“Finché non potremo mangiare, vestirci, divertirci, consumando la stessa quantità di beni al Nord e al Sud, il ciclo del Risorgimento non si potrà considerarsi compiuto, né l’Italia potrà considerarsi unificata ed equilibrata di fronte alle esigenze dell’economia e del progresso internazionale”. Parole sante, e purtroppo dimenticate. A pronunciarle era la televisione pubblica, quando faceva ancora il suo mestiere, e non era ancora diventata una fabbrica di intrattenimento di bassa lega.
Siamo nel 1958, anno in cui la Rai varò una trasmissione intitolata “Viaggio nel Sud”, che raccontava la vita nelle regioni e nei paesi del meridione.
Come viene spiegato nella puntata introduttiva, “una parte dell’Italia meridionale, a causa di infelici vicende storiche è rimasta isolata, ferma in una continuazione del medioevo che si è protratta fino a un secolo fa, e questo triste destino, non ha sminuito né la forza né l’ingegno delle popolazioni ma ne ha invece ritardato di molto la rinascita.”
La tesi dell’endemico ritardo economico e tecnologico del Sud ereditato dall’Italia unificata è opinabile (i Borbone costruirono Napoli la prima ferrovia) ma rende perfettamente l’atmosfera culturale che si respirava nel Paese alla vigilia del boom economico, e la visione che il Paese aveva allora della cosiddetta questione meridionale.
La prima tappa del “Viaggio nel Sud” ebbe luogo in Capitanata, a Manfredonia, e non si trattò di una scelta casuale, perché i governi del secolo scorso avevano concentrato nell’area sipontina, scommettendo sul suo sviluppo: dalla bonifica delle paludi, alla riforma agraria, e successivamente alla industrializzazione sostenuta dalle partecipazioni statali.
La maggior parte del documentario è ambientata nella fattoria modello di Macchiarotonda, dove gli sforzi congiunti della Cassa per il Mezzogiorno e dell’Ente Riforma Fondiaria avevano innescato un rilevante processo di ammodernamento sia delle tecniche di coltivazione dei campi e di allevamento del bestiame, sia del lavoro.
È impressionante ascoltare il responsabile dell’azienda che parla di superamento del lavoro precario e stagionale, mentre il conduttore tesse gli elogi della profonda trasformazione che Manfredonia e il Gargano andavano conoscendo, proprio grazie alla crescita occupazionale.
Pino Locchi e Arnoldo Foa, curatori e conduttori della trasmissione, intervistano diverse donne durante la vendemmia chiedendo dei loro progetti matrimoniali e non. E poi l’ allevamento delle vacche, le interviste ai pastori che non fanno più la transumanza, e alle donne e agli uomini che lavorano in azienda: la vita quotidiana, i pasti, la sera davanti alla televisione. La giornata di vacanza di un salariato che torna a riposare a Manfredonia, che viene letteralmente definita una “cittadina in rinascita”. L’uomo racconta la sua vita e presenta la sua famiglia.
Colpiscono le immagini di diffusa povertà della Manfredonia di allora, con la nettezza urbana affidata a ragazzini verosimilmente sottratti alla scuola, i giochi poveri con cui si trastullavano.
Il documentario svela tuttavia un ottimismo di fondo che punta molto sul turismo, come fattore, anche culturale di unificazione del paese: “Perché voi settentrionali, che amate passare le ferie viaggiando, magari in motocicletta, non fate una puntata qui, questa estate. I meridionali hanno bisogno di non sentirsi soli. Di vedere amati e capiti dai loro fratelli italiani. E uno scambio di modi di vedere e di pensare farà bene a tutti. Il quartiere balneare di Siponto è ridente e modernissimo. Imparate a conoscere il Sud. Viaggiate nel Sud.”
Almeno per gli anni successivi le cose non andranno proprio nel senso indicato da Pino Locchi e Arnoldo Foà: il processo di industrializzazione affidata all’industria petrolchimica, il devastante impatto ambientale faranno incamminare la crescita economica e occupazionale della città sipontina su binari ben diversi.
Oggi, che Manfredonia sembra aver ritrovato la sua vocazione turistica, per giunta sostenuta da un’offerta culturale che la vede primeggiare in Puglia e nel Mezzogiorno, l’idea di Sud raccontata nella trasmissione della Rai riconquista una bella, pregnante, attualità.
Potete vederla su questa pagina web:
http://www.teche.rai.it/2016/11/viaggio-nel-sud-manfredonia/
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