. O, più precisamente, se ne favoleggiava. C’è voluto poi il tenace impegno di appassionati come Luigi Colapietro, Franca Palese, Michele Pesante, Angelo Colangelo (chiedo venia per eventuali omissioni) e le ricerche archeologiche di Giuliano Volpe per certificarne l’esistenza e per avviare le iniziative di recupero e di valorizzazione di un patrimonio, ancora non conosciuto quanto sarebbe il caso, dagli stessi foggiani, come ho scritto qualche giorno fa.
Gli ipogei erano anche un chiodo fisso di un grande giornalista come Gaetano Matrella che, quando ero un giovane cronista della redazione foggiana della Gazzetta del Mezzogiorno, mi fece da cicerone nella scoperta degli angoli e delle storie insolite e dimenticate del centro storico di Foggia.
Quel viaggio dette vita ad una rubrica, “Foggia da salvare” che si occupò naturalmente anche degli ipogei. Ecco come raccontai, quasi trent’anni fa, ai lettori del quotidiano regionale il tesoro che giaceva ancora del tutto inesplorato nelle viscere della città. L’articolo raccoglie la testimonianza di un altro grande giornalista e uomo di cultura – Maurizio Mazza, direttore del Museo civico -, documentando uno dei primissimi tentativi di portare alla luce quel patrimonio.
L’articolo, che potete scaricare qui nella sua versione originale, venne pubblicato il 5 ottobre del 1980. A beneficio dei lettori di oggi, una doverosa precisazione: si trattò di uno dei primissimi articoli sull’argomento, per cui perdonerete inesattezze, imprecisioni, fantasie.
La foto che illustra il post mostra gli ipogei che si trovano sotto la chiesa di Santa Maria della Misericordia, in via San Domenico. È tratta dal sito dello Studio Stasolla, che ne ha curato il restauro. Potete vederla interamente, ed accompagnata da altre immagini, molto suggestive, del restauro, cliccando qui.
Potete leggere altri articoli della rubrica Foggia da salvare, cliccando qui. Buona lettura (g.i.)

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Una ricchezza che potrebbe essere almeno in parte recuperata
Sotto il centro storico un’intera città sepolta

FOGGIA — Abbiamo una storia, ma purtroppo è sepolta. Il “ventre della città” è senz’altro più fecondo di storia della “Foggia in superficie”, brutalizzata nel corso dei secoli da terremoti ed eventi bellici che ne hanno radicalmente e continuamente cambiato il volto.

Nel sottosuolo giace per esempio, chissà dove (visto che sono fin qui falliti gli sforzi per individuarne l’esatta ubicazione), il palazzo regale di Federico II. Ma c’è anche una vera e propria città sotterranea, la cui esplorazione potrebbe fattivamente contribuire ad una migliore conoscenza della storia cittadina.
È la Foggia dei cunicoli, dei camminamenti, delle grotte, delle fosse da grano che di tanto in tanto viene improvvisamente alla luce. Ultima, in ordine di tempo, la scoperta di un’amica “fossa” o un pozzo. Ma l’indizio più importante risale senz’altro a qualche anno fa, quando, in piazza del Lago, lavori di scavo portarono alla luce un locale che doveva essere verosimilmente il punto di incrocio di tre diversi camminamenti, che si dipartivano verso la Cattedrale. verso la chiesa di San Tommaso e verso l’attuale Vescovado. È questo l’unico indizio “ufficiale” dell’esistenza di una “città nascosta”. Per il resto bisogna affidarsi alle cronache storiche, che forniscono comunque una testimonianza molto verosimile della planimetria cittadina di qualche secolo fa.
Il più importante camminamento è quello del maniero di Pianara (rinvenuto a seguito dei bombardamenti nel 1943): univa il fortilizio con la porta arpana e verosimilmente con la stessa reggia dell’imperatore svevo. Sembra che, proprio avvalendosi di questo passaggio, le truppe fridericiane riuscirono a scampare a un assedio.
Si raccolta che analoga salvezza qualche tempo dopo, offrì agli angioini assaliti da Manfredi il camminamento sotterraneo della “Taverna dell’Aquila”, una caserma medievale che sorgeva nei pressi dell’attuale vico dell’Aquila. Il passaggio sarebbe stato esplorato qualche decina di anni fa fino a via S. Lazzaro, ubicata a qualche centinaio di metri: doveva dirigersi evidentemente in aperta campagna.
Ma dove grotte e passaggi formano un autentico groviglio è nel sottosuolo del centro storico all’interno del perimetro compreso tra via Manzoni, via Arpi e piazza Federico II.
È verosimile che i più antichi palazzi cittadini, come palazzo Rosati e l’ex palazzo della Dogana, fossero collegati tra di loro. Le frequenti guerre che sconvolgevano il territorio, avevano reso questi camminamenti degli autentici rifugi nei quali si poteva trovare salvezza in caso di sacco della città.
Attualmente, quest’inestimabile ricchezza storico-archeologica è frammentata. Il  crollo parziale dei passaggi ha portato alla formazione di locali chiusi che nella parte storica delle città, vengono stesso usati quali cantine o magazzini. Esistono -grotte, di enorme ampiezza, che superano spesso il perimetro dei palazzi al di sotto dei quali sono ubicate.
È una ricchezza che potrebbe essere almeno parzialmente recuperata e che, con puntuali esplorazioni, potrebbe portare alla scoperta di interessanti reperti.
“È indubbiamente suggerita — afferma l’avv. Maurizio Mazza — dallo stesso prof. Willemsen (l’insigne storico autore di numerose pubblicazioni su Federico II): se scavassimo sotto le abitazioni del centro storico potremmo trovare un’altra Foggia e quasi certamente, tracce più concrete dello stesso palazzo regale fridericiano. Ma purtroppo si tratta di scavi che hanno bisogno di esperti e che, oltretutto, sono molto difficili da realizzare per evidenti ragioni.”
Però, al Museo ci provano. Dovendo ampliare i locali hanno scavato per 5 metri al di sotto del suolo. Finora non hanno trovato nulla d’interessante ma un giorno, chissà…
Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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