Zeman nella stagione 2010-2011 |
Il calcio può anche essere una scienza esatta, quando si fa riferimento al valore finanziario di una rosa, e dei diversi giocatori che la compongono. Ma non sempre i dati di mercato coincidono col sentire dei tifosi. Così, se chiedessi agli amici e ai lettori qual è stata, a loro giudizio, la rosa più importante del Foggia del XI secolo, temo che ben pochi darebbero la risposta esatta.
Credo che la maggior parte delle risposte propenderebbe per il Foggia edizione 2015-2106, quello di De Zerbi e Iemmello, per intenderci. Oppure per la squadra di questa stagione, considerato che, dopo tutto, rappresenta il primo Foggia cadetto di questo secolo.
Invece no. Devo avvisarvi che parliamo di valore virtuale di una rosa, cioè di quello dato dal valore attuale dei singoli giocatori che la componevano quando giocavano nel Foggia in una certa stagione. Allora, siete pronti a dare la risposta? Siete ancora convinti che il Foggia più importante sia stato quello di De Zerbi, oppure di Stroppa?
Va bene. Ve lo dico. La rosa del Foggia che avrebbe maggior valore, se i giocatori che la composero indossassero ancora la casacca del Foggia, è di gran lunga quella della stagione 2010-2011, quando sulla panchina rossonero sedeva (per la terza volta) il “boemo dagli occhi di ghiaccio”. A fare un po’ di conti ci si accorge che quella rosa avrebbe oggi un valore stellare. Il dato ha purtroppo un valore solo statistico perché quella stagione, che coincise con il ritorno ai vertici del sodalizio anche di Pasquale Casillo come patron e come direttore sportivo di Peppino Pavone (presidente, Matteo Biancofiore), fu caratterizzata da un fatto più unico che raro nella storia della società rossonera: i giocatori erano quasi tutti in prestito.
Insigne e Kone festeggiano Sau dopo il gol |
Ciò non toglie che il terzetto Casillo-Zeman-Pavone confermò di avere la vista lunga, manifestando lo stesso straordinario intuito che aveva portato alla creazione, qualche anno prima, di Zemanlandia.
I dati sono sbalorditivi. Rapportato ai valori di mercati odierni, quel Foggia varrebbe una cifra compresa tra i 58 e i 67 milioni di euro (per la precisione, tra i 67,325 milioni e i 58,725 milioni): più o meno il valore attuale delle rose del Bologna (69,28 mil) e del Cagliari (62,65). L’oscillazione è determinata dal fatto che sono stati presi in considerazione, per ciascun giocatore, due dati: il valore attuale e quello massimo raggiunto nel corso della carriera.
Si tratterebbe, in ogni caso, di un Foggia che potrebbe benissimo dire la sua in serie A. D’altra parte, dei 23 giocatori che componevano quella rosa stellare, tutti o quasi ancora in attività: solo uno (Perpetuini) si è ritirato e due (Santarelli e Iozzia) sono al momento svincolati, sette giocano in serie A, cinque in B, 4 in Lega Pro, gli altri nelle serie minori.
Nelle massime divisioni delle rispettive nazioni giocano Lorenzo Insigne (Napoli), nome che non ha bisogno di presentazioni e che quota attualmente, da solo, 40 milioni di euro; Marco Sau (4-8 mil) e Diego Arias (4 mil), entrambi in forza al Cagliari, tutti attaccanti, il difensore Vasco Reggini (Sampdoria, 2,5-3,5 mil), il centrale Bartosz Salamon (Spal, 1,60-3,5 mil), l’attaccante Roland Varga (1 mil, Ferencvaros, serie A ungherese), il portiere Mihail Inanov (0,125-0,300 mil, Vitosha, serie A bulgara).
Quotazioni superiori al milione di euro anche per diversi giocatori dell’ultima”zemanlandia” attualmente tesserati per club cadetti: , Simone Romagnoli (Empoli, 1,7 mil), Karim Laribi (Cesena, 1-1,4 mil). Giocano in B pure Moussa Kone (Cesena, 0,800 mil), Simone Palermo (Entella, 0,5-0,6 mil) e Michele Rigione (Cesena, 0,3-0,5).
E gli altri? In Lega Pro giocano Cristian Caccetta (Catania), Giovanni Tomi (Sambenedettese), Salvatore Burrai (Pordenone), Giuseppe Agostinone (Virtus Francavilla). Nelle categorie inferiori Marco Candrina (Gaeta), Dani Verruschi (Avezzano), Kolawole Agodirin (Nardò).
Per dire della lungimiranza di Zeman e Pavone, la valutazione della rosa di quella stagione ammontava a 4,43 milioni: i valori si sono più che decuplicati. Del resto, basta pensare che, all’epoca, Insigne veniva quotato 250mila euro, Sau poco di più, 350mila euro.
I dirigenti rossoneri si dimostrarono particolarmente abili, in quel mercato: riuscirono a svecchiare la formazione, che passò da un’età media 24,8 anni ad un’età media di soli 21,7 anni, e misero a segno un mercato in uscita più che cospicuo: 4,65 mil.
Si diceva all’inizio che il calcio può essere una scienza esatta. Ma una scienza che deve, in ogni caso, fare i conti con la dura legge nel campo. I sogni evocati dal ritorno del terzetto Casillo, Zeman, Pavone al vertice del sodalizio rossonero evaporarono presto.
Il Foggia sperava in un miracolo, che non ci fu, ovvero in un immediato ritorno in serie B, necessario anche per far quadrare i conti di un bilancio asfittico. Al termine di quel campionato, i satanelli si classificarono al sesto posto con 45 punti (sul campo sarebbero stati 47, senza i due punti di penalizzazione), frutto di 14 vittorie, 5 pareggi e 15 sconfitte: non riuscì a qualificarsi per i play-off, e finì dietro alla Nocerina, vincitrice del campionato, e a Benevento, Atletico Roma, Taranto e alla Juve Stabia, staccata di oltre 10 punti dall’ultimo posto utile per gli spareggi-promozione.
Quella formazione mise tuttavia a segno un discreto numero di record, tipicamente zemaniani: migliore attacco (67 gol all’attivo con una media di 1.97 gol a partita), peggiore difesa (58 reti al passivo, media 1.71 gol a partita), minor numeri di pareggi (solo 5), partite con più gol (Virtus Lanciano-Foggia, 5-3 e Foggia-Foligno, 4-4), media spettatori più alta (5.663 spettatori a gara allo Zaccheria), squadra con più abbonamenti (3.670), capocannoniere (Marco Sau, 20 reti).
Qualche tempo il sito specializzato Fantagazzetta ha inserito, come vediamo nella foto qui a fianco, nella formazione ideale di Zemanlandia, ben cinque giocatori di quella stagione: i difensori Regini, Salomon e Romagnoli, gli attaccanti Insigne e Sau.
Quella squadra è stata il canto del cigno. Con tanti giocatori in prestito, mettere su una formazione competitiva l’anno successivo di rivelò una impresa proibitiva. Zeman andò subito via, seguito da Pavone. A giugno del 2012 Casillo annunciò il suo disimpegno dal Foggia, mettendo il pacchetto azionario nelle mani del sindaco, che non riuscì a trovare acquirenti. E l’Unione Sportiva Foggia concluse la sua gloriosa esistenza.
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