Foggia perde pezzi: crolla il tetto dell’ex carcere di Sant’Eligio, nell’indifferenza generale

A Foggia, città “scoffolata” per eccellenza, i crolli non fanno più notizia. Perfino se ad andare giù è un pezzo del cuore e della storia più illustre della città: l’ex carcere di Sant’Eligio, eretto nel 1823 da don Antonio Silvestri, il sacerdote foggiano morto in odore di santità, che vi collocò il Conservatorio del Buon Consiglio, offrendo rifugio e una prospettiva di vita diversa alle prostitute e alla donne indigenti della città.
Il tetto dello stabile è completamente crollato, come testimoniano le fotografie che illustrano questo post, e l’immobile è stato transennato. La settimana scorsa erano dovuti intervenire i vigili del fuoco per metterlo in sicurezza, dopo la caduta di tegole e pezzi di intonaco.
Quel che maggiormente stupisce ed amareggia è l’indifferenza con cui l’infausto evento è stato accolto, in primis dall’IPAB dell’Addolorata (più nota come Conventino), proprietaria della struttura.
Per il recupero e la riqualificazione dell’ex carcere (che divenne tale nel 1943, dopo che i bombardamenti alleati distrussero il precedente, ubicato in via Fuiani) la giunta regionale allora guidata da Vendola stanziò un milioni di euro. Il progetto prevedeva la ristrutturazione del complesso e la sua trasformazione in centro di accoglienza per immigrati extracomunitari.
Fu posta anche la prima pietra, ma i lavori si bloccarono immediatamente proprio per la situazione di profonda fatiscenza in cui versava lo stabile.
Correva il 2011. Da allora più nessuno si è occupato di Sant’Eligio che un giorno dopo l’altro ha continuato a perdere pezzi fino al totale crollo del tetto, documentato dalle immagini.
All’indifferenza generale si sottraggono i cittadini del popoloso Borgo Croci, nel cui cuore sorge l’antico palazzo: “Capo, che dici lo ricostruiscono? Speriamo. Vendola aveva messo pure i soldi, ma poi non ci è mosso niente. Mannaggia.”, mi apostrofa un anziano guardandomi mentre scatto le foto, all’angolo tra via San Severo e via Sant’Antonio.
Per un’amara coincidenza, il crollo ha avuto luogo soltanto qualche giorno dopo la scomparsa di don Faustino Parisi, i sacerdote che assieme a don Tonino Intiso si è battuto per la ripresa del processo di beatificazione di don Antonio Silvestri, il cui miracolo più tangibile è rappresentato proprio dal Conservatorio del Buon Consiglio, oggi in completa rovina. Che desolazione.

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Author: Geppe Inserra

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