Il Sud è morto? No. È stato condannato a non esistere (di Vincenzo Concilio)

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La lettera meridiana sulla scarsa eco mediatica del Rapporto Svimez presentato l’altro giorno ha suscitato attenzione e reazioni tra gli amici e i lettori di Lettere Meridiane, particolarmente sensibili alla questione meridionale e al tema del persistente divario tra Nord e Sud.
Di seguito le interessanti riflessioni di Vincenzo Concilio. Leggete, riflettete, dite la vostra.

* * *

IL SUD È MORTO? NO, È STATO CONDANNATO A NON ESISTERE, FIN DALLA SUA NASCITA…
Confuso, disorientato, sbigottito, il Sud si è smarrito…
O meglio, è morto.
Parafrasando la storia di Pinocchio…
Subito i medici arrivano al suo capezzale: un corvo, una civetta e un grillo parlante.
La fata rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al capezzale, chiese: “Vorrei sapere da Voi se questo disgraziato Sud è morto”…
A quest’invito il corvo facendosi avanti per primo tastò il polso del moribondo Sud ed esclamò: “A mio credere il Sud è bell’è morto ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo”.
Lasciamo Pinocchio per passare a Woody Allen e poi ad Aristotele…
“Dio è morto, Marx è morto ed io non mi sento più tanto bene”, ebbe a dire Woody Allen…
Figuriamoci noi.
E le cause originarie?
Aristotele, prendendo come esempio la costruzione di una casa, dimostrò l’agire di quattro cause.

Innanzitutto occorreva la causa efficiens, delle forze (lavoro e capitale) che avrebbero stimolato l’iniziativa.
In secondo luogo, la causa materialis, quella dei materiali da costruzione, perché con le sole forze non si sarebbe potuta costruire una casa.
Di seguito, la forza formalis, quella del progetto della costruzione.
Infine, Aristotele postulava la l’esistenza di una causa finalis, quella dello scopo: qualcuno dovrà pur avere l’intenzione di costruire una casa.
Da cui la domanda: “C’era una causa finalis nella Unità d’Italia?
“Il collante dell’Italia dopo l’Unità non sono stati i vincoli culturali, ma gli interessi commerciali e produttivi della nascente borghesia. Si ebbe allora “ più che una convergenza di valenze autonome … la transustanziazione degli interessi borghesi in ideali liberali e unitari”.
Ecco, ci siamo… anche se ci siamo avvicinati piano piano al dunque….

Vorrei chiamare in causa a questo punto il meridionalista Nicola Zitara, per il quale il Sud è stato inventato tanto da farne un libro nella cui prefazione è scritto: “… manu militari, il capitale, gli affaristi e le banche tosco-piemontesi abbiano espropriato il Sud delle sue banche, che costituivano lo scheletro creditizio dell’economia meridionale e, tra l’altro, del primo capitalismo italiano che vide in Napoli l’unica metropoli a cavallo tra Settecento e Ottocento nella penisola.
Colonialismo perciò non in terre selvagge, ma di conquista su terre competitive col Nord; un Nord dove spesso la condizione contadina era peggiore. Non accumulazione primitiva tramite la tratta degli Africani o su Indios immiseriti, ma su una popolazione impoverita radicalmente da una conquista militare e dal furto dei propri strumenti di credito e delle terre.
È questo un discredito al farsi dell’Italia? No, qui non si discute il farsi dell’Italia, si discute la creazione di una colonia strumentale allo sviluppo del Centro-Nord”.

E la politica?
Per la destra patriottico-idealistica, secondo Zitara, “l’Unità rappresenta un valore supremo, assolutamente fuori discussione.”.
Per il centro moderato (leggi: Croce) “l’Unità è da considerare frutto degli ideali di libertà”, in quanto “l’agente di ogni progresso umano è la libertà”. Tesi accolta con favore da liberali e laici, cattolici e socialisti.
E la sinistra? “La sinistra, rappresentata dal realismo marxista, ammette che l’unità ha prodotto e produce sfruttamento e sopraffazione di tipo coloniale, ma si preoccupa che i sentimenti autonomistici possano essere sfruttati dal patronato agrario e in genere da forze reazionarie”.
In pratica, il Sud doveva nascere per essere dimenticato fin dall’inizio della sua storia perché, come per ogni neocolonialismo, dopo la occupazione manu militari, il Nord che si affermava per esistere, esportava i propri valori economici, politici e sociali, esibendo per ciascuno di essi, la sua superiorità che ha comportato il nascondimento del Sud e così pure del rapporto Svimez “oscurato dai grandi media”.
Vincenzo Concilio

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Author: Geppe Inserra

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