Quando Foggia stava per diventare un hub internazionale di voli cargo

L’europarlamentare Elena Gentile, “coscienza critica” del tormentato iter dell’allungamento della pista del Lisa (si deve ad una sua interrogazione se è stata accertata l’impraticabilità del finanziamento pubblico al 95%, che la Regione aveva promesso con eccessiva disinvoltura), annuncia che tornerà a pronunciarsi sui dettagli della proposta del presidente della Regione Puglia. (Emiliano ha detto che verrà dislocata a Foggia la sede della protezione civile regionale, ma basterà questa, comunque apprezzabile, decisione, a scongiurare il tetto di spesa pubblica che le norme comunitarie fissano nel 75%?)
“Una proposta ” gracile” che non ci porterà lontano” sostiene la deputata europea che intanto aggiunge: “In altre Regioni hanno cura degli interessi del sistema d’impresa, della crescita, dello sviluppo,del lavoro”, pubblicando sul suo profilo social, a tal proposito, un articolo dell’Ansa dal quale si apprende che “la compagnia Air France/Klm Cargo ha scelto l’Aeroporto delle Marche come hub di raccolta merci della regione e delle zone limitrofe, e punto di partenza dei propri voli gommati.”
Nel leggerla, è stato per me inevitabile tornare con la mente ad una analoga opportunità che si profilò per la provincia di Foggia, qualche anno fa, e che venne (colpevolmente) lasciata cadere.
Proprio come sta accadendo in questi giorni ad Ancona, nel 1999, la compagnia aerea inglese Wiggins che gestisce servizi di trasporto aereo espresso in Europa e negli Stati Uniti, per conto di colossi del settore, come FedEx e Ups, realizzò uno studio di fattibilità per l’utilizzazione dell’aeroporto militare di Borgo Mezzanone come scalo aereo per merci e passeggeri.
A stimolare l’interesse verso il Tavoliere della Wiggins era stato Dino Marino, che all’epoca era consigliere regionale e presiedeva la commissione regionale ai trasporti.
Il progetto entusiasmò l’allora presidente della Provincia di Foggia, Antonio Pellegrino. All’epoca dirigevo il suo ufficio stampa, e sono dunque stato testimone diretto ed oculare della vicenda.
La Wiggins aveva necessità di localizzare un suo hub in un’area in grado di servire facilmente il bacino del Mediterraneo e i Balcani e nello stesso tempo non fosse molto distante dall’Europa Centrale. Lo studio di fattibilità – che venne presentato agli amministratori della Provincia – prevedeva la trasformazione dell’aeroporto militare di Borgo Mezzanone in uno scalo interregionale inserito nell’ambito di un network internazionale di aeroporti gestiti dalla Wiggins.
L’antica vocazione del Tavoliere, frontiera e cerniera poteva venire improvvisamente rivitalizzata!
“Se il progetto andasse in porto, potrebbe cambiare faccia definitivamente a Foggia”, commentava, entusiasta, Pellegrino. Un hub per i cargo significa tante cose. Ha un impatto ambientale elevato (di qui l’impossibilità di poter utilizzare il Lisa) per il gran numero di voli “pesanti” che atterrano e decollano: però significa posti di lavoro, nuove prospettive di intermodalità, rilancio diffuso dell’economia in un settore strategico, quale la logistica.

“Sì, sarebbe stata veramente una grande opportunità, ricorda Dino Marino. La Wiggins aveva avviato perfino i primi contatti con il governo italiano che aveva manifestato interesse al progetto, che  prevedeva l’utilizzo di finanziamenti europei. La pista, larga circa trenta metri, sarebbe stata allargata di altri quindici metri trasformando così l’aeroporto in un importante scalo merci che sarebbe stato possibile utilizzare anche per il traffico passeggeri.”
Antonio Pellegrino interessò alla iniziativa anche i presidenti delle province di Benevento, Avellino e Campobasso con cui la Provincia di Foggia stava stringendo la memorabile intesa delle Quattro Province. Poi, come sovente accade nelle cose di casa nostra, non se ne fece più niente, forse proprio a causa delle diffidenza con cui da parte di alcuni settori della classe politica, anche di centrosinistra, si guardava all’ambizioso progetto di federare assieme quattro province, per creare un nuovo quadrante dello sviluppo meridionale.
Fu un tragico errore. Che stiamo pagando ancora oggi.
Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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