Alcuni amici e lettori di Lettere Meridiane mi hanno scritto in privato per commentare quanto avevo scritto nel post di ieri sulla prima vittoria del Foggia sul Napoli in serie A ricordando la classe eccelsa di Giorgio Rognoni, che ho indicato come il giocatore di maggior classe che abbia indossato la casacca rossonera, assieme a Albertino Bigon e a Giovanni Stroppa.
Nella stessa lettera meridiana, ho parlato di Pellegrino Valente, che ritengo invece il più forte calciatore foggiano (nel senso di nato a Foggia) di tutti i tempi.
Bigon |
Visto che è estate e che l’attività agonistica è ancora ferma, approfittiamone per giocare un po’. Giro dunque ad amici e lettori di Lettere Meridiane la mia personalissima opinione chiedendo se la condividono e, nel caso contrario, di indicare chi, a loro opinione, è stato il giocatore più di classe che ha militato nel Foggia e chi è stato il foggiano più forte.
Per esprimere le vostre preferenze, basta commentare il post, scrivendo nello spazio riservato ai commenti i nomi dei vostri beniamini.
Rognoni, Bigon e Stroppa sono accomunati da una singolare coincidenza: tutti e tre hanno indossato la maglia rossonera sia del Foggia che del Milan. Rognoni venne acquistato proprio dal Milan. Bigon (due campionati in forza ai satanelli, con 65 presenze e 18 reti) venne invece ceduto dal Foggia al Milan (dove giocò per diversi campionati totalizzando 218 presenze e 56 gol).
Stroppa |
Ancora più singolare il percorso di Stroppa che ha letteralmente fatto la spola tra le due compagini rossonere: quando arrivò al Foggia (dalla Lazio), aveva già giocato nel Milan, dopo l’anno di militanza nella formazione di Zeman tornò al Milan, per poi far ritorno al Foggia sul finire della carriera da calciatore, e per diventare poi allenatore (vincente) dei satanelli.
Pellegrino Valente, foggiano di Foggia, è cresciuto calcisticamente nella primavera rossonera. A scoprirlo e a farlo esordire in prima squadra fu Lauro Toneatto. Con i satanelli ha giocato in tutto per sei stagioni: tre all’inizio della carriera (1971-74), e tre alla fine (1982-85) totalizzando 128 presenze e 5 reti.
Valente |
Parlando dei calciatori più bravi nati a Foggia, una menzione è doverosa anche per Pasquale Padalino, che è il solo foggiano ad avere indossato la maglia azzurra della nazionale. Valorizzato da Zeman, collezionò 90 presenze e una rete. Una menzione del cuore, infine, per un giocatore, anche lui foggiano purosangue, dall’eccezionale talento, che non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato: Carmine Caravella, centrocampista dai piedi eccelsi, che approdò al Foggia dal Lucera, e che totalizzò 72 presenze ed una rete, in quattro stagioni.
Ma permettetemi di dire qualcosa di più di Giorgio
Padalino |
Rognoni, uno che con la palla tra i piedi poteva fare di tutto. Non era un mostro dal punto di vista atletico. A Foggia (dove giocò per tre stagioni, mettendo assieme 94 presenze e 14 gol) riuscì a trovare quella continuità di rendimento che non aveva raggiunto nel Milan, che pur riconoscendone le enormi potenzialità tecniche, lo aveva ceduto proprio per questo suo limite.
Era un indiscutibile campione, ma ci metteva un po’ a carburare. Giovanni Mancini, con il quale ho condiviso diversi campionati in Curva Nord (era uno spasso, credetemi, andare alla partita e, allo stesso prezzo dell’abbonamento assistere alle performance cabarettistiche del professore che qualche anno dopo sarebbe diventato un grande comico) coniò per lui una della sua battute folgoranti: “Rognoni comincia a giocare alle tre”. Ed era vero: se la partita cominciava alle 14.30, per la prima mezzora Giorgio vagava per il cambio senza toccare un pallone (ma poi cominciava a giocare ed era una delizia per i tifosi).
Ho scolpita nella memoria una sua rete sensazionale allo Zaccheria (però non ricordo quale fosse l’avversaria di turno, mi aiutate voi?).
Rognoni si fece dare la palla dal portiere, e cominciò a trotterellare con il suo passo dinoccolato verso il centrocampo. Un attaccante avversario abbozzò un tentativo di pressing ma lui lo saltò con eleganza e a questo punto si accorse d’ avere una prateria davanti. Superò di slancio il centrocampo, una veloce triangolazione con un compagno e si trovò vicino all’area avversaria. Fece fuori come birilli un paio di difensori, con uno slalom irresistibile ed ubriacante. Appena vide lo specchio della porta tirò e segnò, davanti a un pubblico incredulo e festoso. Erano le 15.00 appena passate, come fece prontamente rilevare Giovanni Mancini.
Personaggio schivo ed introverso, Rognoni stabilì un eccellente rapporto con Foggia ed i foggiani, tornando molte volte nel capoluogo dauno per trovare amici con i quali era rimasto in contatto, anche dopo la sua cessione al Cesena. È scomparso molto presto, colpito dalla terribile SLA, come molti altri calciatori della sua generazione. Sulla sua morte ci fu anche un’indagine giudiziaria. Il Cesena è la squadra di calcio nella quale si è verificato il più alto numero di decessi che si teme siano dovuti all’uso di sostanze dopanti.
Ma il ricordo della sua classe resterà sempre nel cuore dei tifosi rossoneri che hanno avuto la fortuna di vederlo giocare e di gioire per le sue imprese.
Grazie, Giorgio, grande campione.
Geppe Inserra
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Sono d'accordo Geppe.