Foggia bella che si ritrova, sognando Federico II

La notizia è questa sala strapiena, entusiasta. Questa Foggia bella, questi foggiani che si ritrovano a riflettere sulle sue tante identità, mai vissute fino in fondo, forse proprio perché tante, e diverse, come si addice ad una città di frontiera, troppe volte oltraggiata dalla storia, che di simboli in cui rispecchiarsi e ritrovarsi ne ha lasciati ben pochi.
Ieri pomeriggio, nella Sala Mazza del Museo Civico, la città ha vissuto un momento di rara intensità culturale e di consapevole partecipazione. Si ragionava dei resti del palazzo di Federico II e della possibilità – se non di ricostruire la reggia, d’incerta collocazione ed aspetto, e i cui lavori probabilmente non vennero mai portati a compimento -, almeno di valorizzare meglio quel che ne resta: non solo l’arco d’ingresso e l’iscrizione, ma anche le tante tracce sparse sui muri del centro storico e soprattutto negli ipogei, che si stanno rivelando uno scrigno inesauribile di informazioni sul passato medievale di Foggia e sulla stessa dimora fridericiana.

Altre città avrebbero costruito una fortuna sulla quella dichiarazione d’amore che Federico II volle imprimere sulla pietra sopra il portale del suo palazzo, erigendo Foggia a “inclita sedes imperialis”. Ma Foggia è città che non ama le mezze misure ed è andata a finire che il suo passato federiciano è diventato un elemento divisivo, piuttosto che unificante, simbolico ed identitario.
Vero è che lo Svevo gradì molto poco lo sgarbo che i foggiani gli fecero quando chiusero le porte all’esercito imperiale che rientrava tra le mura cittadine. Federico fu costretto a riparare a San Lorenzo in Pantano (Carmignano) , altro luogo di grande importanza storica, strappato alla memoria e alla identità della città.
I foggiani si pentirono, ma l’imperatore se la legò al dito e una volta tornato in città fece radere al suolo le mura. Ma l’amore dovette restargli dentro, profondo: diversamente non l’avrebbe lasciato scritto sulla pietra.
Ottocento anni dopo, quel filo potrebbe riannodarsi. Ieri Foggia ha testimoniato che vuol ritrovare il suo passato, (ri)cominciando da quel po’ che ne è rimasto.
Di bello c’è stato ieri lo schieramento compatto della società civile: in prima fila Gli Amici del Museo Civico, il cui presidente Carmine de Leo ha accompagnato l’attento uditorio in un viaggio dettagliato e interessante sulle diverse fonti, storiche ed iconografiche, che documentano il palazzo e le vicende che ne scandirono il declino, fino alla seconda guerra mondiale, quando l’arco e il portale scamparono miracolosamente alle bombe alleate.
De Leo non si è limitato alle fonti, ma ha anche mostrato le numerose tracce della reggia, sparse nel centro storico, sottolineando che un’operazione di valorizzazione non è soltanto possibile, ma anche auspicabile.
E poi l’Associazione Ipogei, che da anni si prodiga (volontariamente, e senza particolari sovvenzioni pubbliche) per valorizzare e far conoscere quella straordinaria risorsa rappresentata dalle “grotte” che punteggiano il sottosuolo del centro storico, dove il passato ritrova splendore, e lascia affiorare sorprendenti resti e testimonianze del passato medievale di Foggia. Un tesoro tutto ancora da scoprire che può diventare un tassello importante per rilanciare l’attrattività turistica della città, come ha fatto presente Luigi Colapietro, che ha mostrato le immagini, davvero struggenti, di alcuni reperti rinvenuti nelle campagne di scavo condotte negli ipogei.
E ancora, l’associazione Mitico Channel e Lettere Meridiane, con Giovanni Cataleta promotore dell’iniziativa che ha spiegato il senso della petizione che proponeva all’artista Edoardo Tresoldi, di ridar vita al palazzo con la stessa tecnica artistica utilizzata per resuscitare la basilica paleocristiana di Siponto divenuta in pochi mesi il monumento pugliese più visitato, grazie al riuscito connubio tra arte ed archeologia.
L’ipotesi è delicata perché, com’è stato più volte sottolineato, qualsiasi operazione di recupero dev’essere condotta nel più rigoroso rispetto scientifico e filologico, ma sognare non è proibito, ha puntualizzato Cataleta.
E infine l’associazione Nuovi Spazi con il presidente Riccardo Rignanese che ha espresso il sostegno dell’associazione ad ogni iniziativa rivolta a valorizzare il centro storico, l’associazione Salice Nuovo, protagonista di un tenace impegno per il recupero di San Lorenzo in Carmignano, il Circolo Daunia, al cui presidente, Beppe Ordine, è toccato il compito di tirare le somme della serata.
A dar conferma di come il passato possa offrire preziose opportunità di futuro, anche sotto il versante economico e produttivo, la testimonianza di Luca Scapola, imprenditore del settore vinicolo (con la sua azienda, Borgo Turrito, produce un Nero di Troia che ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali): sta conducendo un originale esperimento di invecchiamento del vino imbottigliato nelle cavità ipogeiche, che presentano caratteristiche climatiche ottimali.
Al termine della serata gli animatori dell’associazione Ipogei hanno accompagnato i partecipanti in una visita guidata alle “grotte” della Chiesa del Purgatorio, recentemente restaurate, e a quelle dell’omonima piazza. Una suggestiva discesa nel sottosuolo, e nell’anima più profonda della città. Tra le suggestioni più intense che la serata mi ha regalato il contagioso entusiasmo di Franca Palese, solerte guida di centinaia di scolaresche e di turisti: “Prima di scendere, molti sono scettici sul legame di Foggia con Federico II. Una volta che si immergono negli ipogei, la loro opinione cambia.”
Una serata intensa in cui si sono intrecciate tante narrazioni. Ve ne darò conto nel dettaglio nei prossimi giorni, anche perché ieri mi è stato affidato il delicato compiuto di disegnare i “percorsi per un’idea da difendere”, vagheggiati nel tema della conferenza.
Ogni percorso comincia col mettere il primo passo. Quello di ieri è stato importante. Perché compiuto non soltanto con i piedi o con la testa, ma col cuore.
Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Foggia bella che si ritrova, sognando Federico II

  1. Perche' la citta' e' cosi' lontana da questi eventi. Anche oerche' si sta'' rielaborando '' piazza Lanza ad uso e consumo di coloro che fanno del passeggio e dello stare seduti sulle panchine la loro principale attivita?

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