Compie ottant’anni don Tonino Intiso, il sacerdote che ha fatto dell’osare più solidarietà la mission della sua vita.
L’evento sarà celebrato con una Messa di condivisione e di ringraziamento alla quale don Tonino invita a partecipare tutti quanti vogliano “condividere la gioia del dono della vita”. “Consapevole di non essere in grado di lodare e ringraziare degnamente il Signore per il dono dell’esistenza, chiedo, invitandovi, la “Solidarietà condivisa” di cuore e di presenza, nell’invocazione a Cristo di far sua la nostra lode ed offrirla al Padre nella celebrazione del suo mistero d’amore (morte e resurrezione)”, ha scritto don Tonino nell’invito a partecipare alla Messa, che rivolge a tutti quanti “hanno condiviso e resa feconda e gioiosa l’esistenza dei miei 80 anni, e ai quali rivolgo un sentito e affettuoso ringraziamento.”
La funzione religiosa si svolgerà nella Chiesa di San Pasquale, alle ore 19.00 del 5 dicembre 2017, giorno dell’ottantesimo compleanno del sacerdote, nato a Troia il 5 dicembre 1937, terzo di sei figli, dal papà Michele e dalla mamma, Bianca Lombardi, e battezzato sempre a Troia l’8 dicembre 1937 (“giorno della mia nascita a figlio di Dio”) per mano di padre Giuseppe Dardi, comboniano.
Formatosi presso gli istituti missionari comboniani di Troia, Sulmona e Firenze e il Liceo Bonghi di Lucera, don Tonino ha frequentato l’Istituto Teologico “S.Zeno” presso il Seminario maggiore di Verona.
Ordinato sacerdote il 3 aprile 1969 nella Cattedrale di Foggia da mons. Giuseppe Lenotti, è stato per molti anni segretario di questo indimenticabile Vescovo, distinguendosi per l’impegno e la passione con cui ha interpretato lo spirito del Concilio Vaticano II.
Dopo gli incarichi diocesani di assistente dei Maestri cattolici e dei Giovani di A.C., di segretario del Vescovo, di incaricato OVE, di segretario dell’Ufficio Pastorale, di delegato per la Pastorale Scolastica, nell’ottobre del 1975 venne nominato Parroco dell’allora nascente Parrocchia del SS. Salvatore. Una circostanza, quella di lavorare in contesti di periferia o a contatto con gli ultimi, che si è frequentemente verificata nella sua vita sacerdotale.
Dal 1989 al marzo ’95 è stato direttore della Caritas Diocesana.
Nel settembre ’95 è passato dal servizio nella Caritas alla condivisione con i malati mentali, come assistente religioso della Casa della Divina Provvidenza “Santa Maria” in via Lucera. È stato delegato diocesano per la Pastorale della Salute, assistente unitario diocesano dell’Azione Cattolica, delegato diocesano per l’Anno Giubilare e segretario del Comitato Paritetico “La Capitanata verso il Giubileo del 2000″.
La sua azione pastorale si è costantemente intrecciata con tante iniziative di carità e solidarietà di cui è stato promotore ed animatore, che hanno scritto pagine importanti della vita religiosa e civile foggiana.
Pioniere dell’accoglienza e dell’integrazione (che lo hanno visto impegnato fin dall’epoca dei primi arrivi di extracomunitari dall’Albania, quindi con l’Opera Nomadi), il suo nome è legato ad altri due indimenticabili momenti di solidarietà vissuti da Foggia e caratterizzati da una grande mobilitazione e partecipazione popolare: la Giornata Internazionale degli Ammalati di Lebbra, e alla mobilitazione per la raccolta fondi per la Radioterapia, che ha dotato gli Ospedali Riuniti di Foggia di un’apparecchiatura fondamentale per salvare tante vite umane.
Grazie ai fondi raccolti durante la Giornata degli Ammalati di Lebbra, Foggia riuscì a realizzare un ospedale nella cittadina indiana di Nalgonda.
Il sacerdote è stato attivo anche in campo pedagogico ed educativo, con l’esperienza innovativa de “La Casetta” e “Shalom”, scuole fondate al SS. Salvatore, assieme ad Ersilia Crisci, orientate alla valorizzazione della creatività dei bambini e alla responsabilizzazione dei genitori, chiamati a partecipare alla gestione della struttura.
Tra gli incarichi ricoperti a livello nazionale, vanno ricordati quelli di vicepresidente e responsabile del settore “Educazione allo sviluppo” dell’Aifo (Associazione italiana amici di Raoul Follereau) e di componente del Consiglio nazionale della Caritas.
L’ultima parte della sua attività pastorale lo ha visto impegnato in un’altra attività di periferia e di frontiera: parroco di San Filippo Neri, quando la Parrocchia non disponeva ancora delle moderne strutture edilizie attuali, e don Tonino era costretto a dire Messa per le strade della nuova 167 di Rione Biccari o nel box adattato a Chiesa.
Attualmente don Tonino, in quello che definisce il suo “eremo” di via Risorgimento (civico 5, telefono 0881/748041, cellulare 329/3727236), prega, legge e ritaglia giornali, riflette, compone deliziose “schegge di pensiero”, ed è a disposizione di tutti quanti vogliano incontrarlo, farsi ascoltare, ascoltarlo, pregare con lui.
Continua ad essere un grande testimone di Dio, del Dio che si fa storia in ciascuno di noi.
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“Nel tempo del nostro pellegrinaggio su questa terra, i rischi sono all’ordine dei giorno nell’attraversare il deserto, pur seguendo colui che non ci fa mancare la manna – ha scritto don Tonino Intiso nel suo ultimo libro, La nostra vita, la storia di Dio -, ed allora non ci resta che affidare a Lui le motivazioni profonde nel fare memoria delle sue opere, nella nostra storia personale e in quella di tutti gli uomini, attraverso il curriculum vitae, superando ogni dubbio o perplessità. Io ci credo e quindi credo che la mia vita è stata un dono della sua Volontà d’Amore, vuol dire che non posso non cercare il mio posto per rendere storia il suo progetto.”
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