L’improvvisa morte di Fabio Carbone – un caro amico, un uomo generoso e buono, di quella bontà senza se e senza ma, sempre più rara al giorno d’oggi – ci rende tutti più poveri.
Con lui scompare un sincero democratico e un grande protagonista di quel cristianesimo sociale che, non sempre apprezzato come meriterebbe, è stato in questi anni, a Foggia, un grande argine, uno degli ultimi baluardi contro la disgregazione sociale e civile che ipoteca il futuro della città.
Grazie a lui le Acli sono diventate un importante punto di riferimento per la formazione dei giovani e per la crescita del lavoro. Quando alla Provincia ho diretto il settore Politiche del Lavoro – che si occupava della gestione dei Centri per l’impiego e delle politiche attive per l’occupazione-, ho trovato in Fabio un interlocutore sempre attento, e spesso anche un prezioso alleato.
La partecipazione, la condivisione, il costante tentativo di mettere in rete istituzioni, associazioni, mondo della formazione e dell’istruzione, forze della cultura erano il tratto fondante del suo metodo di lavoro. E lo faceva con convinzione intima, con responsabilitò: senza mai pensare alla “immagine” o alla ricaduta che certe scelte avrebbero potuto avere sulla sua organizzazione. Per Fabio veniva prima di tutto il territorio, e con esso la sua gente, i suoi giovani, nei quali credeva con passione e con entusiasmo.
È stato tra gli esponenti della società civile foggiana che si è maggiormente e più tenacemente speso per la creazione di reti virtuose, di buone prassi. Ci lascia una preziosa eredità politica, culturale e morale che Foggia ha il dovere di non disperdere, ed anzi di valorizzare.
Da Capo Free, Ghetto Off, ai protocolli d’intesa per Garanzia Giovani, tante volte le Acli sono state un prezioso, insostituibile enzima per lo sviluppo di reti e relazioni che si sono contrapposte alla crisi drammatica che la città e la provincia stanno vivendo. Quante volte, assieme a Fabio, ci siamo seduti allo stesso tavolo, e ci siamo reciprocamente incoraggiati, dicendoci che peggio di così non può andare, che “adda passà a nuttata”.
Nel suo sorriso sincero, onesto, trasparente, leggevo un grande ottimismo di futuro, che credo contagiasse tutte le persone che avevano la fortuna di lavorare con lui. Dopo averlo incontrato, mi sentivo sempre un po’ più fiducioso, un po’ più rassicurato.
Adesso, amico mio, il tuo bel sorriso si è spento e mancherà, a me come a tutti gli altri che ti hanno voluto bene.
Ma tu, da lassù, continua a sorriderci. Perché la nottata deve pure finire.
Geppe Inserra
[I funerali si svolgeranno domani, 28 febbraio, alle ore 10.30 nella chiesa di San Filippo Neri (zona 167 rione Biccari)]
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