Nell’era della cultura laica e secolarizzata e dell’ateismo militante, ci vuole coraggio a fare film che parlano di Dio, anzi, a voler dirla tutta, in cui Dio, pur silenzioso, è il protagonista. Per questo, difficilmente lo vedrete in televisione, Tiro Libero di Alessandro Valori: oggi ne avete l’ultima opportunità, a Foggia, alla Città del Cinema (sala 9, proiezioni ore 16.25 e 20.25).
Il film è in se stesso un piccolo miracolo. Simone Riccioni è il classico bello del cinema, ma anche la testimonianza vivente che se, oltre al physique du rôle, hai la testa e soprattutto il cuore, puoi lavorare con Federico Moccia (Universitari), Fausto Brizzi (Com’è bello far l’amore) e Jerry Calà (Pipì Room), ma anche interpretare, scrivere e produrre film indipendenti di rara bellezza, come aveva già fatto assieme a Valori, con Come saltano i pesci, e come fa in Tiro Libero, tratto da una storia vera di cui Simone è stato testimone, e cui l’attore ha anche dedicato un libro.
Dario è un acclamato campione di basket, capitano della squadra cittadina neopromossa in serie A. È arrogante, antipatico e il suo caratteraccio peggiora quando scopre di essere affetto da una grave malattia che gli tronca la carriera. Per il giovane cominciano prove sempre più dure. Condannato per omissione di soccorso nell’ennesimo incidente d’auto, dovrà scontare la sua pena in un istituto salesiano, allenando ragazzi disabili in carrozzina.
Qui Dario incontrerà Simone, orfano costretto in carrozzina dall’incidente che ha ucciso i suoi genitori, Gabriella, volontaria e sorella della ragazza il cui incidente ha provocato la condanna, ma soprattutto incontrerà Dio, e la sua vita cambierà.
Il film è attraversato dal costante dialogo tra Dario e Dio, prima sfidato, poi cercato, infine trovato.
È un Dio molto diverso da quello provvidenziale di manzoniana memoria. Guardando Tiro Libero mi è tornato alla memoria e al cuore l’insegnamento del mio amico, don Tonino Intiso: “Non è il cammino che è difficile, è il difficile che è cammino”. Nella vita non si può veramente camminare, e crescere, se non si percorrono i sentieri più impervi.
Film a basso budget, si avvale di un cast stellare, governato con mano abile e sicura da Valori che riesce con rara maestria a tenere le fila di un racconto che alterna lacrime e sorrisi: Antonio Catania si conferma tra i più bravi attori italiani in circolazione, in grado di recitare anche senza parlare, con gesti ed espressioni, Nancy Brilli è sfavillante nella parte della mamma ricca e svampita del protagonista, Biagio Izzo dimostra di poter interpretare alla grande anche ruoli particolari come quello di direttore della casa salesiana dove si snoda buona parte del racconto, Paolo Conticini e Samuele Sbrighi divertono e si divertono, bravissimo il piccolo Jacopo Barzagli nel ruolo di Simone.
Da segnalare i riusciti camei di Carlton Myers, Carlo Recalcati e Luca Vitali.
Un cenno a parte meritano i due protagonisti: Riccioni se la cava in maniera eccellente nella delicata parte del campione antipatico che l’improvvisa malattia mette di fronte alle sue responsabilità, Maria Chiara Centorami praticamente al suo esordio da protagonista, è qualcosa di più di una promessa.
Coinvolgenti le musiche e le canzoni di Andrea Gargioni, giovane musicista milanese.
Al suo quarto lungometraggio, Alessandro Valori (che è un grande amico del cinema di Capitanata, avendo diretto per alcuni anni il Bovino Indipendent Short Film Festival ed essendo stato più volte ospite del Festival del Cinema Indipendente di Foggia) si conferma tra gli autori indipendenti più interessanti e coraggiosi del cinema italiano, con le sue commedie all’insegna di un realismo magico, che fa riflettere, che emoziona e che commuove.
Peccato che, come troppo spesso succede alle produzioni indipendenti, intelligenti e coraggiose, il film non abbia potuto contare sulla distribuzione che avrebbe meritato: un passaggio di soli due giorni, con quattro proiezioni in tutto, infrasettimanali e senza week end, è davvero poca cosa. Una ragione di più per andare a vederlo, anche se è mercoledì.
Il film segna anche l’esordio nel mondo della produzione cinematografica di Linfa Crowd 2.0, fondata da Simone Riccioni con l’obiettivo di sostenere produzioni cinematografiche, editoriali e culturali orientate al sociale. Un rivolo di speranza in un panorama culturale che si sta sempre più finanziarizzando. In bocca al lupo, sinceramente.
Per maggiori informazioni: www.linfacrowd.com.
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