Tutta la bellezza che abbiamo perduto

La Caserma di Cavalleria

Il libro “Foggia Imperiale” di Benedetto Biagi è tra quelli che hanno maggiormente contributo alla cattiva fama del tema della Foggia fridericiana presso gli storici e gli studiosi.
Scrittore, intellettuale e promotore dell’Università popolare che vide la luce a Foggia nel primo dopoguerra, Biagi lo scrisse durante il fascismo, mentre volgeva al culmine il progetto della “grande Foggia” voluto dall’amministrazione comunale guidata da Gaetano Postiglione e sostenuto dal regime.

È un libro esagerato, a tratti forzato, e fortemente ideologico, come lascia chiaramente intendere la conclusione, in cui Biagi scrive: “Colle sante memorie illustrate, rievocatrici di un passato di gloria, vive il grande Imperatore nell’anima del popolo di Foggia. Le mura, la reggia, il castello, la pescheria, il pozzo rotondo sono scomparsi, ma non è scomparso il ricordo di tanta grandezza. […] Nella piazza intitolata al nome della Cesarea Maestà sente aleggiare lo spirito irrequieto, e sosta, e guarda. Guarda lontano, guarda l’eterna Roma, ove il Duce riprende il cammino sulle via dell’Impero, segnate dai Cesari, percorse da Federico II.” Sic.
Pur con questi evidenti limiti, Foggia Imperiale è un libro interessante (su internet culturale è disponibile una versione digitale, che potete trovare qui), anche per il suo ricco corredo documentario e iconografico.
Le fotografie mostrano una Foggia che non esiste più, e ci fanno riflettere sulla bellezza che abbiamo perduto, vuoi per l’inclemenza dei secoli, vuoi per i frequenti saccheggi e le distruzioni belliche patite dalla città.
Vi si ammira l’arco del portale del palazzo di Federico II, nella collocazione che aveva prima che fosse colpito dalle bombe alleate, nonché la cosiddetta Caserma di Cavalleria e il Palazzo Pianara, la cui matrice fridericiana è a dir poco dubbia, ma che tuttavia possedevano una dignità ed una bellezza che sono andate purtroppo perdute.
Lettere Meridiane ha digitalizzato, restaurandole dov’era possibile, e colorizzato le fotografie del libro di Biagi, raggruppandole nella video storia che potete guardare qui sotto.
La colonna sonora questa volta è qualcosa di più di un semplice commento musicale. Si avvale di due brani della grande musicista americana SackJo22. Nel primo, Kristallnacht, la celeberrima Sonata al chiaro di luna di Beethoven viene contaminata da effetti sonori che riecheggiano passi di eserciti in guerra e cristalli rotti. L’altro brano, Non mi ricordo, è una struggente cantata alla memoria e al suo valore.
Buona visione. Se il video vi piace, fatelo guardare anche agli amici, condividendolo.

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Author: Geppe Inserra

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