Palazzo Dogana ancora più ricco. Di simboli e di memoria.

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Il Salone del Tribunale, gremito di pubblico

I nomi sono la conseguenza delle cose, dicevano gli antichi. Se è vero, Palazzo Dogana, il settecentesco palazzo che per secoli ha ospitato il Tribunale e le attività amministrative della Dogana delle Pecore, si è oggi arricchito. Di nuovi nomi e nuovi significati che lo rendono ancora più storico, ancora più scrigno di memoria.
Si è svolta in mattinata la cerimonia di intitolazione di alcune sale del più antico e più rappresentativo dei palazzi foggiani, a don Luigi Sturzo e agli ex presidente della Provincia, Antonio Pellegrino e Gabriele Consiglio, legati dalla comune passione per la politica con la “p” maiuscola, intesa come missione e scelta di vita, e praticata con l’esclusiva finalità di concorrere alla crescita delle persone e della comunità.
L’intensa manifestazione è stata seguita con grande attenzione e senso di partecipazione da centinaia di studenti della scuola media superiore. Un interesse sincero che smentisce il luogo comune che vuole i giovani lontani ed estranei rispetto alla politica.

Il presidente Miglio consegna all’on.
Castagnetti la targa ricordo della Provincia

A parlare di Sturzo è stato Pierluigi Castagnetti, già segretario del Partito Popolare Italiano e vicepresidente della Camera dei Deputati, mentre le figure di Antonio Pellegrino e Gabriele Consiglio sono state tratteggiate dal presidente della Provincia, Francesco Miglio, dal consigliere provinciale delegato alla cultura, Gaetano Cusenza e da Micky De Finis, del Centro Studi Sturziani “Impegno Popolare.” 
Dopo aver definito Sturzo. “la personalità politica più importante del secolo scorso”, Castagnetti ha illustrato le ragioni che ne fanno una personalità di così elevata statura.

“La prima ragione è che con la fondazione del Partito Popolare, Sturzo avvia la partecipazione dei cattolici alla vita politica del Paese fino ad allora negata dal Non Expedit. Quell’impedimento provocava una democrazia dimezzata.
Il secondo merito è quello di avere indotto la Chiesa a misurarsi con la democrazia. Prima di lui ci avevano provato, senza successo, Rosmini e Manzoni. Nel suo celeberrimo discorso di Caltagirone, Sturzo delinea le ragioni per cui la Chiesa deve accettare la democrazia e promuoverla, ed è una svolta nel modo di concepire la presenza dei cattolici nella società. Sturzo intende la politica, e la democrazia come modo di organizzare pacificamente la vita di una società.”
Castagnetti si è quindi soffermato sull’europeismo del sacerdote siciliano: “Era un grande studioso dei problemi del Mezzogiorno. Amava definirsi “Sudeuropeo”.  Fu sostenitore convinto degli Stati Uniti d’Europa e del ruolo delle autonomie. È stato sindaco, disubbidendo alla chiesa. Fu inventore e fondatore dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni. Fu il primo a parlare con chiarezza della federazione degli Stati Europei.”
Pur non essendo stato un Deputato costituente, Sturzo ha dato un contributo fondamentale alla elaborazione della Carta Costituzionale, trasfondendo, in essa, la sua idea della centralità, nella vita dei popoli, della persona umana e della comunità. “Si deve a lui – ha sottolineato Castagnetti – il verbo riconoscere nella Costituzione. Non è la Repubblica che concede i diritti: può solo riconoscerli in quanto sono preesistenti. Lo stesso termine la Costituzione adotta quando parla delle autonomie locali: così come i diritti anche i Comuni sono preesistenti alla Repubblica.”
Inevitabile affrontare anche la questione morale, tema, purtroppo, sempre attuale in politica. Che ne pensava Sturzo? Secondo Castagnetti, “era un moralista: credeva che i politici devono essere integri e onesti e che per questo sia necessario definire molto nettamente i limiti delle istituzioni. Se le istituzioni riconoscono i loro limiti, non c’è spazio per la corruzione.”
Infine l’appello rivolto ai giovani, ad occuparsi di politica, a ritrovare il desiderio di partecipare alla vita civile: “Una società non può fare a meno della politica.” Castagnetti ha ricordato in proposito l’esempio di Giacomo Ulivi, studente partigiano torturato e  fucilato dai nazifascisti, che in una lettera scriveva, a proposito della politica: “non dite mai non voglio sapere. Tutto questo è accaduto perché non ne volevamo sapere.”
La bella iniziativa promossa dalla Provincia (ad adottare la delibera di intitolazione delle sale è stata la giunta provinciale guidata da Antonio Pepe, presente ai lavori) offrirà ai giovani e ai cittadini una possibilità in più per sapere, per non voltare la testa dall’altra parte.
[Le foto che illustrano il servizio sono tratte da Il NotaR tutto, Giornale dell’IISS Notarangelo-Rosati – Foggia]

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Author: Geppe Inserra

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