È accaduto ieri sera: mi ha chiamato un mio caro amico e, complimentandosi per la lettera meridiana sulla scoperta degli ipogei di Foggia ad opera del blog del Sole 24 Ore mi ha detto: “Ho girato il post ad una ventina di amici. Molti mi hanno chiamato manifestando il loro stupore per quella bellezza e chiedendomi dove si trovino gli ipogei. Non ci sono mai stati.”
Ho chiesto al mio amico di quale remota parte del mondo fossero questi ignari lettori, ricevendo una risposta raggelante: “Ma sono di Foggia, nati e vissuti a Foggia. Professionisti che abitano in città, ma evidentemente non la conoscono.”
Già. Abitano in città, ma non ci vivono, non la vivono, per usare una bella espressione di Davide Leccese.
I foggiani non conoscono Foggia e chissà che non sia questa la chiave per comprendere il distacco, a volte perfino il disamore, che parte della comunità manifesta verso la città in cui abitiamo.
Gli ipogei sono un luogo simbolico della damnatio memoriae che pesa come un macigno sull’identità cittadina, che attraversa secoli e secoli della storia di una città condannata da guerre, terremoti e saccheggi a continue distruzioni e a speculari ricostruzioni. Solo che, una ricostruzione dopo l’altra, è fatale perdere un po’ di se stessi.
Perciò sarebbe bello, bellissimo ripartire proprio dalla Foggia sotterranea, bella e sconosciuta, come fa Franca Palese, giorno per giorno, accompagnando scolaresche e comitive alla scoperta di questa Foggia sotterranea, piena di fascino e di mistero. Lettere Meridiane darà nei prossimi giorni un contributo di conoscenza, pubblicando materiali sull’argomento.
Franca è responsabile del dipartimento Turismo e Visite Guidate, nonché guida accreditata, dell’Associazione Ipogei che da tempo sta cercando di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica affinché vengano avviate iniziative organiche per la valorizzazione di questa risorsa. A dire il vero, fino ad oggi non si è mosso granché
Gli ipogei più noti sono quelli che si trovano in via San Domenico, al civico 25, e nella dirimpettaia Chiesa di Santa Maria della Misericordia, nota anche come chiesa del Purgatorio o Chiesa dei Morticelli. Altri interessanti ipogei, più o meno recuperati, si trovano a via Le Maestre e in via Arpi.
Purtroppo il sito dell’Associazione Ipogei non è raggiungibile. Al posto delle suggestive immagini delle cavità foggiane fa brutta di sè un catalogo di scarpe vendute on line. Misteri delle rete e dei suoi algoritmi.
Se volete saperne di più, potete trovare a questo link una copia del sito, così come catturata da Wayback Machine, il motore di Archive.Org che si occupa di sottrarre la memoria della rete alla caducità dei bit. Purtroppo vi si reperiscono solo alcuni testi, senza fotografie. Ma è già qualcosa.
L’associazione ha una sua pagina Facebook in cui è possibile reperire indirizzi e numeri di telefono utili per prenotare visite guidate.
La trovate a questo link.
Per finire, potete leggere questa lettera meridiana che recensisce e mostra un bel video sugli ipogei foggiani, realizzato tempo fa da Potito Chiummarulo. La foto che illustra il post che state leggendo è tratta proprio da questo filmato.
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